lunedì 8 agosto 2011

dal blog o.me.r.o. e da Limes


Il semestre europeo a guida francese si apre all’insegna della creazione dell’Unione per il Mediterraneo, al centro del vertice dei Capi di Stato e di governo in programma domenica 13 luglio a Parigi. A questo partenariato multilaterale parteciperanno, oltre ai 27 Stati membri dell’UE, gli altri 17 membri e osservatori del “Processo di Barcellona” inaugurato nel 1995 (Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Giordania, Autorità palestinese, Israele, Libano, Siria, Turchia e Albania) e gli altri Stati costieri del Mediterraneo (Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Monaco). Un progetto di integrazione transregionale “fra ambizione e incertezza” l’ha definito Le Monde, che tenta di spostare a sud il baricentro dello sviluppo economico e sociale europeo ma si scontra con l’opposizione della Germania, il “no” irlandese al Trattato di Lisbona, le mai sopite tensioni in Medio Oriente e l’incognita della Turchia (per la quale, nelle intenzioni di Sarkozy, questo partenariato dovrebbe rappresentare un’alternativa all’ingresso nella UE). L’Associazione O.Me.R.O. dedica un focus alle grandi questioni rilanciate da questo progetto: sviluppo, “Patto per l’immigrazione”, dialogo culturale, risorse idriche, energia, inquinamento e clima.
orso castano : la storia e' imprevedibile equesta sua imprevedibilita' e' sconvolgente. Sarkozy e' rimasto spiazzato dalla primavera del nord africa, anche se questo processo che sembra ormai inarrestabile, andra' avnti lentamente ed altri colpi di scena  ci aspettano , anc'essi imprevedibili, che scuoteranno gli equilibri e le culture consolidate , producendo migrazioni bibliche inarre4stabilie tanti multiculturalismi quanti la vecchia europa ne sapra' costruire. Il mare nostrum , ancora una volta tornera' al ruolo di produttore di nuove culture . Il bazar culturale e' prolifico e vincera' ancora sul vecchi sorprendendoci , anche se questo, molto dolorosamente costera' lacrime e sangue- Lo achiacciasassi dela storia non e' tenero enon regala
LImes ,18 Febbraio 2009

Mal Mediterraneo

di Cecilia Tosi
Si è rovinato con le sue stesse mani. Quando ha lanciato l’idea dell’Unione mediterranea, l’intenzione di Sarkozy era quella di escludere la Turchia dal processo di integrazione europea.  Oggi la sua proposta si sta trasformando in realtà, ma depurata di ogni velleità dirigista. Angela Merkel ha rivisto il progetto, cambiando il nome della nuova organizzazione in Unione per il Mediterraneo (Um) e eliminando ogni sospetto sul suo carattere escludente: chi ne farà parte, Ankara compresa, non dovrà temere di essere distolta dal suo cammino verso Bruxelles, anzi. Il presidente francese aveva immaginato di associare solo i Paesi che si affacciano sul Mare nostrum per assumerne la leadership (e scalzare, per una volta, l’esuberante Germania), ma quello che nascerà a luglio sarà invece un patto tra tutti i Paesi dell’Unione Europea e sponda sud del Mediterraneo (Maghreb e Medio Oriente costiero).    L’Um è stata dunque inserita nel processo di Barcellona, che nel 1995 aveva già partorito la fallimentare Partnership Euro-mediterranea, ma si propone di fare di più: dare sostanza a una nuova cooperazione paritaria con istituzioni permanenti. L’Unione per il Mediterraneo dovrebbe dotarsi infatti di un Segretariato stabile, composto da funzionari distaccati della Commissione europea e rappresentanti dei Paesi della sponda sud. In più, è previsto un vertice bicefalo, formato da un copresidente europeo e uno sudmediterraneo. Sulla loro durata in carica, però, regna ancora l’incertezza, così come sulla sede del segretariato (Malta o Tunisia le più probabili).
I nomi dei primi due leader che assumeranno la presidenza, invece, sembrano già decisi: Sarkozy e Mubarak. Accanto a loro regnerà un organo esecutivo su modello del Consiglio d’Europa e ogni due anni si riuniranno tutti i capi di Stato dell’area in quello che, per analogia col G8, è stato già definito Gmed.

Rimane da capire come l’Unione per il Mediterraneo affronterà i problemifinora irrisolti dagli accordi di Barcellona: scarsa collaborazione da parte dei Paesi della sponda sud, transizioni democratiche a singhiozzo, processi di pace interrotti sia tra israeliani e palestinesi che tra saharawi e marocchini.

Secondo i sostenitori dell’iniziativa, dare priorità alla politica, piuttosto che all’economia, è un passo in avanti che segna la volontà di un reale progresso verso la stabilità. Secondo i detrattori, l’Um non farà che duplicare strutture che già esistono, aumentare i costi della politica mediterranea (Bruxelles ha dichiarato che il suo budget per l’area non crescerà, nonostante la creazione di nuove istituzioni) e rendere ancora più litigiosi i governi recalcitranti. È difficile immaginare, infatti, rappresentanti israeliani, palestinesi, turchi e libici sedere nella stessa assemblea, eppure i Paesi arabi che aderiscono all’iniziativa si sono già incontrati per dare la loro prima approvazione all’iniziativa e il 9 giugno si ritroveranno in Slovenia per stilare la loro lista di proposte da presentare il 13 luglio a Parigi, quando l’Unione verrà ufficializzata.

Per ora, solo una cosa è certa: il malcontento degli Stati dell’Europa orientale. Se negli ultimi dieci anni la Ue ha guardato quasi esclusivamente a est, oggi si riaffaccia sul suo sud, in una difficile manovra di assestamento. I nuovi membri che vengono dal Patto di Varsavia fanno fatica a digerirlo e hanno già chiesto a Bruxelles di controbilanciare l’iniziativa con l’apertura del processo di adesione dell’Ucraina. Un tentativo di stirare allo spasmo un vestito già bucato, più o meno dalle parti di Belgrado. 



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