lunedì 16 febbraio 2009 Socialità e pensiero relazionale 5. Epistemologia relazionale e meta-codice L'epistemologia relazionale richiede un meta-codice che trascenda il piano puramente empirico, consentendo di comprendere ciò che lo precede, lo continua e lo supera. Esige, quindi, un sotto-sistema che funzioni come codice dei codici. Quanto all'etica, deve differenziarsi in diverse componenti, non prefissabili a priori, e introdurre nuovi mezzi integrativi, per guidare le relazioni differenziate, mediante un sotto-sistema di controllo che funzioni da meta-codice etico (14). In quest'impostazione, le relazioni sociali, autonome nelle loro strutture e nei loro processi, rinviano a un fondamento a loro immanente, che però le trascende. Esso fa da guida e da criterio di valutazione. Criterio di giudizio etico e di verifica per ogni sistema sociale può essere solo la valorizzazione della persona, fine del bene comune e soggetto dei vari ruoli di cittadino, lavoratore, ecc. (15). A tal fine "Sollicitudo Rei Socialis" specifica le relazioni solidali fra: i soggetti (nn. 19, 32, 33); le diverse dimensioni della vita umana (n. 33); le istituzioni sociali e politiche (n. 34); i popoli. Essa sottolinea che anche l'interdipendenza è una categoria morale, come la solidarietà e l’impegno per il bene comune (n. 38). In questo modo, dove l'individualismo vede solo l'uomo in relazione a se stesso e il collettivismo vede solo la collettività, l'approccio relazionale, ancorato a un'ontologia della persona e al primato del bene comune, fa emergere le categorie etico-morali, adeguate a una società differenziata e complessa. Per queste ragioni, la dottrina sociale cristiana considera come basi insostituibili: la relazionalità, il bene comune, la solidarietà e la sussidiarietà. Infatti, la relazione è il dato fondamentale dell'esistenza umana che fa dell'essere umano una persona e del sociale un'alterità vitale. Il bene comune è la relazione che coordina i beni, sviluppandoli in una dinamica di reciproco arricchimento umano. La solidarietà è la consapevolezza delle relazioni interdipendenti da orientare al bene comune. La sussidiarietà è la relazione rispettosa delle reciproche competenze, che consente alle varie formazioni sociali di svolgere i propri compiti, senza sostituirsi o sovrapporsi fra loro (16). (Continua) Note: 14) L.C. Becker, Reciprocity, London 1986; Donati, Pensiero sociale cristiano, cit., 50-55, elenca questi criteri di giudizio etico: a) consequenzialista o delle responsabilità, basato su principi strumentali e di utilità (società civile); b) pubblico o dei diritti (civili, politici, sociali); c) comunicativo o delle convenzioni (aspettative reciproche stabilizzate); d) naturale o dei diritti umani. E' quest'ultimo l'interfaccia col pensiero sociale cristiano e il sottosistema-guida per la teoria e la prassi del sistema etico. 15) Mater et Magistra 219; Laborem Exercens 6; Donati, Pensiero sociale cristiano, cit., 57-60. 16) P. De Laubier, Il pensiero sociale della Chiesa cattolica, Milano 1986; Donati, Pensiero sociale cristiano, cit., 62-65. (Prossimo testo: Cap. 8° Socialità e pensiero relazionale 6. Sociale umano, cittadinanza societaria, società buona) (Da Gualberto Gismondi: Il lavoro. Fine di un modello o inizio di una nuova era?)
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