lunedì 22 ottobre 2012

CONVEGNO DEL 5 OTTOBRE 2012 SU PENSIONI E WELFARE

.........Nell’attuale contesto internazionale segnato dalla globalizzazione, dal liberismo, da una persistente crisi economico finanziaria e dall’affacciarsi di nuovi paesi nella competizione del commercio mondiale, i sistemi pensionistici e di assistenza sanitaria sono considerate dai governi come un pesante handicap, motivo di difficoltà e impaccio per le economie dei paesi avanzati. E’ quindi pensiero largamente diffuso che questi sistemi di tutela sociale debbano essere drasticamente ridimensionati. La crisi economica apertasi nel 2008 e tuttora in corso ha peggiorato ulteriormente queste prospettive ed ha rafforzato in molti paesi europei la tendenza, già in atto, a pesanti revisioni e limitazioni del sistema previdenziale e sono ormai in essere iniziative che ci fanno prospettare strategie di intervento anche al sistema di assistenza sanitaria, iniziative (fondi sanitari aziendali, conti di risparmio sanitario) che prospettano una ritirata dello stato che, attestandosi sulla garanzia ai cittadini di un livello di assistenza sanitaria di profilo minimale e/o di bassa qualità, lasci campo libero ad un sistema di tutele differenziato dalla capacità economica delle categorie o dei gruppi di cittadini in grado di dotarsi di tutele assicurative che ovviamente non riguardano la generalità dei cittadini. Proprio per la tendenza descritta ormai così diffusa all’interno dei paesi della Comunità Europea, proprio l’ipotizzata accelerazione verso una maggiore integrazione degli stessi paesi ed i progetti dell’Unione Europea inquadrati dal Libro Bianco (febbraio 2012) sulla necessità di riforma dei sistemi previdenziali a cui si aggiungono i progetti di “invecchiamento attivo” che la Commissione Europea ha in elaborazione da tempo e di cui il 2012 è stato proclamato anno europeo, ci hanno spinto ad avviare questa iniziativa, mossi dal pensiero che proprio le nostre generazioni, che hanno usufruito e usufruiscono di tutele sociali, oggi così pesantemente sotto attacco, debbano per prime impegnarsi nel promuovere un confronto tra pensionati e lavoratori europei per favorire una sintesi comune sul futuro delle protezioni sociali dei cittadini e dei lavoratori europei, per una piattaforma che ci veda impegnati affinché queste protezioni sociali continuino a caratterizzare le nostre società.

Una dozzina di comitati si sono riuniti in RETE dei COMITATI per chiedere la soluzione PER TUTTI . Il Governo finge di non trovare le risorse, mentre oltre 200 miliardi di contributi pensionistici versati dai lavoratori all’INPS saranno dirottati nei prossimi 10 anni al fine di ridurre il debito pubblico creato dalla speculazione finanziaria. UN VERO FURTO AI LAVORATORI, derubando le pensioni di oggi e future .
La Tutela della Salute    Un altro grande elemento che desta preoccupazione per i paesi della Comunità europea è quello della tutela sanitaria inteso come principio assoluto di diritto dei cittadini tutti. Sempre più spesso emergono elementi, anche di cronaca giudiziaria, che segnalano che i veri problemi che attanagliano la spesa sanitaria sono il malaffare, la corruzione e gli sprechi. Ciò nonostante sempre con maggior insistenza anziché porre rimedio a queste indegne situazioni si profilano invece ipotesi di riduzione di spesa attraverso il taglio delle prestazioni. In questo campo un elemento che potrebbe dividere gli interessi dei cittadini è portato dalla grande quantità di fondi sanitari integrativi che si sono costituiti attraverso la contrattazione collettiva nei posti di lavoro o attraverso forme professionali e/o assicurative. Fondi sanitari che tendono ad abbandonare la loro funzione originale di coprire una funzione integrativa dei rischi già coperti dal servizio sanitario nazionale per avvicinarsi sempre di più ad offrire funzioni