giovedì 30 agosto 2012

ENEA e tecniche x carbone pulito


IL CARBONE DALLA A ALLA Z. INTERVISTA A GIUSEPPE GIRARDI


“Con il termine ‘carbone pulito’, dall’inglese ‘clean coal’, si intende un ampio spettro di tecnologie, alcune già oggi applicate, altre in fase di dimostrazione, altre ancora in fase di studio e sviluppo, che consentono di utilizzare questa fonte con sempre più elevata efficienza e ridotte emissioni di inquinanti gassosi, particolato e anidride carbonica. Le attività riguardano non solo la generazione elettrica, ma anche tutta la filiera del carbone e quindi estrazione, pre-trattamento, trasporto e stoccaggio”. 
A parlare è l’ingegnere Giuseppe Girardi, responsabile della Sezione Impianti e Processi Energetici della Casaccia,  che spiega perché intorno al carbone oggi si è creato tanto interesse. “Il rinnovato interesse a questa fonte fossile deriva essenzialmente dall’oggettiva
competitività, sia per quanto riguarda il costo della materia prima, più basso e più stabile rispetto a quelli di gas naturale e olio combustibile, che dalla sua disponibilità ben più elevata e distribuita
come provenienza geografica. Oggi il suo utilizzo comporta un impatto ambientale più ridotto rispetto alle applicazioni meno recenti, con prospettive di riduzione delle emissioni di CO2 e l’obiettivo strategico delle emissioni prossime a zero. Questi fattori hanno contribuito ad una rinnovata competitività del carbone rispetto alle altre fonti fossili, nonostante i più elevati costi e tempi di costruzione degli impianti.” 
- Come si è evoluta la situazione negli ultimi 10 anni?
“C’è stato un notevole sviluppo delle tecnologie e dei sistemi di riduzione delle emissioni, andato di pari passo con l’evoluzione di normative ambientali sempre più stringenti. Parallelamente è poi aumentata l’efficienza degli impianti che, a parità di energia prodotta, ‘consumano’ meno carbone e quindi producono minori quantità di anidride carbonica e altre emissioni inquinanti. Nell’ultimo decennio sono stati fatti molti investimenti per lo sviluppo di tecnologie e la costruzione di installazioni sperimentali puntando alla realizzazione di impianti a ‘emissione zero di CO2’: si tratta in realtà di una filiera complessa che prevede ‘cattura e separazione’ dell’anidride carbonica dal processo di produzione termoelettrico, sostanza che sarà confinata in siti geologici opportunamente individuati. Siamo ormai giunti alla fase della dimostrazione industriale, con la realizzazione di impianti di taglia rilevante. Ed è proprio sulla cosiddetta ‘sequestrazione della CO2’, che si gioca la sfida dell’immediato futuro.
- Come si posiziona l’Italia nella ricerca e nelle relative applicazioni?
”Sono diversi i soggetti, soprattutto nell’ultimo periodo, interessati a questo settore. Da un lato operano le aziende detentrici degli impianti, prima fra tutti l’ENEL; dall’altro le imprese costruttrici 
di impianti con in testa Ansaldo. Vi sono, infine, enti e società di ricerca come ENEA, Sotacarbo, CESI Ricerca, OGS-Istituto Nazionale di Oceonografia e di Geofisica Sperimentale, INGV–Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, CNR e varie università. Il fatto che in Italia comunque si usi meno carbone rispetto ad altri paesi europei, ha avuto conseguenze in termini di  investimenti in ricerca. Da qualche tempo si sta però aggiustando il tiro: infatti, sono state finanziate dal Ministero dell’Università e della Ricerca importanti iniziative di ricerca, che puntano alla produzione di idrogeno ed elettricità da carbone, ed è appena partito un ampio programma sostenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico, con  Accordi di Programma con i principali enti nazionali, fra cui l’ENEA. Voglio anche ricordare che l’ENEA intende partecipare alle iniziative previste dal 7° Programma Quadro dell’UE in questo settore.”

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