lunedì 13 luglio 2009

Piemonte :Disoccupazione da record, i senza lavoro sono al 7%

di Stefano Parola , da la Repubblica .it Ecco la crisi economica in tutta la sua forza: in Piemonte il tasso di disoccupazione è arrivato al 7 per cento. Una quota che non toccava da anni, neppure dai tempi dell´impasse Fiat del 2004, e che rende la regione sabauda la seconda più colpita d´Italia dalla mancanza di lavoro. Secondo i dati diffusi dall´Assessorato regionale al Welfare, a oggi risultano in cerca di un´occupazione circa 140 mila piemontesi. Erano 90 mila all´inizio del 2008. Ad aspettare un lavoro ci sono sempre più uomini. Nella prima metà del 2008 il tasso di disoccupazione maschile era fermo al 4,8 per cento, contro il 6,5 fatto segnare da quello femminile. Invece nel primo trimestre del 2009 quel divario si è assottigliato: 6,7 per cento il primo, 7,3 il secondo. Una minore discrepanza dovuta al fatto che il pessimo momento dell´economia sta mettendo alle corde soprattutto l´industria. Ma anche un segnale di quanto la crisi stia mordendo a fondo: in genere a essere colpiti per primi sono i giovani e le donne.  Che sempre più persone stiano perdendo il lavoro lo si capisce anche dai dati sulla mobilità, cioè l´anticamera del licenziamento: nel primo semestre di quest´anno erano iscritti alle liste 15 mila lavoratori, il 65 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2008. E dall´altra parte le assunzioni colano a picco. I centri per l´impiego registrano una discesa vistosa partita a ottobre 2008 e accentuatasi lo scorso maggio, con frenate del 30 per cento. Solo nell´industria il numero di nuovi lavoratori si è dimezzato, e per la prima volta inizia a soffrire anche il terziario. I dati sulla cassa integrazione non sono meno drammatici. Nel primo semestre di quest´anno l´Inps ha già autorizzato più di 62 milioni di ore di cassa integrazione, mai così tante nella storia dell´economia piemontese. L´anno più nero era stato il 1993, con 52 milioni di ore di Cig ordinaria autorizzate, ma spalmate su tutti i dodici mesi....................................... Torino : Motorola, il caso è chiuso: tutti assunti I 102 ex dipendenti Motorola verranno tutti assorbiti da Telit. Il piano industriale sarà presentato martedì. L´obiettivo è sviluppare il settore di comunicazione "machine to machine". Telit pronto a aprire un secondo centro ricerche coinvolgendo il Politecnico di Stefano Parola L´accordo c´è: Telit aprirà un centro ricerche a Torino per impiegare il maggior numero possibile di quei 102 ex dipendenti Motorola ancora a piedi. Il «verbale di intesa» è stato siglato da ministero delle Attività produttive, Regione, Comune, organizzazioni sindacali e azienda triestina. In queste ore i manager di quest´ultima stanno limando gli ultimi dettagli del piano industriale che presenteranno ufficialmente martedì ai lavoratori.

L´accordo prevede che la società guidata da Chicco Testa svolga una serie di colloqui con tutti i «dimenticati» di Motorola, coloro che non rientravano nei piani di Reply. La realtà torinese fondata da Mario Rizzante ha infatti assorbito una prima fetta (170 ingegneri) di quella forza lavoro licenziata a novembre dalla multinazionale americana, ma restava da sistemare ancora un centinaio di lavoratori. Ed è tra loro che Telit selezionerà il maggior numero di professionalità coerenti con il proprio obiettivo: un centro di ricerca sulla comunicazione machine-to-machine, la tecnologia che permette agli oggetti di scambiarsi informazioni, ad esempio nei contatori di energia elettrica di nuova generazione...................

"Si paga la crisi europea dell'auto non basta più vendere all'estero", da la Repubblica del 11/7/09 di ste.p.

