domenica 26 agosto 2012

Fassina: "E' il suo errore sistematico snobba il dialogo sociale"

orso castano : fa bene Fassina a precisare il concetto di dialogo sociale , la concertazione come e' stata svolta in passato ha portato ad inenze , ma anche ad ottimi risultati ed alla difesa dei diritti dei lavoratori. Ma cosa vuol dire "dialogo sociale"? vorrei riportare due stralci , a caratteree storico che aiutano a capire a quale modello europeo (tedesco) si fa riferimento quando si parla di concertazione : "da Il modello tedesco del riformismo di MARIO PIRANI , la Repubblica del 10/4/2012 "modello tedesco". Questo è articolato su due pilastri, il primo è il Congresso di Bad Godesberg del 1958 in cui il partito socialdemocratico (Spd) proclamò il distacco dal marxismo ed avviò quella "economia sociale di mercato" o "modello renano", che costituirà la base ideale e pratica del riformismo europeo e la premessa per l'alternanza della sinistra democratica al governo della Germania. Bad Godesberg era stata preceduta, però, da una riforma anche più incisiva, l'introduzione della Mitbestimmung (cogestione in azienda), una serie di leggi varate dalla Repubblica di Weimar negli anni Venti, che sanciscono il diritto-dovere del sindacato a partecipare a livello aziendale alla gestione dell'economia in nome dell'interesse comune. Abrogata dal nazismo la Cogestione viene reintrodotta dagli eserciti alleati e, quindi, nel 1951-52, dal padre della nuova democrazia, Konrad Adenauer, che, col consenso pieno della Spd, la impose ovunque. La fortuna della Mitbestimmung si spiega nell'aver reso compatibili le più avanzate rivendicazioni salariali e normative con gli equilibri economici settoriali e aziendali, in una dialettica declinata non sui paradigmi della lotta di classe ma sui calcoli macro economici di gruppi di "saggi" delle due parti, che studiano e prevedono i confini predettati dalle attese d'inflazione, entro cui flettere le rivendicazioni. Così le fasi di crisi, come quella del 2008, vengono affrontate assieme: i sindacati accettano riduzioni di salario e di orario e gli imprenditori s'impegnano a non delocalizzare le fabbriche. Quando le cose andranno meglio i salari saranno i più alti d'Europa e l'export tirerà l'economia. La paura dell'inflazione, terrificante retaggio storico, incide Quello di Bad Godesberg è stato più volte integrato e modificato dalla SPD (apportandovi, ad esempio, il tema centrale oggi della compatibilità ecologica della crescita) ma nelle sue linee essenziali e nel suo quadro di valori e principi ispiratori è rimasto inalterato e resta un essenziale punto di riferimento di grossa parte del socialismo democratico.
In breve: quel programma (che è la sintesi finale di un grosso lavoro di elaborazione del socialismo europeo – non solo tedesco – iniziato negli anni '30) è il ripensamento del socialismo nell’ambito delle profonde trasformazioni economiche e sociali succedute alla II Guerra Mondiale. C’è innovazione ed insieme fedeltà al nucleo vitale del pensiero e del progetto socialista.C’è l’idea di socialismo quale compito permanente a favore della giustizia sociale, della solidarietà e della libertà, in una visione della storia che rifiuta il determinismo e finalismo hegeliano (e degli hegelo-marxisti) in cui non esiste uno stadio finale della storia prevedibile in cui si dissolvono tutti i conflitti e le contraddizioni. Di qui il rifiuto di quegli elementi residui di utopismo in Marx (mutuati da Saint Simon) quale l’estinzione dello stato (ma questo lo aveva già detto Kautsky negli anni 20) che non ha permesso al marxismo canonico di comprendere ed analizzare bene l’essenza della democrazia. E tale lacuna grave ha aperto la strada al volontarismo totalitario e giacobino di Lenin e Trotzky, con tutti i guai che esso ha prodotto. Seguendo l’insegnamento del Kautsky maturo, Bad Godesberg vede nella democrazia politica un elemento sostanziale inseparabile dal socialismo. In realtà la differenza radicale tra il socialismo democratico ed il comunismo sul piano teorico sta in ciò. Il comunismo non si riesce a liberare dei residui di utopismo (estinzione dello stato) e della metafisica storicista di Hegel. Di qui il suo approccio strumentale al tema della democrazia e l’accettazione di una pur spietata dittatura rivoluzionaria in vista del “paradiso” dell’estinzione dello stato (e della politica) e di una società pacificata senza conflitti e contraddizioni. Il socialismo democratico parte da un approccio laico ed umanistico al tema del socialismo. Non palingenesi definitiva, ma processo aperto a realizzare una società continuamente perfettibile (seguendo Kant) e di cui la democrazia è essenza vitale.anche psicologicamente sulle scelte politiche dell'oggi."
e da "Melograno rosso" , on line, http://www.melogranorosso.eu/index.php?option=com_k2&view=item&id=169:una-%E2%80%9Cbad-godesberg%E2%80%9D-per-la-rinascita-della-sinistra-italiana&Itemid=212 "Quello di Bad Godesberg è stato più volte integrato e modificato dalla SPD (apportandovi, ad esempio, il tema centrale oggi della compatibilità ecologica della crescita) ma nelle sue linee essenziali e nel suo quadro di valori e principi ispiratori è rimasto inalterato e resta un essenziale punto di riferimento di grossa parte del socialismo democratico.
In breve: quel programma (che è la sintesi finale di un grosso lavoro di elaborazione del socialismo europeo – non solo tedesco – iniziato negli anni '30) è il ripensamento del socialismo nell’ambito delle profonde trasformazioni economiche e sociali succedute alla II Guerra Mondiale. C’è innovazione ed insieme fedeltà al nucleo vitale del pensiero e del progetto socialista.

