giovedì 15 novembre 2012

Mapolitano: il "buon migliorista" cambia il pelo ma non il vizio.

orso castano : le parole del Presidente Napolitano destano un grande allarme. Forse non si rende conto fino in fondo della fortissima opposizione che in tutta Europa si sta manifestando, ma siamo solo agli inizi, contro un sistema di pensiero che vuole relegare l'intervento del settore pubblico a ruoli fortemente marginali.  I veri conservatori sono gia' ben annidati ed accoccolati , per non dire saldamente insediati e protetti dal sistema politico nel settore pubblico e sono le migliaia e migliaia di culi di pietra nei posti di potere che si danno il cambio , siano essi di destra e di sinistra, che loro stessi svuotano di ogni significato politico, (e gli "scandali , anzi il magna magna denunciato sulla stampa che mister Rutelli ed il PD Ambrosoli , lumbard mascherato, vorrebbero mettere a tacere con un enorme bavaglio e con la scusa della diffamazione a mezzo stampa. Se Napolitano vuole un vero cambiamento nella Sanita', lo deve dire chiaro : no' ai privati nella sanita' pubblica, fuori i culi di pietra che occupano tutti i posti di potere, no' alla dequalificazione della sanita' pubblica dando addirittura piu' potere clinico agli infermieri per problemi di costi , apertura di un serrato e diffuso dibattito in tutti i luoghi di lavoro della Sanita' per ascoltare le voci di chi ci lavora da decenni e che ha le idee ben chiare su cosa non va e come si dovrebbe cambiare , RISPARMIANDO E TANTO. Ma dubitiamo che Il Presidente voglia percorrere una strada che porterebbe ad uno scontro di potere e ad abbattere consolidate poltrone che fanno tanto comodo a qualche politico, magari bocconiano.

Intervista all'ex Ministro Sanita' Fazio................Quali sono le innovazioni principali inserite nel suo Ddl? 
A mio avviso le innovazioni più significative a livello strutturale sono due. La prima è relativa alle norme sulla sperimentazione clinica, provvedimento chiave per dare il necessario rilancio al sistema produttivo in sanità. Semplificare e modernizzare le regole per le sperimentazioni cliniche, sia di fase uno che di fase due e tre, stimolerebbe, infatti, l'interesse dell’industria internazionale per il nostro Paese con un conseguente aumento del Pil italiano stimato tra i 300 e i 500 milioni l’anno. Aumento di cui credo l’Italia in questo momento abbia bisogno. La seconda innovazione strutturale è, invece, relativa alla riforma degli ordini professionali.
 
Il decreto Balduzzi è legge. È un decreto che riforma la Sanità e in particolar modo incide sul rapporto territorio-ospedale a lei molto caro. Che valutazione dà del provvedimento?
Il giudizio complessivo è positivo, soprattutto per quanto riguarda la riforma territoriale. L'attuale esecutivo ha infatti proseguito sulla strada che avevamo tracciato per fortificare l'integrazione dei presidi ospedalieri con il territorio mettendo al centro il paziente. Anche per quanto riguarda le politiche relative all’intramoenia condivido l’impostazione che è simile a un articolo del Ddl che era in discussione alla Camera.
Una riflessione a parte è invece d'obbligo sull'aggiornamento dei Lea che, a mio parere, da tempo necessitano di una revisione e di un adeguamento proprio per evitare di intervenire, come invece di fatto sta avvenendo, con tagli lineari sulle spese relative alla strumentazione e ai dispositivi medici con le probabili conseguenze di riduzione della qualità delle cure e di depressione dello sviluppo.
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E per quanto riguarda invece la parte sulla dirigenza sanitaria?
Da tempo sostengo che è necessario pensare a un cambio del metodo di nomina e di valutazione dei vertici ospedalieri e delle Asl in base anche alle performance con l’obiettivo di avviare un auspicabile processo di depoliticizzazione della sanità. Al contrario, l'attuale provvedimento che abolisce la chiamata diretta e non permette ai direttori sanitari di scegliere i primari rischia di ingessare il sistema chiudendolo e creando, di fatto, una struttura piramidale a ingresso dal basso che disincentiva l'ammodernamento.
L’obiettivo delle aziende ospedaliere e delle Asl deve essere quello di diventare delle aziende reali, con la definizione di un chiaro sistema di incentivi e di punizioni.