PROFESSOR Luciano Gallino, i dati sul mercato del lavoro in Piemonte tracciano un quadro fosco, con un tasso di disoccupazione in salita al 7 per cento. Una situazione prevedibile? «Sono dati che mi aspettavo, vista la caduta che sta avendo il settore della componentistica legata all'auto. Nella nostra, regione il comparto si è intemazionalizzato negli anni, ma i dati parlano di un mercato dell'auto europeo che nei prossimi anni passerà da 17 a 12 milioni di auto vendute. Ma non c'è soltanto l'automobile, perché anche aziende come Iveco e Cnh e tutto la meccanica in generale stanno soffrendo». Semprepiùsoggetti economici sono convinti che di questa crisi si sia ormai toccato il fondo. Il discorso vale anche a livello occupazionale? «È possibile, ma olrischio è che risaliredaquelfondosiamolto difficile. Basti pensare alle sole previ-sionidell'industriadell'auto: sono negative fino al 2012 o oltre». Qualipotrebberoesserelecon-seguenze sociali di questo momento delicato? «Per il momento c'è la cassa integrazione, che pur essendo quel modesto strumento che sappiamo, almeno garantisce 750-800 euro mensili ai lavoratori.La funzione del dimagrimento ha senso solo nelle grandi aziende non per le imprese artigiane Per ora funzionano gli ammortìzzatori, ma se si sforasse il limite di ore e non ci fosse più la possibilità di reiterarli allora si aprirebbero degli scenari abbastanza preoccupanti, perché il passo successivo è la disoccupazione». Questo aumento della disoccupazione è il segnale che si sta passando a un livello più profondo di difficoltà economica? «Questa crisi è stata prima finanziaria, poi ha toccato il credito, poi la domanda. Per un po' di mesi le imprese hanno lavorato sugli ordinativi, sulle commesse pregresse. E da quando sono finite hanno cominciato a mettere fuori i lavoratori. Per rimettere in moto questo meccanismo e tornare ai livelli iniziali temo che ci voglia del tempo, soprattutto a fronte di previsioni che parlano di cali di fatturato nell'ordine del 30-35 per cento». In alcuni casi la sensazione è che il pessimo momento congiunturale sia stato utilizzato come un pretesto per far dimagrire l'azienda. È così? «Certamente c'è anche questa componente. Però notavo anche che una parte rilevantissima di richiesta di ammortizzatori sociali proviene dalle aziende artigiane. La tecnica del dimagrimento, del "faccio fuori i quarantacinquenni e assumo venticinquenni", funziona nelle grandi aziende, ma non in quelle piccole. Perché un conto è firmare un foglio che mette in cassa integrazione 500 persone, un altro è licenziare qualcuno quando si hanno meno di 10-15 dipendenti, cioè quando si ha un rapporto molto più stretto .con i propri lavoratori». I dati rilevano una quota di disoccupati quasi raddoppiata rispetto al2004, annodellacrisi della Fiat. Come se lo spiega? «Quella del 2004 era la crisi della Fiat, mentre ora è in crisi tutta la meccanica europea. Crisi dell'auto significa anche crisi dell'acciaio, dello stampaggio e di tutto ciò che è legato all'automotive. Cinque anni fa l'internazionalizzazione era stata efficace, perché la componentistica non derivava più per l'80-90 per cento da Fiat, ma soltanto per i! 35-40 per cento. Ma ora la caduta è paurosa e il momento di difficoltà tocca i paesi dentro e fuori l'Europa. Essere sui mercati esteri non basta più per salvarsi». (ste.p.) orso castano : in Piemonte la disoccupazione avanza, ma chi innova assume. Esiste un  "Sistema Piemonte capace di innovare? Il Politecnico e' in grado di essere un propulsore , un catalizzatore di queste innovazioni? Sarebbe interessante se su qualche testata specializzata il Preside del poli rispondesse a queste domande...

video: come si muove Telecom

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