mercoledì 3 ottobre 2012

CATTOLICI E POLITICA, INDAGINE IPSOS PER LE ACLI


orso castano : cattolici senza un riferimento politico unitario, eppure di fronte alla corruzione dilagante, al mercimonio quotidiano, al crollo della solidarieta' come comportamento etico, o come dice  don Ciotti in "coma etico" , ci si aspettava di piu' , su chi puntare allora per far risalire la china a comportamenti etici ormai quasi un ricordo dei tempi che furono? Ma la cosa che fa pensare e' sempre la stessa : da decenni in Torino i gruppi cattolici hanno l'appalto presso il comune di capitoli spinosi come la "famiglia" , l'etica", la dissocialita', la disperazione,  come se l'area laica o altri non esistessero o non avessero diritto di cittadinanza. E' un problema complesso, ma nei fatti bisogna umilmente chiedere permesso all'area cattolica per poter dire oppure organizzare qualcosa su questi temi. Questa e' la netta sensazione. Senza volere per questo toglier nulla alla serieta' delle organizzazioni cattoliche piu' grosse ed impegnate. ......ma la democrazia......
Non è necessario che i cattolici abbiano una forza politica che li rappresenti. Questa esigenza è minoritaria tra gli italiani – rivela l’Ipsos - e tra gli stessi cattolici assidui. Forte è invece la richiesta che i cattolici si organizzino come movimento per far sentire meglio la propria voce e soprattutto che si impegnino nei partiti attuali in maniera più visibile. «La richiesta evidente – spiega Olivero – è di un salto di qualità nella rappresentanza politica dei cattolici. Che vuol dire politici cattolici più impegnati, più visibili, più coerenti nello stile di vita, più attenti alle aspettative degli elettori».
La politica tra crisi e attese di cambiamento: un partito nuovo o una lista della società civile
Nettamente maggioritaria la convinzione che ci troviamo ad un passaggio cruciale nel rapporto tra cittadini e politica e che gli attuali partiti siano destinati a scomparire, cambiando radicalmente lo scenario come sin qui l’abbiamo conosciuto: lo pensa il 56% degli intervistati, e il 62% dei cattolici impegnati. E quindi ci si aspettano novità o con la nascita di un nuovo partito (25%) o, soprattutto, con una lista espressione della società civile (32%). L’attesa di un nuovo partito è nettamente più elevata tra i cattolici impegnati (42%), tra i quali si raggiunge il livello più basso di consenso per gli attuali partiti.
«E’ inimmaginabile – commentano le Acli – che i partiti non tengano conto di questa esigenza radicale di cambiamento. L’offerta politica attuale è evidentemente insufficiente. Non servono operazioni di maquillage, non bastano cambi di nome. E’ necessario lanciare segnali concreti di rinnovamento delle classi dirigenti, della modalità stessa di fare politica e di costruire il rapporto con cittadini e società civile, a partire dalla riforma della legge elettorale e dalla trasparenza nel finanziamento dei partiti».
Dopo Monti, «Governi competenti e orientati al bene comune»
Interrogati sul dopo Monti, la maggioranza degli italiani propende per la riproposizione di un governo tecnico (23%) accompagnato da una grande coalizione (27%). Commentano le Acli:  «I governi “di parte”, centro-sinistra e centro-destra, riscuotono così come sono assai poca fiducia tra gli italiani. La politica dei contenitori, delle vecchie formule, non ha più presa sui cittadini, che mostrano di volere governi competenti e non litigiosi, orientati al bene comune»
Intenzioni di voto. L’astensionismo dei cattolici al 43%
Nelle intenzioni di voto dei cattolici l’Ipsos segnala la progressiva perdita di consenso del Centro-destra (Pdl+Lega): dal 45% del 2006 all’attuale 31%; la tenuta del Centro-sinistra (nella formula di Vasto: Pd+Idv+Sel): 34%. La crescita del Centro (Udc+Fli+altri) al 16%. Ma ciò che più colpisce è il 14% di consensi “cattolici” al Movimento 5 stelle, e soprattutto l’elevato livello di incertezza e astensionismo (43%). La lontananza dei cattolici dalla politica si evince anche dalla scarsa propensione all’impegno diretto (15% contro il 30% del campione).

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