sabato 13 ottobre 2012


Draghi: fiducia sull’Eurozona



Sul futuro dell’Eurozona restano “rischi” ma ci sono anche motivi di “fiducia”: lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi nel suo intervento alla commissione per gli Affari economici e monetario dell’Europarlamento sottolineando anche che “la rivitalizzazione del credito è cruciale per la ripresa” perché l’economia europea si trova ancora ad affrontare una un periodo difficile. Insomma, l’economia europea e il suo sistema finanziario “continuano a trovarsi di fronte a tempi impegnativi” ma, ha sottolineato Draghi, “ci sono anche ragioni per avere fiducia” purché i decisori politici “continuino ad attuare le misure concordate” su risanamento fiscale, riforme strutturali e del sistema finanziario”.

http://it.euronews.com/2012/10/09/draghi-fiducia-sull-eurozona/

Crisi dell’euro: come uscirne? Risponde Trichet



Alex Taylor:
“Una delle maggiori responsabili della forte diffidenza verso l’euro è la Banca Centrale Europea. Qual è esattamente il suo ruolo? Contribuisce alla crisi? Ha qualche idea per farci uscire da questa confusione? Oggi è nostro ospite l’ex presidente della BCE Jean-Claude Trichet, in collegamento da Parigi, come potete vedere dalla Tour Eiffel alle sue spalle. Benvenuto ad I Talk”.
Jean Claude Trichet:
“Grazie per l’invito”.
Alex Taylor: “Domande veloci, risposte veloci. Cominciamo da Clara”.
Clara:
“Sono Clara da Bruxelles e volevo chiedere se come ex presidente della Banca Centrale Europea si sente responsabile della crisi?”
Alex Taylor:
“Lei era uno dei leader. Si sente in qualche modo personalmente responsabile?”
Jean Claude Trichet:
“Penso che quando uno si assume una responsabilità importante, la debba sempre affrontare. Come lei sa, eravamo e siamo estremamente fedeli al nostro mandato, creando stabilità dei prezzi. Questa è una condizione, necessaria ma non sufficiente, per la stabilità finanziaria. Abbiamo dovuto affrontare una crisi globale. La BCE fu la prima a dare una risposta immediata con provvedimenti fuori dal comune, provvedimenti audaci fuori dal comune, senza però dimenticare nemmeno per un attimo che il primo obiettivo era la stabilità dei prezzi”.
Alex Taylor:
“C‘è stato un problema di comunicazione? Forse la BCE non è stata abbastanza chiara con i popoli europei e i governi?”
Jean Claude Trichet:
“Non credo. Francamente abbiamo detto davvero forte e chiaro che il Patto di stabilità e crescita andava rispettato. Siamo entrati in conflitto con diversi governi, compreso il più importante esecutivo europeo, nel 2003 e nel 2004. Abbiamo sempre posto l’accento sul fatto che bisognava assolutamente monitorare da vicino gli indici di competitività. Posso elencare una serie di episodi in cui abbiamo avuto problemi enormi con i governi, per essere del tutto chiari”.
Alex Taylor:
“Adesso una domanda dalla Repubblica Ceca per Jean Claude Trichet”.
Stanislav, spettatore ceco:
“Fino a che punto i Paesi europei possono risanare le proprie casse, quando nella logica del dogma neo-liberale, viene chiesto loro di adottare misure di austerità rigorose che riducono fortemente le entrate? Non è forse vero che privatizzazioni, deregolamentazioni e basse imposte sulle imprese, tolgono risorse chiave e guadagni ai bilanci statali, che precipitano così nella spirale del debito?”
Alex Taylor:
“Sembra che abbiamo cambiato marcia. Prima c’era solo austerità. Ora improvvisamente si parla di crescita. Gli europei sono confusi. Cosa ne dice?”
Jean Claude Trichet:
“No, direi che non c‘è confusione. Quando si è il più sensati e ragionevoli possibile sul proprio budget e la propria competitività, si superano benissimo i problemi. I Paesi con economie avanzate che in passato si sono comportati in modo adeguato, prima della crisi, hanno agito incredibilmente bene. Nell’area euro, potrei citare la Germania. Durante la crisi, è riuscita ad abbassare il tasso di disoccupazione, grazie alle sue ottime politiche fiscali e alla sua competitività esemplare. E questo non per caso, ma perché ha fatto un duro lavoro. Posso anche fare l’esempio del Canada, che dallo scoppio della crisi si è sempre comportato in modo estremamente corretto, nonostante la forte vicinanza con gli Stati Uniti, l’epicentro dell’inizio della crisi. Ma anche perché hanno intrapreso ottime politiche fiscali e di macroeconomia”.
