sabato 19 maggio 2012

Dall’Homo Oeconomicus all’Homo Sociologicus


orso castano : un esempio di studi economici che prendono in considerazione non solo la variante denaro, ma anche l'aspetto psicologico nelle decisioni economiche e' quello che segue. Ovviamente e' solo un esempio , ma avremo modo di tornare sull'argomento, che a me sembra centrale nella concezione attuale dell'essere umano.


Dall’Homo Oeconomicus all’Homo Sociologicus ,L’economia comportamentale 
Sin dalle origini della teoria classica, il peso della psicologia nell’economia è sempre stato molto rilevante. Nei testi di economisti come Adam Smith e Jeremy Bentham è evidente come in quegli anni l’economia venisse considerata più come una scienza sociale che non una teoria positiva. Nei primi dell’800, la diffusione del pensiero positivista non ha risparmiato neanche la teoria economica e ne ha modificato radicalmente principi e tecniche. In particolare, con la  Teoria Marginalista, cambia la concezione dell’individuo, che inizia ad essere considerato un agente razionale, che ottimizza il suo processo di scelta attraverso la massimizzazione (nel senso algebrico del termine) di una funzione che esprime formalmente tutte le sue preferenze per tutte le possibili alternative esistenti. Questa Teoria domina incontrastata per oltre 
70 anni il panorama economico internazionale fino a quando uno dei più grandi economisti della storia inizia a fare riferimento in modo esplicito ad aspetti sociologi e psicologi. Nella “Teoria generale dell’occupazione, 
dell’interesse e della moneta” John Maynard Keynes sostiene che gli imprenditori effettuino la decisione di intraprendere un’attività imprenditoriale non esclusivamente su fattori legati all’analisi tecnico-economica ma anche sul proprio istinto. 
Nel anni ’60 -’70, a seguito di alcune evidenze empiriche, alcuni studiosi, perlopiù psicologi, iniziano a mettere in dubbio alcune delle ipotesi su cui si fondano i rigidi modelli dell’economia neoclassica. Markowitz (1952), Allais (1953) and Ellsberg (1961) hanno evidenziato come le ipotesi alla base della Teoria dell’Utilità Attesa fossero profondamente criticabili, mentre Strotz (1955) si dedicò all’analisi dei meccanismi di decisione, con particolare attenzione agli aspetti legati alle scelte intertemporali. Gli esperimenti evidenziarono che gli individui sono incongruenti rispetto al tempo (Thaler, 1981), manifestano una certa attenzione per le istanze altrui (Charness, Rabin, 2002) e modificano il loro atteggiamento rispetto al rischio a seconda della struttura di punti di riferimento che utilizzano per prendere la singola decisione (Kahneman, Tversky, 1979). Proprio l’articolo di Kahneman e Tversky del 1979 segna un punto di svolta per la teoria comportamentale; i due autori, partendo dalla concezione di Razionalità Limitata di Herbert 
Simon, elaborano la Teoria del Prospetto, nella quale sono formalizzate le principali evidenze empiriche riscontrate. Nella Teoria si afferma che: gli individui valutano le 
alternative in relazione ad un punto di riferimento (lo stato attuale delle cose) piuttosto che sul risultato finale netto ottenibile; il valore marginale di un guadagno e di una perdita sono decrescenti; infine, a parità di ammontare  coinvolto, gli agenti mostrano un’avversione alle perdite maggiore che per i guadagni. Questi tre elementi fanno sì che gli individui mostrino un atteggiamento di avversione maggiore nei confronti delle 

