domenica 7 agosto 2011

L'alternativa mediterranea" di Alain de Benoist - Danilo Zolo





Approfondimento
Contributi di Samir Amin, Bruno Amoroso, Margot Badran, Raja Bahlul, Angelo Baracca, Franco Cassano, Hafidha Chefir, Donatella Della Ratta, Ali El Kenz, Andrea Gallina, Orsetta Giolo, Gustavo Gozzi, Serge Latouche, Predrag Matvejevič, Stefania Panebianco, Renata Pedicelli, Alessandra Persichetti, Lucia Re, Armando Salvatore, Gustavo Salvatore, Nour-eddine Saoudi, Lucia Sorbera, Danilo Zolo.

copertina

L'alternativa mediterranea

Cura: Franco  Cassano 
        Danilo  Zolo 
Collana: Campi del sapere
Pagine: 664
Prezzo: Euro 40,00
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In breve
Il Mediterraneo come crocevia di civiltà e possibile luogo di incontro e
dialogo tra Occidente e mondo islamico. Un tentativo concreto per
l’avvio di un processo di pacificazione basato sul rispetto e la
conoscenza reciproca.
Il libro
I contributi, tutti originali, nascono sotto questa insegna e sono il risultato di un dialogo già avviato.
Alcuni dei temi trattati: l’esportazione della democrazia, i media, l’associazionismo civile nel Mediterraneo arabo-islamico, la mobilità migratoria, l’assedio militare, la questione palestinese, i diritti delle donne e il femminismo islamico, la questione penitenziaria, Europa e mondo islamico, il costituzionalismo.
Alain de Benoist. Lei è stato l'architetto, insieme a Franco Cassano, di un libro collettivo di oltre 650 pagine intitolato L'alternativa mediterranea (1). Citando Peregrine Horden e Nicholas Purcell - che nella loro opera monumentale The Corrupting Sea. A Study of Mediterranean History (2000) scrivono: «l'unità e la coerenza dell'area mediterranea sono indiscutibili» - aggiungete: «"Unità" non significa uniformità culturale o monoteismo», ma al contrario «pluriverso». Nel corso della storia, dalle guerre di Atene contro Sparta o dal grande scisma d'Oriente alla divisione attuale dei paesi arabi, passando per le avventure coloniali francesi e britanniche, non è che il Mediterraneo sia sempre stato profondamente diviso? Aldilà dei conflitti di cui il Mediterraneo è stato testimone, secondo Lei, cosa crea questa unità mediterranea, sia a livello storico e geografico che a livello spirituale,ambientale o simbolico?
Danilo Zolo. Come è noto, un contributo di grande rilievo al dibattito sulla questione mediterranea, e quindi sull'unità del Mediterraneo, è stato offerto da Fernand Braudel. Ed è appunto al suo pensiero storiografico che si ispira il libro che Franco Cassano ed io abbiamo recentemente curato per l'Editore Feltrinelli. Mentre Henry Pirenne aveva elaborato lo schema della cesura dell'unità mediterranea a causa della conquista araba del Medio Oriente e dell'Africa del Nord, Braudel ha valorizzato il pluralismo delle fonti culturali che hanno dato vita alla civiltà mediterranea. È un fatto incontestabile che la tradizione greca e quella latina hanno interagito con la cultura ebraica e con il mondo arabo-islamico grazie, fra l'altro, alla feconda mediazione degli ebrei spagnoli e dei moriscos, rifugiati in massa nel Maghreb nel corso del Cinquecento. Contro gli stereotipi dell'egemonia greco-latina, dell'orientalismo e del razzismo coloniale, Braudel e la "scuola algerina" hanno rivalutato la cultura araba: il suo immaginarioartistico, la grande tradizione speculativa, medica e matematica. Come Peregrine Horden e Nicholas Purcell hanno più recentemente sostenuto nella scia della lezione di Braudel, c'è un elemento che dal punto di vista storico-ecologico unifica il Mediterraneo e lo distingue da ogni altra area geografica: è la rara coesistenza fra un ambiente naturale nel quale le comunicazioni umane si sono agevolmente sviluppate lungo le sponde marine e una topografia costituita da nuclei sociali di ridotte dimensioni, dislocati e frammentati lungo le coste e nelle isole. La singolarità orografica, il clima temperato e una vegetazione particolare - la vite, l'ulivo, gli agrumi - hanno fatto del Mediterraneo uno spazio ecologico che per millenni ha favorito, lungo tutte le sue sponde, la formazione e la stabilizzazione di strutture abitative, di colture rurali e di sistemi commerciali spazialmente dislocati e frammentati, ma nello stesso tempo in stretta comunicazione fra loro. L'intensità delle relazioni comunicative, dei travasi culturali, dei rapporti commerciali, degli incroci demografici e degli scambi più diversi, inclusi i conflitti, le guerre, le crociate e le scorrerie piratesche, hanno contribuito a forgiare una solida koiné culturale e civile. Lo sviluppo della cultura europea, a cominciare dalla eccezionale esperienza di Al-
Andalus, si è intrecciata con la tradizione coranica. Queste radici comuni non sono state divelte neppure dai più aspri antagonismi e hanno prodotto frutti ricchissimi. Basti pensare che l'area mediterranea vanta la più grande concentrazione artistica del  mondo. L'unità e la grandezza del Mediterraneo - questa è una delle tesi centrali del nostro libro su L'alternativa mediterranea - sta nella longevità del suo 'pluriverso' culturale che a rigore si è articolato non entro 'un mare', ma entro un 'complesso di mari'. E si è trattato, come ha scritto Braudel, di mari "ingombri di isole, tagliati da penisole, circondati da coste frastagliate [...] la cui vita si è mescolata alla terra e non è separabile dal mondo terrestre che l'avvolge". In questo senso il Mediterraneo ha preservato la sua unità in quanto 'mare fra le terre', resistendo alla sfida proveniente dai grandi spazi oceanici e continentali scoperti dai navigatori spagnoli e portoghesi. Si potrebbe dire, attualizzando, che le 'civiltà mediterranee' sono sopravissute resistendo all''atlantismo' americano. Ringraziamo l'editore per la pubblicazione. Un bel lib ro da leggere tutto!
Per molti europei il Mediterraneo è solo una frontiera da pattugliare.........

 per sbarrare il passo ai migranti clandestini. Ma il Mediterraneo, con i 
suoi quarantaseimila chilometri di coste e i quattrocentocinquanta 
milioni di persone che le abitano, può essere pensato come un 
“grande spazio”, una risorsa strategica e un luogo di cooperazione 
privilegiato. Una condizione perché questo possa accadere è 
ripensare il rapporto tra il processo di unificazione dell’Europa, la 
sua appartenenza all’emisfero occidentale, le sue radici mediterranee 
e la sua relazione con il mondo islamico. Un’Europa che riscoprisse le 
sue radici mediterranee potrebbe profilarsi come uno spazio di 
mediazione e neutralizzazione degli opposti fondamentalismi. 
L’alternativa mediterranea è un primo consapevole passo in 
questa direzione. 






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