.........Un poker di 30enni, giovani, carini e male occupati, schiacciati da una vita a tempo determinato come lo è la multinazionale di Angelica e Matteo (Crescentini e Tiberi), che a termine lo è perché si fonda su contratti a progetto e perché cerca di sfangarla con i suoi manager furbastri fino alla prossima fusione, annessione, inglobamento. Una storia di straordinaria Tutta la vita davanti normalità che racconta un paese gerontofilo e mai meritocratico, che usa il genere giovanilistico riesumato da Fausto Brizzi (Notte prima degli esami è figlio di American Graffiti come di Sapore di Mare e padre di troppe sbiadite imitazioni negli ultimi anni) per raccontare i presunti "bamboccioni". Un esercito di lavoratori flessibili, contorsionisti nella vita e nella carriera per esigenze di mercato e avidità delle corporations, dovevano essere rappresentati anche al cinema. Almeno sei milioni di persone che sul grande schermo sono stati fantasmi per almeno un decennio, finora. Nell'ultimo biennio però la tendenza si è invertita drasticamente: Paolo Virzì si è prodotto in una commedia neo (sur) realista ai tempi del call center (Tutta la vita davanti), Ascanio Celestini in un documentario di resistenza civile raccontato come i suoi piccoli grandi drammi teatrali sulla guerra (Parole sante), Federico Rizzo, solo una settimana fa, ha visto uscire in sala il suo tragicomico Fuga dal call center (buona la parte surreale di finzione e gli inserti documentari), Guido Chiesa ha messo insieme meteorologia e politica, intermittenti e nuvole in un documentario molto originale (Le pere di Adamo ), persino Silvio Soldini non si è sottratto a questa fotografia dolorosa di lavoro negato, mostrando il precariato di mezz'età (). Infine, la pellicola finora più bella, Cover boy di Carmine Amoroso, ci ha fatto capire come il precariato ormai sia uno stato esistenziale oltre che professionale, e molti giovani si commuovono ancora alla splendida battuta di Luca Lionello nel film: "si è extracomunitari anche nel proprio paese, se si è precari"........................Da antologia, infine, alcune battute: "Sono Matteo Moretti, e sono un luogo comune", "Questa è la prima generazione dove qualcuno torna in Molise", "la nostalgia è il primo segnale della crisi: c'è gente che ha così paura del futuro da scoppiare a piangere quando vede un Big Jim". Da far vedere a manager e studenti. Riso amaro.
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