Alex Taylor
“D’accordo. Allora forse possiamo convincere i canadesi ad aiutarci a uscire dalla crisi dell’euro. Un’altra domanda”.
Disanto, dall’Italia:
“Sono italiano, sono sindacalista dei trasporti e vorrei sapere perché a livello europeo non si è ancora risolto il problema dell’emissione degli eurobond in aiuto ai Paesi in difficoltà, dando maggiori possibilità di rientro del loro debito. Grazie”.
Alex Taylor:
“Eurobond”.
Jean Claude Trichet:
“Sì. Direi che dobbiamo sapere esattamente di cosa parliamo. Ci sono già eurobond. Quelli emessi dal Fondo salvastati. Si tratta di obbligazioni. Sono e potrebbero essere molto utili. Dalla parte opposta, ci sono eurobond emessi sia in modo congiunto che separato dalle banche centrali della zona euro. Naturalmente questo presuppone che ci siano già una federazione politica e un budget federale completamente sviluppati, che comprenderebbero tutti i bilanci nazionali. Questo implica un salto estremamente coraggioso verso l’unità europea, l’unità politica europea”.
Alex Taylor:
“Un’altra domanda per Jean-Claude Trichet, qui su euronews”.
Pascal, dal Belgio:
“Sono Pascal, da Bruxelles. Vorrei semplicemente sapere perché adesso si vuol far pagare ai popoli del sud dell’Europa la cattiva politica intrapresa per anni dai loro leader. Grazie”.
Alex Taylor:
“Ancora la questione della responsabilità e di chi ha la colpa di questa difficile situazione”.
Jean Claude Trichet:
“Naturalmente è scontato che le cattive politiche adottate non vengono decise direttamente dai popoli dei vari Paesi, ma dagli esecutivi, cioè dai loro leader. Questo è ovvio, naturalmente. Detto ciò, erano leader scelti dal popolo che ha dato loro fiducia, quindi c‘è un’interazione nelle nostre democrazie. Per fortuna i 17 paesi dell’area euro sono democrazie esemplari. Perciò, se in passato sono stati commessi errori, se il bilancio è stato gestito male, se i conti pubblici dei Paesi sono andati sempre più in rosso, se il costo del lavoro è andato alle stelle molto rapidamente, mettendo purtroppo il Paese in una situazione di non competitività, beh, tutto questo andava corretto. Naturalmente era l’ossatura del paese che andava corretta. Ma è uno sforzo collettivo, che ognuno deve fare per correre ai ripari. In ogni caso, quando si chiedono prestiti al resto del mondo, è perché le uscite sono di più delle entrate. A un certo punto, però, i rubinetti vengono chiusi e non si deve`spendere più di quanto si guadagna. Questo vale per le famiglie e per i Paesi. È questione di buon senso. Va da sé che deve esserci una pianificazione corretta, un modo appropriato. Direi che la comunità internazionale, ma anche gli stessi europei, devono dare una mano. Ma l’obiettivo è questo: evitare che la spesa superi il guadagno”.
Alex Taylor:
“Ultima domanda per Jean Claude Trichet”.
Lluìs, dalla Spagna:
“Salve, sono di Barcellona e sono caporedattore di United Explanations. Che futuro prevede per l’Europa nei prossimi 10 anni, quando sarà finita, almeno si spera, la crisi finanziaria? Pensa che avremo un’Unione Europea più forte, unita e competititiva, o affronteremo l’inizio di una Dis-unione Europea?”
Alex Taylor:
“Sulla base della sua grande esperienza, una breve risposta”.
Jean-Claude Trichet:
“Primo: credo davvero che il problema non sia solo europeo, ma di tutte le economie avanzate. Secondo: ho molta fiducia che metteremo in pratica le nostre decisioni: i sei patti, il potenziamento del controllo delle politiche di macroeconomia e naturalmente di quelle fiscali. Inoltre credo che dobbiamo fare ulteriori e significativi passi avanti verso la Federazione europea economica e fiscale. Sono fiducioso, ma il futuro non è già scritto. È un duro lavoro che devono fare gli europei”.
Alex Taylor:
“Jean-Claude Trichet, la ringrazio molto. Grazie anche a voi per le vostre domande. Continuate a mandarcele. Appuntamento alla prossima puntata di I Talk. Un saluto dal Parlamento Europeo di Bruxelles”.

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