C’è l’idea di socialismo quale compito permanente a favore della giustizia sociale, della solidarietà e della libertà, in una visione della storia che rifiuta il determinismo e finalismo hegeliano (e degli hegelo-marxisti) in cui non esiste uno stadio finale della storia prevedibile in cui si dissolvono tutti i conflitti e le contraddizioni. Di qui il rifiuto di quegli elementi residui di utopismo in Marx (mutuati da Saint Simon) quale l’estinzione dello stato (ma questo lo aveva già detto Kautsky negli anni 20) che non ha permesso al marxismo canonico di comprendere ed analizzare bene l’essenza della democrazia. E tale lacuna grave ha aperto la strada al volontarismo totalitario e giacobino di Lenin e Trotzky, con tutti i guai che esso ha prodotto. Seguendo l’insegnamento del Kautsky maturo, Bad Godesberg vede nella democrazia politica un elemento sostanziale inseparabile dal socialismo. In realtà la differenza radicale tra il socialismo democratico ed il comunismo sul piano teorico sta in ciò. Il comunismo non si riesce a liberare dei residui di utopismo (estinzione dello stato) e della metafisica storicista di Hegel. Di qui il suo approccio strumentale al tema della democrazia e l’accettazione di una pur spietata dittatura rivoluzionaria in vista del “paradiso” dell’estinzione dello stato (e della politica) e di una società pacificata senza conflitti e contraddizioni. Il socialismo democratico parte da un approccio laico ed umanistico al tema del socialismo. Non palingenesi definitiva, ma processo aperto a realizzare una società continuamente perfettibile (seguendo Kant) e di cui la democrazia è essenza vitale."
Ma l'accordo di Bad Goodsberg , splendido post, e' lontano di decenni, nel frattempo c'e' stato il 68, uncambiamento vorticoso dei costumi sociali, la rivoluzione informatica, ancora largamente incommpiuta. Queste cose influenzano decisamente il mdello di democrazia diretta e della partecipazione alle informazioni ed alle sccelte. Julian Assange, un rappresentante della democrazia diretta mediante il digitale, in realta' ricorda il Foscolo quando dice di Machiavelli che mostra alle genti di che lacrime e sangue e' formato il potere, dopo averne sfrondato , nel "Principe" gli allori....

L' agenda Monti è solo in parte la nostra. Intervista a S. Fassina - la Repubblica

 
Fassina, Monti sbaglia sulla concertazione?
«Monti sottovaluta la rilevanza del dialogo sociale per fare riforme strutturali. Persino al Fondo monetario internazionale parlavamo ownership, che significa il coinvolgimento attivo dei diretti interessati nella costruzione delle riforme».

In altre parole, la concertazione ci vuole, è indispensabile?
«Concertazione è un termine ambiguo, si deve parlare di dialogo sociale.
Non mi pare che le parti sociali in Italia abbiamo mai rivendicato diritti di veto, semmai c`è stato un problema di debolezza della politica. Comunque la concertazione ha avuto una storia differenziata, il cui segno è largamente positivo, anche a partire da quanto i sindacati hanno fatto nel`92 -`93 con l`intelligente regia di Ciampi che sapeva appunto svolgere il dialogo sociale».

Quello di Monti è lo stesso metodo del governo Berlusconi, lei ha detto più volte.
«Il governo Berlusconi aveva l`obiettivo di dividere le forze sindacali, Monti no. Ma sottovaluta sistematica- mente l`importanza del coinvolgimento delle parti sociali come ricordava De Rita qualche giorno fa».

Monti dopo Monti?
«Per l`Italia ci vuole un programma progressista che rimetta al centro l`economia reale, le imprese e i lavoratori».

Ma molti nel suo partito, il Pd, pensano che l`agenda Monti debba valere anche dopo il 2013?
«Molti, vedremo: il Pd è sulla linea di Bersani. Ricordo che l`agenda di Monti è solo ín parte la nostra agenda abbiamo punti specifici di una forza progressista quali noi siamo: la riduzione del debito pubblico attraverso lo sviluppo, il primato dell`economia reale, impresa, lavoro, l`attenzione alla distribuzione del reddito e all`equità, le politiche industriali e ambientali.. L`Italia ha bisogno di riforme incisive e condivise».
   

 

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