martedì 15 maggio 2012

Comitati scientifici ed etici : stanno bloccando con le loro regole ed il loro assurdo soprannumero (uno per asl!!!) lo stimolo alla ricerca nella sanita' pubblica. VANNO ABOLITI E SOSTUTITI CON UNA STRUTTURA CENTRALE , TRASPARENTE, CONTROLLABILE, PIU' SERIAA ED APERTA, BASTA CON GLI AUMMA AUMMA , I RACCOMANDATI, LEPUBBLICAZIONI CONCESSE AI ..........LECCA -LECCA


COMITATI ETICI E COMITATI SCIENTIFICI, UNA FOLLA DI , "NOMINATI" A SCRUTINIO SEGRETO, PER O OGNI ASL !!!!
NON AFFRONTANO SERIAMENTE IL PROBLEMA DEI PROBLEMI SANITARI : L'ERRORE MEDICO , DETTO ANCHE RISK MANAGEMENT. CHI PAGA E' SEMPRE IL PAZIENTE ! IN ITALIA INFATTI IL NUMERO DELLE SCHEDE SULLA FARMACOVIGILANZA , NONOSTANTE UNA CHIARA LEGGE , E'IRRISORIO!!


Il Risk Management nelle Aziende Sanitarie 


I recenti provvedimenti legislativi hanno  focalizzato l’attenzione sulla
qualità delle prestazioni erogate e sull’efficacia  degli interventi sanitari,
interpretando l’esigenza della realizzazione di un nuovo rapporto tra cittadini e
strutture sanitarie. Quest’ultime  devono acquisire la consapevolezza della
nuova funzione assunta dai cittadini, che da soggetti passivi diventano soggetti
attivi e partecipi dell’azione di cura, e quindi devono organizzare la propria
offerta partendo dall’analisi della domanda di salute.
Le strutture sanitarie per essere competitive devono porsi obiettivi di
centralità del paziente, di realizzazione della clinical governance, di qualità
delle prestazioni e sicurezza del paziente, di valutazione dei servizi e
misurazione dei risultati. L'adozione di un sistema di gestione delle strutture
sanitarie volto all'aziendalizzazione e alla soddisfazione di determinati requisiti
di qualità  è finalizzato al raggiungimento di un obiettivo fondamentale:
Soddisfare/tutelare il Paziente mediante prestazioni e strutture dedicate,
efficaci, efficienti e  sicure. Infatti uno dei requisiti essenziali dell’assistenza
sanitaria è rappresentato dalla sicurezza  dei pazienti che è una componente
strutturale dei livelli essenziali di assistenza ed è destinata a diventare sempre
di più la dimensione principale della qualità delle cure. La sicurezza in ambito
sanitario è un bene prioritario sia per gli operatori che per i cittadini che
richiedono sempre maggiori garanzie.
Ne è testimonianza la Carta dei diritti del malato  redatta dal tribunale per i
diritti del malato, che fra i tanti  prevede: il diritto alla sicurezza " Chiunque
si trovi in una situazione di rischio per la sua salute ha il diritto ad ottenere
tutte le prestazioni necessarie alle sue condizioni e ha altresì il diritto a non
subire ulteriori danni causati dal cattivo funzionamento delle strutture e dei
servizi", il diritto alla protezione: "il Servizio Sanitario Nazionale ha il dovere
di proteggere in maniera particolare ogni essere umano che, a causa del suo
stato di salute, si trova in condizione momentanea o permanente di debolezza,
non facendogli mancare per nessun motivo e in alcun momento l'assistenza di
cui ha bisogno", e il diritto alla qualità:" Ogni cittadino ha diritto di trovare
nei servizi sanitari, operatori e strutture orientati verso un unico obiettivo:
farlo guarire e migliorare comunque il suo stato di salute".
 La Carta della sicurezza nell'esercizio della pratica medica ed assistenziale
redatta dal Tribunale per i diritti del malato, da  ANAAO-ASSOMED
(Associazione Medici Dirigenti) e dalla FIMMG (Federazione Italiana Medici di
Famiglia) richiede un'alleanza tra cittadini-utenti e operatori sanitari per
realizzare l'obiettivo comune di migliorare la sicurezza nell'esercizio, attraverso
una decisiva  collaborazione sia culturale che operativa intesa ad evitare il
ripetersi di  errori ed identificando  il concetto di danno non sulla base di  un
principio risarcitorio ma sull'assunzione di responsabilità come preciso dovere a
modificare contesto ed attività per intervenire sulle cause degli errori. Si
auspica un forte cambiamento culturale e mentale che sostituisca il silenzio con
la disponibilità a mettersi in discussione, attraverso la collaborazione reciproca,
la trasparenza, il dialogo con il cittadino, la valorizzazione del personale
sanitario, la ricerca dell'eccellenza medica.
La realizzazione di alleanze tra aziende sanitarie, operatori, cittadini e
pazienti è un elemento indispensabile di un sistema sanitario che si ponga