sostitutive.A fine 2011 i fondi censiti dal Ministero della salute, i cui iscritti hanno accesso ai benefici fiscali sono 254, con un totale stimato di iscritti di oltre 5 milioni. Questo ci dice che un numero rilevante di cittadini italiani dispone di tutele al rischio salute che non sono accessibili alla generalità dei cittadini. I fondi integrativi comportano l’istituzione di pesanti diseguaglianze nel diritto alla tutela sanitaria dei cittadini. I lavoratori occupati (in particolare nelle grandi aziende o nei grandi comparti contrattuali) potranno accedere alle tutele di un nuovo welfare del lavoro, i cittadini che ne hanno la possibilità economica potranno accedere ai benefici fiscali e alle tutele del welfare assicurativo privato, mentre la gran parte dei cittadini rischia di rimanere con tutele sempre più ridotte (nella quantità e nella qualità) a causa del disinteresse verso il servizio sanitario generale di una parte della popolazione che potrà invece contare sulle tutele dei fondi sanitari integrativi. Tra l’altro quello che abbiamo ipotizzato come nuovo welfare del lavoro rischia di realizzarsi in una fase in cui crisi economica e flessibilità e precarietà del lavoro escluderanno anche molti lavoratori da queste tutele “private”. Un esempio per tutti, piccolo ma significativo, se tra le prestazioni dei fondi sanitari integrativi rientra il rimborso per le spese delle prestazioni sanitarie intra moenia, questo potrebbe diventare, per la parte dei cittadini che ha accesso ai fondi sanitari integrativi lo strumento per aggirare le code e la bassa qualità del servizio sanitario nazionale, prevederne il sostegno con il denaro pubblico delle detrazioni fiscali è una vera e propria iniquità. Una situazione che richiede quindi un forte impegno a sostegno dell’universalismo della tutela sanitaria contro un ipotesi sempre più reale di una tutela invece categoriale, selettiva e privatistica.
Invecchiamento attivo UE
Dal Parlamento Europeo: La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea riconosce e rispetta, all’articolo 25, il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale. Inoltre, ai sensi dell’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali, l’Unione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali che assicurano protezione e, ai sensi dell’articolo 35, il diritto di ogni individuo a un elevato livello di protezione della salute.  La fascia della popolazione dell’Unione formata dagli ultracinquantenni aumenterà ad un ritmo molto più veloce di quanto sia mai accaduto in passato. Si stima che l’incremento maggiore si avrà nel periodo compreso tra il 2015 e il 2035, quando la popolazione degli ultrasessantenni aumenterà di circa due milioni di persone l’anno. Tale incremento è assai positivo, trattandosi di una conseguenza logica del miglioramento dell’assistenza sanitaria e della qualità della vita.Vari Consigli europei hanno sottolineato la necessità di far fronte all’impatto dell’invecchiamento demografico sui modelli sociali europei. La principale risposta a tale rapido cambiamento della struttura demografica consiste nel promuovere la creazione di una cultura sostenibile dell‘invecchiamento attivo lungo tutto l’arco della vita e quindi garantire che la popolazione, in rapido aumento, degli ultracinquantenni e oltre, cheglobalmente gode di una salute migliore ed è più istruita rispetto alle generazioni precedenti, abbia buone possibilità di essere occupata e di partecipare attivamente alla vita sociale e familiare, anche tramite attività di volontariato, l’apprendimento permanente, l’espressione culturale e lo sport, alla luce del positivo contributo di queste attività al benessere fisico e mentale. Per promuovere l’invecchiamento attivo occorre quindi adottare un approccio pluridimensionale in tutte le fasi della vita e stimolare la solidarietà intergenerazionale.
