mercoledì 25 luglio 2012

contro i tagli lineari della spending review nel SSN. Balduzzi ha fatto la SUA scelta politica, costruendo un'assist. sanit. di serie A e di serie B


orso castano : dopo Fornero arriva Balduzzi , il metodo e' lo stesso , niente concertazione con le societa' scientifiche (oltre 100 in Italia e moltissime prestigiose). C'e' la crisi: ottima occasione per menare "mazzate" sui ceti popolari e sulle forze sociali che li rappresentano. Il tutto col ricatto che se cade questo governo supponente e di destra , falsamente "tecnologico", lo spread sale e crolla tutto. Monti cosi' sta facendo per conto della piu' cinica  speculazione finanziaria internazionale , il "lavoro sporco": attacco e distruzione (i ma  ha fatto bene i conti ?) dei diritti sociali delle fasce deboli. Quello che conta e' parificare il bilancio !

Logo di RadioRadicaleSpending review: gli effetti negativi per il SSN, le imprese, i medici e i cittadini, clicca x l'audizione della conferenza stampa



(AGENPARL)  - Assobiomedica analizza insieme alle Società scientifiche Roma, 24 lug – Si è tenuta in mattinata a Roma, presso l'Hotel Nazionale, la conferenza stampa indetta da Assobiomedica insieme ai rappresentanti delle Società scientifiche italiane con l'intento di analizzare e rendere noti gli effetti della Spending Review sul sistema sanitario nazionale, imprese, medici e cittadini. Il bilancio è tutt'altro che positivo. L'intervento di Stefano Raimondi, presidente di Assobiomedica, non lascia spazio ad equivoci: la spending review è un esempio di “ottusità burocratica”, non deve passare, e lascia comunque insoluti veri i problemi del sistema sanitario nostrano.
“Siamo contrari all'idea stessa dei tagli in sanità. E' banale parlare di limitatezza delle risorse, nessun tipo di economia, pubblica o privata, gode di ricchezze 'illimitate'. Bisogna quindi individuare le priorità per allocare le risorse nella maniera più efficace in funzione delle priorità stabilite dal decisore”.
Ma allora, chi decide e chi stabilisce le priorità? Una domanda che apre un nuovo ed ampio scenario critico che si cronicizza nella spending review ma congenito nella gestione della sanità italiana, che nonostante tutto risulta, a detta dell'intero tavolo di lavoro, un modello a livello internazionale. Come sottolinea l'intervento di Marco D'Imporzano, Presidente della Società Italiana di ortopedia e traumatologia (SIOT) e Presidente del Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) “tra Governo e Società scientifiche non esiste dialogo, non abbiamo interlocutori perchè la politica non ha interloquito con l'industria e le società scientifiche”. Che invece rappresenterebbero i migliori interlocutori per stabilire un piano efficace ed efficiente di razionalizzazione della spesa in quanto “maggiori user di device chirurgici e quindi i più pratici nell'acquisto dei grandi macchinari”. La parola delle società scientifiche, in Europa e in America è fondamentale nelle scelte di Governo. In Italia, invece, sembra non avere peso. Un'anomalia, spiega Landa, rappresentate la Società italiana di Chirurgia, che si riflette un scelte disomogenee e dispersive: “In Italia non esiste un sistema sanitario nazionale ma 21 sistemi regionali. Siamo in mano alla peggior politica”. Tutto ciò rende il piano previsto dei tagli ancora più rischioso, non solo a livello aziendale: “Speriamo di non doverne scoprire gli effetti anche sulla pelle dei pazienti”, conclude amaramente Landa. “E' preoccupazione comune assistere presto alla creazione di un doppio livello di sanità: una di serie A, offerta dal privato non convenzionato per i clienti che potranno permettersela, e una di serie B ovvero il servizio nazionale che non sarà più competitivo”. Più che un errore, conclude Raimondi, sembrerebbe una scelta politica ben precisa.
Con quali conseguenze? Stando alle parole dei relatori, la tendenza all'omologazione e la priorità data al prezzo sulla qualità dei prodotti, disincentiveranno gli investimenti in ricerca e sviluppo e freneranno i processi innovativi. Infatti a carico dell'industria di settore c'è anche la gran parte dell'investimento nella formazione.
E a quale scopo investire economicamente in un mercato che sarà costretto a rifiutare il prodotto a priori, semplicemente in base al prezzo? La fuga dei cervelli, l'estinzione della ricerca e dunque l'abbassamento della qualità del servizio offerto comporteranno, per il Presidente di Assobiomedica, effetti talmente elementari da non poter davvero sfuggire all'analisi di un governo presentatosi come 'tecnico' e 'competente': “Minore gettito fiscale e contributivo. Anche dal punto di vista aritmetico, giudichiamo questo piano di Spending Review fallimentare”. Senza contare i problemi etici: “Se la salute è un diritto costituzionalmente garantito, perché da ora in poi sarà un diritto solo di chi può permetterselo? E se la qualità certificata – prosegue Luigi Padelletti (AIAC), è l'unica garanzia per offrire al paziente un trattamento positivo, perchè questo criterio non è considerato nel piano di risparmio?”. “Diventeremo un Paese che taglia gli antidolorifici agli ammalati di tumore”, è l'allarme lanciato dalla Società Italiana di Chirurgia.
Allora, tuonano i relatori, se davvero si vuole risparmiare e contemporaneamente salvare il modello di sanità italiano, bisogna sulle vere criticità, non attraverso deleteri tagli lineari. “La parola d'ordine è razionalizzare: ci sono tuttora troppi sprechi e troppa inappropriatezza. Il Governo provveda con urgenza, se non vuole uccidere la sanità in Italia. Ci ascolti, siamo pronti al dialogo”.

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