mercoledì 29 agosto 2012

La favola del “carbone pulito”

18.05.2012  GREENPEACE

La favola del “carbone pulito”

Come si giustifica la determinazione di Enel a investire sulla fonte più sporca, nociva per la salute, l’ambiente e il clima? Semplice: con una favola. Quella del “carbone pulito”, ovvero una tecnologia denominata CCS (Carbon Capture and Storage) attraverso la quale catturare l’anidride carbonica prodotta dalla combustione del carbone e immagazzinarla sotto terra, riducendo così l’impatto climatico.
La CCS viene ampiamente promossa dall’industria del carbone e dalle aziende elettriche, tra cui Enel, come giustificazione alla costruzione di nuove centrali a carbone. A oggi è certo che:
- la tecnologia CCS non arriverà in tempo per arginare i cambiamenti climatici. Non si prevede, infatti, che la tecnologia possa essere commercialmente disponibile prima del 2030. Per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, le emissioni mondiali dei gas serra devono iniziare a ridursi dopo il 2015, tra appena tre anni;
- la CCS consuma molta energia: tra il 10% e il 40% dell’energia prodotta da una centrale termoelettrica. L’adozione su ampia scala della CCS annullerà, quindi, i miglioramenti in termini di efficienza degli ultimi 50 anni e farà aumentare il consumo delle risorse di un terzo. Non solo maggiore carbone da estrarre, da trasportare e bruciare, ma anche acqua. Diversi studi indicano che le centrali con CCS avranno bisogno del 90% in più di risorse idriche;
- stoccare la CO2 sottoterra è rischioso. Il confinamento sicuro della CO2 nel lungo periodo non può essere garantito, e persino una quantità molto bassa di perdite di CO2 potrebbe compromettere qualsiasi sforzo per attenuare i cambiamenti climatici. La quantità di CO2 da catturare e confinare per avere qualche effetto sensato sulla mitigazione del clima al 2050, richiederebbe la realizzazione di 6.000 progetti, ognuno dei quali dovrebbe pompare nel sottosuolo un milione di tonnellate di CO2 all’anno. Attualmente non sappiamo se catturare e confinare tale quantità di CO2 sia tecnicamente possibile, e non è chiaro se esistano siti di stoccaggio in numero sufficiente nei pressi degli impianti. Il costo per il trasporto della CO2 per distanze superiori a 100 chilometri, infatti, risulterebbe proibitivo.
- la CCS è una tecnologia costosa e potrebbe far raddoppiare i costi per la realizzazione di centrali a  carbone, con un aumento dei prezzi dell’elettricità del 20-90%. Il denaro speso per la CCS farebbe allontanare gli investimenti destinati a soluzioni sostenibili per i cambiamenti climatici, come fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
Un recente rapporto del WorldWatch Institute segnala come di 75 progetti di CCS presenti in 17 Paesi, solo 8 sono diventati operativi. Lo stesso Global CCS Institute sostiene che per sviluppare e rendere operativo su vasta scala il sistema CCS bisognerebbe investire, nei prossimi 40 anni, gli stessi capitali investiti nei passati 100 anni nell’industria degli idrocarburi. Si parla di 100 miliardi di dollari l’anno. Nel 2011 ne sono stati investiti 23,5, stessa cifra del 2010.
Mentre Enel continua a raccontare le sue favole sul “carbone pulito”, noi pubblichiamo la versione integrale del rapporto che stima gli impatti del suo carbone. Quelli veri. Scarica “Enel Today & Tomorrow”

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