martedì 28 luglio 2009

il paradosso del tempo

da la Repubblica del 7/8/08 di Vanna Vannuccini

Insomma, la nostra esperienza personale del tempo è sempre un enigma, notava già Hans Castorp ne  la montagna incantata di ThomS Mann , se  viviamo qualcosa di affascinante, abbiamo l'impressione che il tempo voli. Possiamo fare in una giornata un viaggio da Siviglia a Cordova, visitare una nuova città, ascoltare un concerto, e in retrospettiva ci sembrerà che siano passati tre giorni, invece che dodici ore. Nel ricordo, il tempo che era volato via si estende. Quando invece ci capita di aspettare, all'aeroporto o nella sala d'aspetto del dentista, le ore non  passano mai; ma alla fine la giornata è come se non ci fosse stata. Il tempo che ci era sembrato interminabile si è ristretto, perché non ha lasciato tracce. Tutto questo per dire che il  tempo è una materia prima piena di paradossi e di misteri, che resta impervio alla nostra volontà e non si fa ingannare ma ci influenza molto più di quanto non ci rendiamo conto. Anzi, il nostro atteggiamento verso il  tempo plasma tutti gli aspetti della vita scrive Philip Zimbdo, professore emerito a Stanford e autore del "The time paradox", il paradcsso del tempo,La  nuova psicologia del tempo che cambierà la vostra vita". Zimbardo è famoso anche per un suo libro precedente, "L'Effetto Lucifero: capire perché i ' buoni diventano cattivi", nel quale dimostrava che è la forza delle circostanze a rendere la grande maggioranza di noi capaci di fare il male, (e solo pochi eroici). Su questa base aveva testimoniato come esperto in tribunale a favore di uno dei torturatori di Abu Ghraib. La nostra percezione del tempo, afferma dunque Zimbardo, può mandare a monte una carriera o spronarci a raggiungere alte vette professionali, può favorire matrimoni e amicizie o farli  fallire, senza che ne siamo consapevoli. Un esempio: vi viene chiesto con chi preferireste passare mezz'ora. Potete rispondere: A) con un membro della vostra famiglia , B) con una persona conosciuta di recente , C) con l'autore di un libro che avete appena letto. Se avete una certa età, la risposta saràsicuramenteA. Se siete più giovani, sceglierete B o C. Ma immaginate .che una nuova invenzione vi garantisca vent'anni sicuri di vita sana in più: le vostre risposte cambieranno? Sì, assicura Zimbardo, che insieme al suo assistente John Boyd, laureato a Stanford, ha condotto ricerche su questo tema  nel corsodi30  anni su lOmila persone  adulte. Quando il tempo del futuro è compresso, la persona anziana preferisce contatti con membri della famiglia per soddisfare i suoi bisogni emotivi. Ma le priorità cambiano se il senso del tempo che ha davanti a sé si espande. Altro esempio : se non abbiamo imparato fin da bambini ad avere una prospettiva temporale, e quindi a sapere rinviare le nostre gratificazioni, tutti i nostri buoni propositi di fine anno (voglio dimagrire, smettere di rumare, smettere di comprare troppe cose) saranno vani. Nella loro ricerca, Zimbardo e Boyd  hanno identificato sei prospettive con cui le persone guardano al tempo: positive o negatìve rispetto al passato, edonisti-che o fataliste sul presente, fiduciose o trascendentali sul futuro. Senza dimenticare, naturalmente, che, si può passare da una prospettiva all'altra perché, come scrive Shakespeare, «one man in his time plays many parts» (un uomo nella propria vita recita molte parti).

per saperne di piu' : Minkowski, Eugène (Pietroburgo 1885 - Zurigo 1972), psichiatra francese di origine polacca. Laureatosi in medicina a Varsavia, si trasferì prima a Zurigo, dove fu allievo di Eugen Bleuler, e in seguito a Parigi. Con Ludwig Binswanger, di cui anticipò la Daseinanalyse, è considerato uno dei padri della psicologia fenomenologica.

alcune riflessioni sul tempo vissuto di Andrea Adrusini:clicca

Tempo misurato e tempo vissuto In conclusione, si può dire che la connessione tra le forme della cultura primitiva equelle del sapere tradizionale delle culture arcaico-classiche rende più chiara la visione dellestrutture antropologiche del tempo, meno riconoscibili all'interno della logica della culturaoccidentale. Se ci chiediamo come mai le società di interesse etnologico non sono riuscite asaldare l'universo della precisione astrale con il mondo del pressappoco della vita quotidiana,una risposta può essere: perché l'interesse di quelle culture è diretto più verso un tempo'qualitativo' che verso un tempo 'quantitativo' come il nostro. Azzardo questa sintesi per unafutura discussione in questa stessa sede. Non bisogna dimenticare infatti che gli apparecchi permisurare il tempo non appaiono che molto tardi all'orizzonte della storia dell'uomo, proprioperché il tempo, come scrive Koyré (1967, pp. 102-103), "pur essendo essenzialmente nonmisurabile, non ci si presenta mai se non come provvisto già di una misura naturale, giàtagliato in porzioni dalla successione delle stagioni e dei giorni, dal movimento, e daimovimenti, dell'orologio celeste che la natura previdente ha avuto la cura di metterci adisposizione". Un quarto d'ora in più o in meno può significare qualcosa solo per la nostrasocietà ad alto sviluppo tecnologico, in cui il tempo viene essenzialmente misurato: per ilprimitivo, invece, la vita quotidiana si muove nel pressappoco del tempo vissuto. I calendari,gli orologi, i sistemi di datazione con i radioisotopi della fisica moderna, l'astronomia e lacosmologia hanno imposto il senso oggettivo della durata: ma per le culture pretecnologiche oprimitive il senso della durata rimane soggettivo e il tempo, come dice Romolo Cantoni (1968,p. 129) è principalmente "il riflesso del sentimento che vive l'avvenimento che in esso sisvolge".Mentre l'uomo moderno si interroga sulla durata della sua vita, molti popoli dell'Africaoccidentale credono che il tempo sia semplicemente un elemento inscindibile dall'idea di unaforza vitale che muove verso l'infinito senza interrompersi (Green, 1970). E' questa forza vitalea dover durare, affinché l'uomo possa continuare a esistere. Perché l'uomo in fondo, comescrive Bachelard (1973), si ricorda di essere stato, non di aver durato.

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