venerdì 5 luglio 2013

Il rebus arabo

orso castano : come sempre interessante l'anasi di LIMES. L'Egitto e l'Africa del Nordo vedono il contrapporsi di forze tra loro diverse per ideologia, religione ed interessi economici, speriamo bene. Certo non si puo' piu' parlare di "primavere" arabe, ma di conflitti , speriamo locali, interreligiosi, conflitti che ci dicono che una democrazia di tipo occidentale e ben lontana da questa cultura. Eppure con questi paesi dovremo confrontarci, sono ad untiro di schioppo dalla Sicilia e vedono e vedranno sempre piu' il sud dell'Europa come un riferimento concui confrontarsi ed un parner economico.
Limes

.......Se non vuoi gli islamisti, vai sul sicuro e non far votare il popolo. Se poi il popolo ha votato e rivotato gli islamisti e tu sei abbastanza certo di non poter mai vincere un’elezione, scatena la piazza, accendi la mischia e chiama i militari a scioglierla.

Questa regola, sperimentata nel 1991-92 in Algeria, quando dittatori più o meno utili alla causa occidentale punteggiavano la galassia araba, è confermata oggi in Egitto. Dove il fallimentare esperimento dei Fratelli musulmani, incarnato dal presidente Mohammed Morsi, è stato liquidato per vie brevi dal potere militare, invocato da Piazza Tahrir e dintorni.

Paradosso: coloro che - con qualche ottimismo - consideriamo meno distanti dai valori democratici, si affidano al colpo di Stato per affermarsi sui vincitori - certo non inclini al modello Westminster - di tutte le elezioni più o meno democratiche tenute in Egitto dopo la caduta di Mubarak.

Ma il generale Abdel Fatah al-Sisi, capo delle Forze armate e quindi del massimo conglomerato economico nazionale, non intende intestarsi la responsabilità di un paese ingovernabile. Dal suo cappello ha quindi estratto il presidente della Corte costituzionale, Adly Mansour, cui è stato affidato ad interim il portafoglio di Morsi, in vista della formazione di un altrettanto provvisorio governo che dovrebbe preparare nuove elezioni...................Il campo politico è polarizzato e paralizzato. I Fratelli musulmani, dopo 85 anni di opposizione semiclandestina, si sono rivelati incapaci di convertirsi in forza di governo. Si sono illusi che bastasse vincere le elezioni per governare. E nelle componenti più conservatrici, di cui Morsi è espressione, hanno immaginato di poter non troppo gradualmente imporre la propria agenda al resto del paese.

Quanto alle opposizioni, che vanno dalla sinistra radicale agli ipernazionalisti, dai (pochi) liberali occidentalizzanti agli avanzi (corposi) del vecchio regime - le notizie sulla sua morte si confermano premature - non hanno mai considerato Morsi un presidente legittimo, o con il quale si potesse comunque stipulare un compromesso. Per tacere della galassia salafita, che conta di profittare della sconfitta dei Fratelli per ingrossare le proprie file.

L’eco del golpe egiziano risuona in tutta la regione e nel mondo. Esulta il presidente siriano al-Asad, contro il quale Morsi, in uno dei suoi molti gesti inconsulti, aveva chiamato alla guerra santa. Protesta inquieto il leader turco Erdoğan, finito a suo tempo in galera nell’ultimo “golpe bianco” delle Forze armate kemaliste, vieppiù allarmato dal rimpallo non solo mediatico fra Piazza Taksim e Piazza Tahrir.

E gli americani, che tanto avevano puntato sui Fratelli musulmani allo scoppio delle “primavere”? A Obama va bene tutto, purché sia scongiurato il fantasma dell’ennesima guerra civile, a massacro siriano ancora in corso, che rischierebbe di risucchiare gli americani nei conflitti mediorientali da cui cercano in ogni modo di districarsi, per dedicarsi alla sola priorità: la Cina.

I prossimi mesi ci diranno se dall’intervento delle Forze armate egiziane potrà scaturire la pacificazione fra le principali componenti politico-religiose, islamisti inclusi. Oppure se le opposizioni approdate al governo sull’onda della piazza anti-Morsi e dei carri armati di al-Sisi vorranno continuare nella prassi dei Fratelli, solo a segno rovesciato: il potere è tutto nostro, guai a chi lo tocca.

In tal caso, la reazione violenta degli islamisti frustrati è scontata. Battesimo ideale per l’ennesima leva jihadista.
(5/07/2013)

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