 
Cosa pensa dei tagli e dei prezzi di riferimento?
Una revisione delle metodologie di acquisto appare necessaria, soprattutto in alcune Regioni. Il rischio è quello di diminuire sensibilmente la qualità dei beni e dei servizi offerti dal settore sanitario soprattutto se il contenimento economico è concepito in prezzi di riferimento basati sui costi e non sulla qualità. Questo provvedimento rischia di ridurre ulteriormente la qualità dei beni e servizi e di mettere in grave difficoltà le industrie produttrici.
Per quanto riguarda i tagli, si parla di 8/9 miliardi all'anno dal 2014, in parte relativi alla manovra Tremonti e in parte alla nuova manovra del governo attuale. A questi però occorre aggiungere il blocco dell’articolo 20 che non viene calcolato nel Fondo sanitario nazionale, e che ammonta a circa 2 miliardi l’anno, ma che, in realtà, rappresenta i fondi per il finanziamento per l’edilizia sanitaria, per le infrastrutture e per le alte tecnologie.
A questi tagli vanno aggiunti quelli sull'industria farmaceutica, beni e servizi e farmacie. Tutte iniziative che rischiano seriamente di bloccare lo sviluppo del settore sanitario.
 
È dunque necessaria una riforma strutturale. Come farla in assenza di fondi?
A mio avviso, anche in assenza di fondi è possibile lavorare per ottenere un cambiamento vero e percepito dal pubblico che punti all’eliminazione dell’inappropriatezza, alla razionalizzazione della spesa e alla riduzione degli sprechi con il conseguente miglioramento dell'efficacia del sistema.
È necessario intervenire rendendo realmente trasparente la governance del sistema sanitario mediante i meccanismi di valutazione delle performance già esistenti. I cittadini devono avere accesso ai dati utili per poter scegliere in modo consapevole dove indirizzare i percorsi di cura e di diagnosi. È quindi necessario rendere pubblici i dati relativi alla produttività, all'appropriatezza, all'efficienza e all'efficacia degli esiti. Si tratta di una modalità di gestione delle informazioni che all'estero esiste da tempo e che è facilmente realizzabile grazie a un portale web. Avevamo lavorato a questo progetto ma in questo momento appare tutto fermo.
In assenza di fondi è inoltre necessario pensare a interventi fiscali per sostenere gli investimenti in sanità per evitare di bloccare a tempo indeterminato il settore nell'attuale situazione di crisi finanziaria. Defiscalizzare il project financing, non in favore delle imprese ma in favore delle Regioni e facilitarne il ricorso, conferirebbe agli organismi territoriali una riduzione delle spese di investimento. Si tratta di un provvedimento realizzabile anche solo tramite un emendamento al Ddl dello scorso esecutivo.
 
In questo momento di contenimento dei costi occorre ripensare al ruolo del privato in sanità?
In questo momento così delicato il privato è l'unico a poter immettere risorse nel sistema. Per questo il rifiuto di un suo ruolo all'interno del settore porterebbe inevitabilmente alla distruzione del sistema universalistico che invece può essere reso sostenibile proprio grazie a un rapporto positivo, controllato e governato tra pubblico e privato. La governance pubblica, fondamentale e alla base del nostro sistema universalistico, non deve infatti essere confusa con la gestione unicamente pubblica, che appare invece come un'idea vetero-statalista.
 
Che valutazione dà invece del suo successore al ministero della Salute?
................ In momenti come questi è invece essenziale lavorare in un'ottica di rilancio del sistema produttivo partendo dalle reali possibilità di intervento proprio per dare al settore un’alternativa possibile.
 
