domenica 18 novembre 2012

. Cure primarie. Pubblico/Privato. Confindustria Lazio: "Acceleriamo riforma Balduzzi usando poliambulatori privati"




orso castano : con buona pace di Balduzzi e di certi partiti politici che cianciano verbosamente di primarie , alla fine , mancando i soldi , finira' che nel "pantano  territoriale" dove mille accreditamenti clientelari sono negli anni cresciuti e consolidati, i "privati" prevarranno, grazie anche ai tagli ospedalieri ormai definiti e definitivi. Il resto sembrano pure chiacchiere.
31 OTT - Il pacchetto di misure contenute nel decreto punta infatti “al riordino dell’assistenza territoriale e del sistema delle cure primarie” con la creazione di nuove forme aggregative di professionisti del Servizio Sanitario Nazionale, dotate della strumentazione di base ed aperte al pubblico per tutto l’arco della giornata. “Condividiamo – si legge in una nota - appieno l’obiettivo di favorire un percorso di deospedalizzazione e di rafforzamento dell’assistenza territoriale, ma dobbiamo osservare che con questa impostazione la riforma non solo non ridurrà, ma verosimilmente aumenterà le spese, in primis per creare le strutture polifunzionali”. “In ciò – prosegue - “trascurando” il ruolo che i poliambulatori privati accreditati possono svolgere nel rendere la riforma concretamente realizzabile. Esiste infatti una rete di poliambulatori privati che opera da più di 30 anni in nome e per conto del Servizio Sanitario Nazionale, offrendo servizi altamente qualificati, a basso costo, e con una capillare distribuzione su tutto il territorio nazionale”. “E’ difficile – specifica l’associazione - comprendere la logica che porta alla creazione di nuove realtà, invece di utilizzare una rete di poliambulatori già esistente che assolverebbe a tutte le garanzie di salvaguardia della salute del cittadino, nonché alle esigenze di prestazioni diagnostiche da parte dei medici di famiglia, senza alcun onere per la finanza regionale”.

Chi l'ha detto che la sanità pubblica è (soltanto) un'idrovora che aspira e spreca risorse pubbliche? E come credere che «fare lo stesso con meno» – ovvero garantire gli stessi risultati di salute con meno fondi – sia un «automatismo» scontato come appare nell'equazione delle manovre governative? La Bocconi, "casa madre" del premier Mario Monti, sembra pensarla diversamente. E mette in guardia: «C'è il serio rischio che, alla riduzione degli input, faccia seguito una proporzionale riduzione degli output e quindi della capacità di soddisfare i bisogni». L'equazione bocconiana, insomma, è un'altra: non c'è lotta agli sprechi che tenga, più tagli significano inevitabilmente meno servizi alle persone.È quasi una doccia fredda sulle politiche sanitarie di questi anni che di qui al 2015 hanno operato tagli per oltre 30 miliardi al Ssn, quella che arriva dal rapporto «Oasi 2012» che sarà presto reso ufficiale dal Cergas Bocconi. Il rapporto (di cui il settimanale «Il Sole 24 Ore Sanità» dà ampie anticipazioni) fin dalle premesse non la prende alla larga. E pur senza negare vizi e difetti della sanità pubblica, anzi, mette subito le cose in chiaro: «Il Ssn è già sufficientemente «parsimonioso», spiega Elena Cantù, la coordinatrice del rapporto Cergas. Così risulta da una spesa «sistematicamente» inferiore alle medie Ue. Tanto che a monte dei deficit accumulati, ben 41,5 miliardi, dal 2001 a oggi, stanno cause esogene al Ssn: la montagna del debito pubblico (da sola la spesa per interessi passivi vale i 2/3 dell'intero fabbisogno sanitario) e «l'incapacità del sistema economico di crescere».Insomma, si guardi (anche) altrove. Perché «chiedere sacrifici a un sistema già parsimonioso» rischia di condurre a un punto di non ritorno. ...............Finanziamenti che sono invece «sempre più insufficienti, al punto da innescare il «rischio concreto di intaccare ulteriormente una copertura pubblica già incompleta», tanto più nella versione a ventuno facce del malsano federalismo sanitario di casa nostra. Tutto questo con bisogni di assistenza che cambiano con l'invecchiamento della popolazione che sta rivoluzionano radicalmente i modelli di assistenza, scaricando spese sempre più alte sul welfare sanitario. Due casi sono emblematici. I badanti (774mila) che hanno superato i dipendenti del Ssn (646mila) e le spese che sempre più gli italiani sopportano di tasca propria: il 55% paga da sé le visite specialistiche, con la punto massima del 92% per andare dal dentista. Sebbene poi, in tempi di crisi, proprio nel 2011 per la prima volta la spesa privata abbia fatto segnare un calo (-1%), annotano Patrizio Armeni e Francesca Ferrè.Di qui alla più recente spending review, il passo è breve. E ancora non mancano critiche. Nel mirino anzitutto «la politica dei tagli lineari sui singoli fattori produttivi»: l'accusa è di ignorare che in molte Regioni già molto s'è fatto e che non ci sono grandi spazi per fare di più, in una sorta di miopia politica che trascura gli scarti interregionali, tanto da aver costruito manovre tarate sulle realtà sotto piano di rientro dai deficit, che sono «ormai quasi la metà del Paese». Ecco perché «l'automatismo del fare lo stesso con meno (risorse)» è destinato a crollare.  Ed ecco perché il Cergas Bocconi elenca le sue priorità per traguardare qualità ed efficienza dei servizi. Le innovazioni di prodotto e di processo, l'abbandono dell'idea «illusoria» di governare i processi dal centro, la necessità di chiarire quali livelli di assistenza (i Lea) saranno ancora possibili definendo l'elenco delle priorità da garantire.........

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