obiettivi di miglioramento dei propri livelli di sicurezza e di qualità .
 Per il conseguimento di questo fine, nel nostro paese il
Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali in un’apposita guida
per le strutture sanitarie ha dato 10 suggerimenti essenziali:........................
Strumenti per l’identificazione del rischio:l’IncidentReporting.  
Fra i diversi strumenti utilizzati per identificare il rischio  si hanno gli Incident
Reporting,  iSafety walkaround (giri per la sicurezza),  le Indagini
Osservazionali o le Indagini puntuali di prevalenza, l’Audit Clinico, l’utilizzo dei
dati amministrativi e gli indizi. Gli incident reporting rappresentano un
sistema di raccolta delle segnalazioni di eventi avversi,  near misses (quasi
errori) e eventi senza danno,  al fine di evidenziare le criticità
dell’organizzazione e di alcune procedure e di individuare le strategie idonee a
prevenire  il futuro riaccadimento degli eventi. Questo tipo di sistemi ha una
valenza esterna in quanto determina la misura dell’affidabilità
dell’organizzazione  ed ha una valenza interna in quanto costituisce una fonte
di informazione per migliorare i processi organizzativi.
Esistono sistemi di incident report sia obbligatori che volontari.
I sistemi di incident report obbligatori, come quello italiano sulla
farmacovigilanza, perseguono principalmente lo scopo di garantire ai pazienti
un livello minimo di protezione  e di sensibilizzare le strutture sanitarie circa la
necessità di attivare iniziative nel campo della sicurezza, anche per evitare
eventuali sanzioni e un immagine negativa dell’azienda. Questi tipi di reporting
sono resi obbligatori da leggi o norme specifiche,  pongono attenzione
solitamente a eventi rilevanti che hanno esiti gravi fino ai casi di morte  ed è
prevista un’autorità deputata a vigilare che può comminare sanzioni.
I  sistemi di segnalazione volontari, che pongono l’attenzione su tutti gli eventi
che non hanno conseguenze  dannose (near miss) o sono minime, invece
mirano a capire il più possibile l’organizzazione e ad intercettare gli errori
prima di causare il danno, aumentando la consapevolezza degli operatori sui
rischi e pericoli della propria attività e sulle conseguenze dei comportamenti
negativi. I sistemi di segnalazione volontaria  utilizzano le informazioni
confidenzialmente senza il ricorso a a sanzioni e punizioni ed hanno come
punti di debolezza la soggettività delle informazioni e conseguente difficoltà di
standardizzazione, e la perdita di efficacia con il passare del tempo poiché gli
operatori se non sono costantemente stimolati smettono di segnalare.
Nel contempo questi sistemi permettono l’individuazione di alcuni eventi che si
verificano raramente e che difficilmente possono essere accertati da una
singola struttura, consentono di concatenare gli eventi  individuando
problematiche che riguardano tutta l’organizzazione e agevolano la visione
dell’evento in maniera sistemica e non casuale, reagendo rapidamente alle
situazioni, in quanto la segnalazione è solitamente contemporanea al
verificarsi dell’evento.
Per porre in essere un sistema di incident reporting è necessario :
• implementare una scheda di incident reporting per rendere possibile la
creazione di un sistema informativo;
• attivare un processo costante  di formazione/informazione al fine di far
acquisire agli operatori la consapevolezza degli scopi e delle opportunità del
sistema;
• procedere alla elaborazione dei dati;
• illustrare agli operatori i risultati conseguiti;
• valutare la sperimentazione e  utilizzare la scheda.
Ogni scheda deve essere realizzata conoscendo l’obiettivo che si vuole
perseguire e il contesto in cui deve essere applicata e dovrebbe consistere di
tre parti:
- una prima area deve raccogliere le informazioni di  tipo amministrativo:
unità operativa, sezione, categoria dell’operatore  che segnala, numero di
ricovero, medico responsabile, documentazione dell’evento in cartella
clinica;
- una seconda area deve raccogliere informazioni inerenti la tipologia di
prestazione (ricovero, day hospital, sala operatoria), data e ora dell’evento,
considerazioni dell’operatore su possibili  situazioni che a priori  si possono
ipotizzare che accadono e sulle possibili cause che hanno determinato
l’errore;
- una terza area deve contenere una valutazione sull’accaduto e sull’esito per
