martedì 1 maggio 2012

da Corrieredellasera.it : sempre + indispensabile un'alleanza tra lavoro ed impresa per salvare l'Italia


orso caSTANO: PER FRENARE LA "LIBIDO PREDATORIA" DELLO STAtO CHE PICCHIA SEMPRE PIU' FORTE SUI PIU' RICATTABILI E NON VUOLE PATRIMONIALI, NE' VUOLE TASSARE LA FINANZA SPECULATIVA , PER UNA VITTORIA DI HOLLANDE CHE VUOLE UNA SVOLTA , CONTRO UNA FINANZA CHE IGNORA I SUICIDI E CONSIDERA GLI UOMINI SOLO COME MEZZI PER ACCUMULARE DANARO, PER UNA VITTORIA DEI VALORI E DEL RISPETTO DELL'UOMO NON DEGRADATO A SOLO HOMO OECONOMICUS.... 

PRIMO MAGGIO DIFFICILE PER TANTE AZIENDE E DIPENDENTI

Appello agli imprenditori: non arrendetevi

I suicidi e le storie di chi resiste

Ogni giorno gli imprenditori mi scrivono, e mi scriveranno anche oggi, in questo Primo Maggio del 2012 che mai come quest'anno sentono essere anche la loro festa. Alla mia mail, su Facebook, su Twitter. Sono piccolissimi, piccoli, grandi, grandissimi imprenditori, e sembrano aver trovato una lingua comune, il bisogno e la voglia di parlare, di farsi ascoltare.
Hanno paura. Sono arrabbiati. Mi confidano gli stessi problemi, mi rivolgono le solite domande. Molti vogliono solo sfogarsi, qualcuno mi chiede consiglio. Quando li incoraggio a non mollare, a trovare dentro di loro la forza e il coraggio che hanno sempre avuto, mi chiedono perché non dovrebbero mollare, oggi.
Perché non dovrebbero chiudere le loro aziende, o aprire concordati a quelle percentuali risibili che la legge consentirebbe loro, o persino fallire? Perché dovrebbero continuare a cercare di resistere all'onda di marea di una globalizzazione indiscutibile e irresistibile, alla scomparsa del credito bancario, al rarefarsi e all'affievolirsi dei loro clienti e dei loro mercati, all'annerirsi quotidiano del sudario di sconforto e pessimismo che copre oggi il nostro Paese? Negli ultimi mesi i loro messaggi sono cambiati. Si sono incattiviti. Hanno sviluppato per i politici un vero e proprio odio, e quest'odio spalmano uniformemente e forse - forse - ingiustamente su tutti i partiti e su tutti i leader. Sono furibondi, offesi dalla leggerezza, dalla spudoratezza di chi hanno mandato in Parlamento. Ogni segno di ingiusto privilegio, ogni furto che viene alla luce è accolto da un furore che mai avevo sentito prima. Come se, per la prima volta nelle loro vite, gli imprenditori sentissero come loro i soldi dello Stato. È un buon segno, forse, questo furore.
Sono stanchi d'essere additati come evasori da chi ogni giorno evade dalla decenza; a loro che sono rimasti sorpresi dalla durezza della battaglia tutta politica sull'articolo 18; a loro che si chiedono perché sia così importante lastricare d'oro la strada alle multinazionali affinché investano in Italia e non per le imprese italiane che ancora esistono e resistono o per quelle che potrebbero nascere. Ecco, alle loro domande io riesco solo a rispondere commosso che, se mollano loro, molla il Paese. Che hanno nelle mani il futuro dell'Italia e dei nostri figli. Che senza di loro non ce la faremo mai. E mi pare di vederli mentre leggono la mia risposta e sorridono e mi danno del figlio di buona donna perché io la mia azienda l'ho venduta otto anni fa. Sì, sorridono e forse un po' si rincuorano, e alla fine fanno quel che faceva il sommo maestro Samuel Beckett, quando scriveva: Non posso continuare. Continuerò .

Si chiedono, gli imprenditori, cosa vorrà fare il governo della seconda economia manifatturiera d'Europa. Vorrebbero sapere se esiste o no un piano industriale per l'Italia, perché temono che non ce ne sia nessuno; che istituire una strategia per le imprese e per i milioni di loro dipendenti non faccia parte, cioè, delle intenzioni e delle capacità del governo.
EDOARDO NESI
Scrittore, ex imprenditore, ultimi libri «Le nostre vite senza ieri» e «Storia della mia mente» (Bompiani)
1 maggio 2012 | 7:53

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