Misure cruciali a questo proposito dovrebbero includere l’accesso universale e paritetico a un’assistenza sanitaria adeguata e di alta qualità, all’assistenza a lungo termine e ai servizi sociali, la sensibilizzazione dei cittadini europei ai problemi connessi con l’invecchiamento della popolazione, la lotta contro l’isolamento informatico della generazione senescente e lo sviluppo di iniziative volte a contrastare i rischi per la salute associati al processo di invecchiamento Ecco, questo è quanto sostenuto dal Parlamento Europeo….sono buone parole che noi condividiamo, però non seguite da fatti concreti, anzi a peggiorare la situazione delle Pensioni e del welfare, sono intervenute in Europa, avallate dai vari governi, alcune scelte quali il Fiscal Compact e l’obbligo del Pareggio di Bilancio. Misure politiche/economiche che potrebbero portare ad un appesantimento delle tasse, una riduzione delle pensioni e dei salari, un peggioramento del welfare. In Grecia si è tagliata la spesa pensionistica, riducendo del 20% gli assegni di pensione. In Italia, con il governo che ha condiviso la riduzione del debito in 20 anni, per circa 45 miliardi all’anno, in Europa molti paesi nei prossimi anni rischiano misure simili a quelle attuate dalla Grecia. Già con la recente manovra finanziaria, il governo Monti ha bloccato per due anni la perequazione Istat delle pensioni superiori 1350 euro lordi mensili. Facendo due conti si può dire che tra blocco dell’aumento pensionistico, inflazione reale, IMU, aumento IVA, ecc., in un anno un pensionato può perdere anche 2000 euro di potere d’acquisto. Di fatto, quelle che oggi possono sembrare pensioni dignitose, nei prossimi anni potrebbero diventare misere pensioni di sopravvivenza. Inoltre non va dimenticato come le pensioni per la svalutazione monetaria, nel giro di pochi anni, perdono il loro originario potere di acquisto, né la perequazione automatica annuale, quando c’è, essendo sganciata dalla dinamica salariale e non calcolata al 100% dell’indice Istat, risulta sufficiente a poter garantire una quotidianità dignitosa. Mancando le possibilità economiche degli enti previdenziali per adeguamenti monetari triennali o almeno quinquennali, si potrebbe colmare parzialmente la perdita del potere di acquisto dei trattamenti di pensione, peraltro progressivo nel tempo, con una loro defiscalizzazione (che già avviene in alcune realtà europee) parziale e graduata in scala crescente in rapporto coll’aumento dell’età, quando maggiori sono inoltre le spese connesse all’età per la maggiore disabilità, data anche la quasi totale assenza di strutture pubbliche per i bisogni dell’anziano. A fianco di questo situazione, la riforma Fornero ha praticamente dato la spallata finale al sistema pensionistico, che come detto sopra è avviato a creare nei prossimi decenni una nutritissima schiera di “poveri” pensionati.La chiave di tutto per portare avanti tali pesanti provvedimenti è stata sempre la divisione tra i cittadini e i lavoratori. La riforma Dini è stata quella che ha spianato la strada a questa divisione,producendo una frattura tra giovani ed anziani, impedendo di fatto una mobilitazione ampia contro i provvedimenti. Inoltre, il completo appiattimento politico e sindacale a tali scelte ha impedito una mobilitazione, che però il sindacalismo di base, dobbiamo riconoscerlo, non è riuscito comunque ad organizzare. Per tali ragioni una delle frasi che ha aperto questo convegno è proprio l’aspetto politico di UNIRE giovani e anziani. Senza rimettere in moto questo obiettivo, senza l’unità tra giovani e anziani e tra lavoratori e pensionati sarà difficile contrastare ulteriori peggioramenti.
CONCLUSIONI:
Oggi siamo qui per approfondire gli aspetti delle questioni sulle pensioni e sul welfare. Il Prof. Giovanni Mazzetti ci fornirà adesso ulteriori elementi di conoscenza e sicuramente ci fornirà un quadro più preciso di come i lavoratori e i pensionati siano colpiti duramente dai provvedimenti governativi.La presenza di alcune delegazioni sindacali europee purtroppo, per concomitanti impegni sindacali è mancata, anche se tutte le organizzazioni coinvolte hanno garantito il loro impegno ad approfondire nei prossimi mesi la conoscenza delle questioni in modo più ampio, per cominciare a capire come realizzare una mobilitazione che possa ridare agli anziani e ai giovani aspettative di vita pensionistica/welfare che siano veramente nello spirito della dignità e della solidarietà. Per questo noi siamo impegnati a costruire un programma di lavoro che coinvolga tutti i Paesi europei, che approfondisca i temi affrontati oggi, che sia in grado di creare unità d’intenti su un comune modo di guardare alla soddisfazione dei bisogni, che organizzi una mobilitazione comune sulle cose che insieme valuteremo necessario e importante sostenere. Questo lavoro comune deve avere in ipotesi un primo traguardo, che potrebbe consistere nella preparazione di un momento di mobilitazione presso la sede del Parlamento europeo con una manifestazione internazionale e unitaria per il mese di giugno 2013. Ringraziamo tutti i presenti per il contributo che vorranno portare a questo Convegno. In particolare un grazie al prof. Giovanni Mazzetti a cui lasciamo la parola per introdurci in questa difficile materia.
A cura Coordinamento Pensionati Lombardia
Milano, 5 ottobre 2012


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