da Psichiatri oggi della SIP
Insomma l'uomo è un animale particolarmente ingegnoso ma altrettanto pericoloso, perché capace di usare tutta la realtà che lo circonda senza alcun limite e "fino all'osso", ossia con modalità che possiamo a buon diritto definire, oltre che opportunistiche e predatorie, anche "cannibaliche". Sorge perciò spontanea un'ipotesi: quello che fra il grande ingegno dell'uomo e la sua altrettanto grande "pericolosità" ed aggressività, esista un legame preciso e non casuale. KonradLorenz ci ha insegnato che l'aggressività, in tutti gli animali, ha una precisa funzione etologica, collegata con la difesa della vita e con la sopravvivenza, sia individuale che collettiva; non a caso, una sua celebre opera è intitolata "Il cosiddetto male". La nostra idea, dunque, è che anche per la nostra specie sia possibile rintracciare un'origine etologica del "male": il comportamento aggressivo, predatorio e cannibalico dell'uomo, insomma, non può non avere un valore analogo a quello che possiede per gli altri animali, ed essere in qualche modo finalizzato alla sopravvivenza. Il problema è che, per le sue caratteristiche singolari ed inquietanti, l'aggressività umana è stata finora indagata, più che dalla biologia, dal diritto e dall'etica, e rubricata sotto la categoria di un "male" inteso in senso morale, quindi oscurata nelle sue radici, che sono state relegate nel regno del mistero e del sacro, dell'arcano e dell'indicibile. Anche dal punto di vista filosofico molti pensatori hanno contribuito a creare confusione, facendo risalire l'aggressività umana all'intelligenza: per Thomas Hobbes, ad es., l'aggressività umana sarebbe una forma di attacco preventivo ed "intelligente" verso coloro che possono rappresentare un pericolo; questa ipotesi però, con un singolare procedimento di inversione della concatenazione causale, pone l'elemento più complesso e difficile da spiegare (l'intelligenza), all'origine di quello meno complesso e più diffuso in natura (l'aggressività). Infine, la spiegazione che ci viene fornita da molte religioni è singolarmente simile a quella di Hobbes: le religioni ebraico-cristiane, ad es., fanno discendere il "male" dalla libertà di scelta dell'uomo. Insomma, sia che si ragioni in termini etico-morali, sia che lo si faccia in termini filosofici o religiosi, emerge una tendenza, nella cultura umana: quella di attribuire l'origine del "male" non alla biologia bensì all'intelletto ed alla ragione, all'intelligenza ed alla cosiddetta "libera scelta"; ma ciò implica, come è ovvio, la tendenza a trascurare l'oggetto della "scelta", quindi a sottovalutare l'aggressività umana ed a ritenerla facilmente padroneggiabile con la volontà.
Circa la natura dell'enigmatico legame che nell'uomo esiste fra intelligenza ed aggressività e circa il sovradimensionamento di entrambe, le ipotesi che formuliamo, in sintesi, sono le seguenti: a) La matrice dell 'intelligenza simbolica dell'uomo sta nella sua eccezionale violenza predatoria: ovvero, che sia stata la predazione dell'uomo a generare la sua intelligenza e non viceversa, come invece religioni, etica e filosofia ci spingono a credere. b) Tale predazione è stata in buona parte interna alla specie ed ha avuto una matrice cannibalica, configurata sin dall'inizio come un conflitto fra le generazioni: in particolare, una predazione del maschio adulto verso la prole della femmina, cui la femmina si è opposta con tutti i mezzi (in primo luogo con la sessualità e con la selezione della prole più adatta a difendersi), salvando alla fine la specie e spingendola ad evolversi. e) L'intelligenza simbolica e la coscienza siano nate alfine specifico di arginare e di interiorizzare la grande violenza cannibalica che la specie ha esercitato su se stessa: ossia, che la pressione di tale violenza abbia prodotto, alla fine, il contrappeso di un imponente sviluppo intellettivo e linguistico (oltre che sessuale), nato a fini auto-difensivi. Il singolare mito greco di Crono ci narra di come questo cannibalico dio delle origini divorasse tutti i propri figli finché l'ultimo di essi, Zeus, riuscito a sfuggirgli con l'aiuto della madre Rea, somministrandogli un emetico gli fece vomitare i fratelli già divorati, con il loro aiuto lo cacciò nel Tartaro e proibì i sacrifici umani. Il significato di questo mito è chiaro: la nostra specie, in quanto specie simbolica, nasce nel momento in cui "rigetta", vomita via, con l'aiuto della femmina, il cannibalismo del maschio sulla prole, ed istituisce una coalizione dei figli contro il padre cannibalico; diviene poi simbolica perché rigetta il cannibalismo dopo averlo interiorizzato come memoria ed esperienza collettiva; solo a questo punto, al cannibalismo materiale fra le generazioni puo' subentrare un'attitudine predatoria metaforica e mentalizzata, che però deve rispettare l'interdizione dell'incesto ed un ferreo patto di non belligeranza fra le generazioni; è in base a tale patto, basato sulla memoria, che diverrà il tempo (significato letterale di "Crono"), non il padre, il cannibale che divora i figli, poiché condanna a morte tutte le generazioni e le spinge a pacificarsi. Prendiamo dunque in esame tre temi, circa questi assunti, che ci sembrano particolarmente rilevanti.1) il conflitto mortale ed insanabile fra le generazioni, e più in particolare, fra genitori e figli Gli esempi non mancano certo: madri che in preda ad immotivati "raptus" o per misteriose "depressioni" uccidono i propri figli (talora subito dopo il parto); figli che all'apparenza per motivi banali (eredità, avidità di denaro, desiderio di "indipendenza") sterminano con freddezza, e spesso con l'aiuto di coetanei, i padri, entrambi i genitori o l'intera famiglia; pedofilia, talora organizzata da bande di figure paterne illustri, potenti ed "insospettabili"; atti incestuosi, in particolare provocati dai padri; bande giovanili scatenate le une contro le altre e contro la "società" degli adulti, con atti omicidi "immotivati" (vedi il lancio delle pietre dai cavalcavia o gli episodi di piromania); turismo sessuale nel terzo mondo, spesso ai danni di minori; giovani infermieri che senza ragioni precise divengono serial killer di anziani ed uccidono numerosi pazienti senza motivo; ecc. ecc.............................
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