il paziente  e una valutazione dell’evento proiettato nel futuro per stimare
nel tempo il rischio nell’organizzazione e determinare le azioni che bisogna
prioritariamente intraprendere per rendere sicuri i processi.
 Il percorso di sperimentazione dell’incident reporting  e la scheda utilizzati
dalla Regione Emilia Romagna sono i seguenti: ..................2.2.2 
L'audit clinico
L’audit clinico rappresenta, un'iniziativa condotta da clinici al fine di migliorare
la qualità e gli outcomes dell’assistenza attraverso una revisione tra pari
strutturata, per mezzo della quale i clinici esaminano la propria attività e i
propri risultati in confronto a standard espliciti e la modificano se necessario”.
(National Health Service Executive, 1996)
Lo strumento dell'audit clinico è impiegato largamente in Gran Bretagna e solo
in via sperimentale è stato introdotto da poco in Italia.
Tutto quello che viene appreso tramite il processo di audit viene utilizzato da
altri professionisti sanitari.
Il sistema si basa sulla revisione tra pari, sulla  confidenzialità, sull'adesione
volontaria al fine di giungere ad una autoregolamentazione professionale  e la
ua efficacia si è avuta prevalentemente nell'indurre cambiamenti nella pratica
clinica, nelle abitudini prescrittive e nella richiesta di esami diagnostici.
Vi sono diversi tipi di audit, di tipo professionale o clinico e di tipo
organizzativo o procedurale. Un' audit si articola  in sei fasi: la proposta, la
pianificazione, lo svolgimento, la conclusione, il cambiamento e la valutazione.
Nella prima fase, quella della proposta, si procede a stabilire la finalità della
revisione, a confrontare i risultati attesi ed i risultati ottenuti nel processo di
cura in questione,  a indicare l'oggetto della verifica ed ad individuare gli
Standard di riferimento (letteratura, linea guida, metodo raccolta consenso)
La  Pianificazione comprende: valutazione della proposta da parte del Direttore
Sanitario, pianificazione dell’audit secondo un modello condiviso dai
partecipanti che prevede le fasi, le responsabilità, i tempi, le competenze, le
risorse necessarie, definizione della metodologia per l’individuazione e la
descrizione dei casi da prendere in esame (la metodologia è rappresentata dal
Modello Fmea  che si articola in tre fasi: 1. Identificare la sequenza dei fatti
che contribuiscono all'infortunio/incidente del paziente 2. Identificare i punti,
all'interno della sequenza, che rappresentano errori latenti: errori di un
sistema che non è stato in grado di impedire l'accadimento dell'evento. 3.
Identificare per ogni fase che ha portato all’evento le soluzioni organizzative e
tecnologiche)
La fase di svolgimento comprende  la fase organizzativa (Convocazione dei
partecipanti, esprimere le motivazioni dell’audit, stabilire delle regole comuni di
comportamento) e la fase operativa - Brainstorming  (Sottoporre il caso
all’analisi dei partecipanti, proporre delle soluzioni per il miglioramento del
processo di lavoro in questione)
La fase conclusiva prevede un report conclusivo costruito sulla base del
modello di pianificazione e coerente con la prospettiva teorica di riferimento, la
diffusione del report ai partecipanti e ad altri soggetti eventualmente
interessati alla verifica del caso in questione, la raccolta dei commenti dei
partecipanti o di altri stakeholders al report finale, la riflessione sulla validità
dell’impostazione. Nella fase del cambiamento si procede a selezionare le
priorità, impostare le azioni di cambiamento (Tempi, modi, responsabilità),
implementare il cambiamento attraverso la definizione dei ruoli professionali in
rapporto alle azioni mediche, aree di discussione per la diagnosi con gli altri
specialisti, comunicazione fra reparti, comunicazione con il territorio. Infine la
fase della Valutazione include:Valutazioni periodiche sulla base di indicatori
coerenti con il modello teorico (Tempi di diagnosi  dal momento dell’ingresso
all’intervento chirurgico, eventi sentinella (diagnosi tardive, decessi in fase
post-operatoria), congruenza degli esami rispetto alla diagnosi finale),
valutazione della soddisfazione dell’utente (Indagini a campione mediante
questionario, interviste in fase di dimissione. Tutto ciò che viene appreso e
discusso attraverso il processo di audit è messo a  disposizione dei
professionisti interessati.................

Nessun commento: