martedì 28 luglio 2009

La cognizione di Fracastoro (1487-1553) , di un'attualita' soprprendente

di Paolo Rossi , da Domenica (Sole24ore) del 17/7/09 II medico, poeta e filosofo veronese Girolamo Fracastoro (1487-1553) non ha scritto solo il celeberrimo poemetto in esametri intitolato La sifilide ovvero il morbo gallico.................. Il secondo di questi dialoghi esce ora in un'accurata traduzione di Anna Li Vigni, studiosa di estetica e teoria delle arti. Com'è chiarito nell'ampia introduzione, questo, come gli altri due testi, sono legati ai dibattiti filosofici presenti nell'Università di Padova dove Fracastoro non solo aveva seguito le lezioni di Pietro Pomponazzi, ma, per un breve periodo, aveva anche insegnato logica. "Le immagini sensibili o fantasmi vengono raccolte dai sensi e condotte, attraverso la rete dei nervi edelle arterie, fino nell'interno dell'anima ovvero nel cervello che è la sede dell'attività immaginativa e intellettiva. Una stessa immagine ha differenti modi di essere: viene elaborata dall'immaginazione, immagazzinata dalla memoria, trasmessa all'intelletto. Per produrre l'attività conoscitiva non basta la semplice presenza dei fantasmi. Al centro del processo sta l'intenzionalità (intentio): senza quest'ultima «non riusciremmo a vedere nemmeno ciò che abbiamo davanti àgli occhi». Da due lucerne proviene una luce più intensa che da una sola. Allo stesso modo le immagini si sommano tra loro e si fissano nella mente. Tra poche immagini universali (concepite come una sorta di struttura) si forma un numero quasi infinito di connessioni e «ciò che definiamo conoscere è, in realtà, una relazione». La fantasia, all'interno della trattazione di Fracastoro, ha un compito essenziale: immaginare come fossero uniti oggetti che l'anima ha appreso come , separati. Per questo essa «può gènerare da sé chimere, centauri, giardini e palazzi e diventare, essa medesima, poeta». Fracastoro faceva soprattutto appello alla tradizione aristotelica dei Topici e della Retorica. ..........Egli si richiama in più casi ala tradizione che fa capo a Democrito, Epicurocuro, Lucrezio. Non per caso Francis Bacon, che considerava Cornelio Agrippa «un triviale Baffone», che aveva definito Paracelso un «fanatico accoppiatore di fantasmi», che aveva definito Cardano «un affamato costruttore di ragnatele», ricorda invece Fracastoro come «un uomo capace di un'onesta libertà di giudizio».Fracastoro pensava che i medici del suo tempo, avessero il torto di non svolgere pazienti ricerche, ma «di essersi lasciati sedurre dalle opinioni degli àstrologi»; riteneva che i filosofi si fossero dedicati alle «cause universalissime» trascurando lo studio delle «cause particolari e determinate». Quando parla dei sogni e delle allucinazioni, nel dialogo sull'intellezione, Fracastoro afferma che tutti quei sogni , che ci appaiono stupefacenti e ci sembrano avere un significato o si producono per caso, o in virtù di ragionamenti che ci restano nascosti, o a causa di particolari  condizioni fisiche. La causa che ci inganna durante i sogni è molto dissimile da quella trae in inganno quando si beve si ha la febbre o si delira o si assume qualche altro intruglio», che ci sia un'intelligenza separata che conosce il passato e il fùturo é ce li suggerisce in sogno è davvero l'ultima ipotesi da fare. Baconenon sceglieva le parole a caso. Nel mondo della tradizione ermetica una «onesta libertà di giudizio» è davvero una perla rara. GIrolamo Fracastoro, «Della Torre ovvero l'intellezione», a cura di Anna Li Vigni, Mimesis, Milano-Udine, pagg. 176, €16,00.

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