mercoledì 7 novembre 2012

Cellule ripara-cuore funzionano, miglioramenti senza effetti collaterali


univadis
Roma, 6 nov. (Adnkronos Salute) - Risultati molto promettenti... Uno studio americano firmato, però, da due cervelli italiani. A due anni di distanza i pazienti che sono stati sottoposti alla terapia con staminali ripara-cuore hanno mostrato un miglioramento "marcato" della funzione cardiaca, con zero effetti collaterali. Risultati eccezionali, che per un trial di fase I rappresentano una sorta di Santo Graal. E che, secondo i ricercatori della University of Louisville e del Brigham and Women's Hospital, che li hanno illustrati oggi al meeting dell'American Heart Association, 'Scientific Sessions 2012', fanno ben sperare.La ricerca, diretta da due scienziati italiani da anni in Usa, Roberto Bolli, dell'University of Louisville, e Piero Anversa, del Brigham and Women Hospital di Boston, descrive i risultati ottenuti con l'uso di staminali adulte autologhe in pazienti che hanno avuto precedenti attacchi di cuore. Secondo i ricercatori italiani, dopo due anni tutti i pazienti che hanno ricevuto la terapia con staminali mostrano un miglioramento della funzione cardiaca, con un complessivo aumento assoluto della frazione di eiezione ventricolare sinistra (Lvef), una misura standard della funzione cardiaca. Nessun effetto negativo derivante dalla terapia è stato osservato dai medici. Inoltre, la risonanza magnetica eseguita su nove pazienti ha mostrato i segni di una rigenerazione del miocardio, in pratica 'fotografando' tessuto cardiaco nuovo che ha sostituito quello danneggiato dal'attacco di cuore.
"Lo studio mostra la possibilità di isolare ed espandere cellule staminali autologhe virtualmente in tutti i pazienti - spiega Bolli - I risultati suggeriscono che questa terapia ha un potente effetto benefico sulla funzione cardiaca, tale da giustificare ulteriori studi". Un bilancio positivo, condiviso dal collega. "In tutti i pazienti, le cellule con elevato potere di rigenerazione sono state ottenute e impiegate a scopo terapeutico - aggiunge Anversa - I nostri sforzi per caratterizzare accuratamente il fenotipo e le proprietà di crescita delle staminali cardiache possono aver contribuito a questi primi risultati positivi".Lo studio, battezzato Scipio (Stem Cell Infusion in Patients with ischemic Cardiomyopathy) è un trial randomizzato in aperto, condotto con staminali cardiache, in pazienti con diagnosi di insufficienza cardiaca dopo un infarto del miocardio. I ricercatori hanno raccolto le cellule "c-kit positive", che esprimono la proteina c-kit sulla loro superficie, da 33 pazienti durante l'intervento di bypass coronarico. Queste staminali sono state purificate e trasformate nel laboratorio di Anversa a Boston, in modo da riuscire a moltiplicarsi. Una volta prodotto un numero adeguato di cellule - circa un milione per ogni paziente - il team di Bolli le ha reintrodotte nella regione cardiaca danneggiata dall'infarto.I ricercatori hanno riferito che nei 20 pazienti trattati la Lvef è aumentata dal 29% al 36% quattro mesi dopo l'infusione. Nessuno dei 13 pazienti di controllo ha mostrato un miglioramento. L'effetto benefico delle cellule ripara-cuore si è dimostrato persistente ed è diventato progressivamente maggiore nel tempo, spiegano i ricercatori, illustrando nel dettaglio i risultati a un anno (+8,1%) e a due anni (+12,9%) dal trattamento. Nove pazienti sono stati sottoposti a risonanza magnetica del cuore, esame che ha mostrato una "profonda riduzione delle dimensioni dell'infarto, l'area con tessuto morto a seguito dell'attacco cardiaco, e un aumento del tessuto vitale". Gli altri pazienti non sono stati sottoposti all'esame perché portatori di dispositivi precedentemente impiantati che interferivano con la procedura.E non è tutto: uno dei pazienti trattati ormai non presenta più alcuna traccia dei due attacchi di cuore che aveva subito prima di partecipare al trial. Gli ecocardiogrammi effettuati nel 2011 e nel 2012 hanno mostrato la sua frazione di eiezione passare dal 38% al 58%: il suo cuore oggi funziona normalmente. "Chi guarda il suo cuore ora non immagina che questo paziente abbia mai avuto un'insufficienza cardiaca o un infarto", dice Bolli. "Stiamo assistendo a quello che sembra essere un duraturo miglioramento della funzionalità", gli fa eco Anversa. I ricercatori hanno in programma di seguire il gruppo di studio per altri due anni e, con un finanziamento, di espandere le loro ricerche. "Se studi più grandi continueranno a confermare i nostri risultati, potenzialmente abbiamo una cura per l'insufficienza cardiaca - conclude Bolli - perché avremo qualcosa che in teoria, per la prima volta, rigenera i tessuti morti cuore".

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