Dalle politiche nazionali passiamo invece a quelle regionali della salute. Vorrei sapere che ne pensa della proposta di Legge Palumbo di far tornare la sanità in capo allo Stato, condivide l’idea che il federalismo sia da rivedere?
La mia esperienza di Governo è durata tre anni e mezzo e mi sono reso conto che, se escludiamo le leggi manifesto oppure le norme condivise da tutti come le cure palliative, lo Stato in materia di Sanità può prendere decisioni solo tramite accordi Stato-Regioni.  Si tratta evidentemente di un compromesso che mette in difficoltà il Governo centrale e il Parlamento e che li rende dipendenti in tanti aspetti dagli organismi territoriali.
Non solo, moltiplicando per 21 quelli che sono i decisori sulla sanità e in assenza di regole precise sull’aziendalizzazione e sulla non politicizzazione della sanità stessa, i problemi di fatto non si sono risolti ma, anzi, si sono moltiplicati. La realtà che stiamo vivendo sottolinea come sia necessario un intervento per mettere ordine al sistema e per permettere al Parlamento di poter legiferare anche in
materia di sanità.
 
Ma secondo lei affidare la sanità alle regioni è stato un errore?
Io ho sempre pensato che il sistema “Beveridge” centralizzato fosse complicato e che quindi un aiuto da parte delle regioni avrebbe potuto rendere la gestione sanitaria nazionale più agile a condizione dell’esistenza di una reale collaborazione tra gli organismi territoriali e lo stato centrale.
 
Parliamo del caos vaccini che ha coinvolto la Sanità nelle ultime settimane, qual è la sua opinione?
I vaccini rappresentano una materia delicata anche e soprattutto perché coinvolgono in prima persona e in poco tempo un’ampia fascia di popolazione. Anche nel corso del mio periodo al Governo ci sono state delle criticità che hanno sollevato delle problematiche ora risolte.  Nel caso contingente il mio parere è che un aggregato di proteine non di membrana non possa essere nocivo. Credo che il problema sia stato la gestione della situazione in modo troppo allarmistica.
 
Stefano Simoni


Ora l'opinione di Ivan Cavicchi


.........Poi il presidente dice cosa dovremmo fare: evitare interventi sommari, non essere conservatori, guardare avanti e lontano. Il primo riguarda le politiche di governo, il secondo i critici delle politiche di governo, il terzo entrambi. Napolitano ha confermato quanto dichiarato recentemente al congresso dei chirurghi quando ha detto che i limiti economici non possono ledere i diritti per cui è necessario “ricercare” nuove soluzioni che riescano a tenere insieme diritti e restrizioni finanziarie.
 
Ora cerchiamo di capire la logica del presidente:
- lo scopo …costruire delle compatibilità;
- il mezzo…utilizzare al meglio le risorse;
- le condizioni…attuare politiche distinte di miglioramento e di cambiamento.
 
In questa sequenza logica che condivido, l’unica differenza tra me e Napolitano, è terminologica, io non userei la parola “compatibilità” ma la parola “compossibilità”, ma è chiaro che nelle intenzioni del presidente le due parole sono sinonimi, per “compatibilità” egli intende il far coesistere il diritto alla salute con le restrizioni finanziarie.
 La filosofia di fondo di questo ragionamento è quindi tutta nel sottoporre un valore, il diritto alla salute, dato un preciso contesto, alle condizioni che riescono ad esprimerlo attuandolo…quel famoso inciso, rimarcato nel testo parlato per ben due volte, “a patto che…” :
- la salute dipende in meglio o in peggio da quei “condizionali” che sapremo mettere in campo…quindi dalle politiche che riusciremo ad esprimere;
- dovremmo “ricercare” tutto quanto è in grado di assicurare la compatibilità/compossibilità tra il diritto e i limiti.