perdite. Descrizione dell’esperimento 
L’obiettivo del nostro lavoro è stato di testare le principali ipotesi dell’economia comportamentale attraverso un esperimento. Tra le tante tecniche sperimentali, abbiamo scelto di utilizzare quella del questionario. La procedura seguita è stata quella tradizionale ed ha richiesto lo svolgimento delle seguenti 
fasi: 
 Creazione del questionario 
 Stesura del test 
 Implementazione 
 Elaborazione dei dati. 
Sono stati creati due tipologie di questionari, una in cui le domande erano inserite in uno scenario pessimistico (realizzato attraverso l’uso di una prima pagina di un giornale riportante notizie tendenzialmente catastrofiche), che ha rappresentato il questionario di test; l’altra in cui le domande erano in un contesto rassicurante (realizzato attraverso una prima pagina articolata con notizie di attualità e curiosità di carattere più leggero), che ha rappresentato il questionario di controllo.  L’obiettivo dell’inserimento della prima pagina era di incidere sullo stato d’animo degli intervistati e condizionare le loro risposte: ovvero testare come le risposte degli intervistati riguardo scelte intertemporali possano discostarsi da quanto previsto dagli 
studi comportamentali. I questionari sono stati strutturati in 3 sezioni ciascuna composta da domande: 
 socio-anagrafiche 
 sugli articoli delle prime pagine 
 sulle scelte intertemporali. 
Per quanto riguarda l’implementazione, sono state eseguite 70 interviste dirette in aula, e 72 via web al fine di accrescere il numero del campione. Quest’ultimo è stato diviso in duegruppi: uno di controllo e uno di test. Il campione è risultato composto dal 60% di uomini e il 40% di donne; il 77% degli intervistati era di nazionalità italiana, di religione prevalentemente Cristiana seguita da quella Musulmana. Oltre il 90% del campione è in possesso di una laurea. 
Risultati 
Le risposte alle domande dei questionari sono state organizzate in un database, suddiviso in base al gruppo di appartenenza dell’intervistato (controllo o test) e in base alla modalità di somministrazione (aula o web), per consentire l’elaborazione dei dati. L’analisi delle risposte ha evidenziato che: 
 il tasso di sconto decresce in maniera  iperbolica, in quanto generalmente gli intervistati preferiscono ricevere una vincita immediata anziché una vincita dilazionata nel tempo, anche se di valore maggiore (riconducibile all’ “immediacy  effect” della teoria comportamentale); per il gruppo di test l’effetto del condizionamento ha comportato un’inversione della scelta; 
 le preferenze si possono modificare in base al valore della vincita (“magnitude effect” ) ossia le vincite o 
le perdite future sono attualizzate differentemente a seconda del loro valore; 
 dinanzi ad una sequenza di preferenze si è dimostrata effettivamente la violazione del principio dell’indipendenza tra le scelte (e quindi dell’ “integration of the consumption”) giacché le persone 
generalmente preferiscono sequenze che accrescono l’utilità nel tempo; 
 gli intervistati sottoposti al condizionamento tendono ad essere più prudenti, manifestando una maggiore preferenza per il presente rispetto al futuro. Tuttavia il nostro esperimento ha mostrato punti di debolezza che hanno condizionato alcuni risultati.  Il principale limite è stato la mancanza della fase di pretest del questionario. Il pretest, non eseguito per i ridotti tempi a disposizione, avrebbe validato la fattibilità del questionario, avrebbe individuato eventuali distorsioni presenti nelle domande e testato la sua comprensibilità e plausibilità.  Contrariamente all’intento iniziale, la presenza di alcune domande socioanagrafiche, legata  al numero ridotto dei partecipanti, ha reso il questionario non 
anonimo. Inoltre al fine di avere un numero significativo di partecipanti e quindi di dati da elaborare si è fatto ricorso anche a questionari inviati via e-mail. Questo, tuttavia, non risulta il modo più idoneo per studi di questo genere, proprio perché non garantisce l’anonimato. Infine, un certo peso avrà avuto anche l’atmosfera che si è creata nelle aule durante l’esperimento, sicuramente dovuta ad assenza di incentivi, mancanza di anonimato e comunicazione tra gli intervistati. 
Alberto Corbellini 
Domenico Di Massa 
Roberta d’Alessandro 
Kamila Mendygaliyeva  

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