 In sostanza l’operazione “oracolare” che fa il nostro presidente è:
- giustificare i tagli perché c’è la crisi;
- dichiarare che i tagli pongono un problema di compatibilità;
- criticare gli interventi sommari;
- scaricarci addosso la responsabilità del cambiamento;
- se non si è in grado di cambiare si perde il diritto alla salute;
- se ciò accade la colpa non è dei tagli ma di chi non riesce a cambiare;
- chi non riesce a cambiare è un conservatore;
- i conservatori sono il nostro problema principale.

 
Napolitano sa benissimo, che il definanziamento del sistema sanitario in particolare se attuato con “interventi sommari” distrugge i margini della compatibilità, inducendo atteggiamenti difensivistici se non conservatori. Il presidente ci dice che dobbiamo “ricercare” soluzioni di cambiamento e ci spinge a guardare “avanti e lontano” cioè a trascendere la politica dei tagli con un altro genere di politiche.
 L’operazione del presidente è quella di spostare il problema dai tagli ai conservatori quasi a dirci che il vero problema non sono i primi perché necessari e inevitabili ma i secondi che al contrario sono un ostacolo. Di fronte all’inevitabilità dei tagli non possiamo fare altro che “guardare avanti e lontano”. I conservatori sono coloro che non riescono a guardare avanti e lontano.
 L’obiezione che io avanzo, condividendo il disagio di Fassari, è la seguente: signor presidente i conservatori sono reali più dei tagli, cioè esistono in quanto tali e molti di loro in buona fede difendono la sanità pubblica, molti altri non hanno semplicemente idee da spendere ...questi ultimi sono in tanti, e difficilmente riducibili, e sono ovunque a partire dalle istituzioni che comandano. Allora mi chiedo, signor presidente, se non sia il caso essere più espliciti nell’indicare il cambiamento che serve per rimuovere l’antinomia tra i tagli che solleciterebbero un cambiamento e i conservatori che per una ragione o per un’altra, non riescono a rispondere a tale sollecitazione.
 Forse signor presidente servirebbe una riforma perché no? Qualcuno di noi da tempo sta provando a dirlo. Se proprio non è una riforma qualcosa che gli somigli. Signor presidente se non si rimuovono le contraddizioni che vi sono tra la necessità di tagliare e quella di cambiare, si chiude la partita dell’art. 32. Senza un cambiamento i tagli saranno devastanti perché le volenterose misure di miglioramento o di riordino alle quali stanno dedicandosi le regioni saranno insufficienti. Se così fosse Lei, come oracolo, farebbe certamente una brutta figura ma noi tutti perderemmo il diritto alla salute.
 

Ivan Cavicchi        13 novembre 2012

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ROMA - La salvaguardia del servizio sanitario nazionale «credo che sia compatibile anche in prospettiva di una maggiore selezione e riduzione della spesa pubblica a patto che ci sia la ricerca di soluzioni razionalizzatrici ed innovative». A dirlo, all'indomani dell'annuncio di nuovi tagli alla Sanità, è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della giornata della ricerca sul cancro. Il capo dello Stato invita però a «guardarsi da atteggiamenti puramente conservativi e difensivi dell'esistente».
Salvaguardare il servizio sanitario nazionale. Il Capo dello Stato invita anche a guardarsi da «critiche distruttive giudizi sommari» perchè «dobbiamo guardare avanti, dobbiamo guardare lontano e saper utilizzare al meglio le risorse che sono della collettività e dei cittadini». «Balduzzi - sottolinea il Capo dello Stato, riferendosi alle parole del ministro appena intervenuto al Quirinale - ci ha parlato di alcuni propositi del governo sul servizio sanitario nazionale: io credo che l'istituzione del servizio, 34 anni fa, e per decisione bipartisan fu un grande balzo in avanti» per il progresso del paese. 
La ricerca. «L'intervento pubblico e privato in tutti i settori della ricerca è una priorità da far valere ancora più in tempi di crisi come quella attuale. Ho battuto molto su questi temi e spero che il messaggio sia stato accolto anche attraverso le decisioni del governo e le iniziative del ministro Balduzzi», aggiunge il Capo dello Stato.

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