
Tra dicembre 2012 e gennaio 2013, usando un campione di 20 siti web popolari collegati al tema salute, Huesch ha usato dei 'privacy tool' disponibili gratuitamente (software accessori per vagliare i percorsi delle pagine web e la riservatezza garantita ai dati personali) per andare a caccia di elementi esterni su queste pagine. Risultato: tutti e 20 i siti visitati dallo scienziato avevano almeno un 'third-party element', pezzi invisibili esterni inseriti all'interno di una pagina web e potenzialmente in grado di raccogliere informazioni. In media Huesch ne ha trovati 6 o sette. Inoltre, 13 siti presentavano uno o più 'strumenti di monitoraggio', mentre nessun elemento simile è stato rilevato su siti medici strettamente legati a gruppi professionali. Cinque dei 13 siti con 'tracking element' avevano anche permesso l'accesso a 'bottoni' di monitoraggio di social media.
Non solo: le ricerche effettuate sono trapelate a entità 'terze' di monitoraggio da 7 siti. I termini della ricerca non sono 'passati' a siti esterni di monitoraggio solo quando la ricerca è stata fatta su siti governativi o su 4 dei 5 siti dedicati ai medici. "L'incapacità di affrontare questi problemi - si conclude nello studio - potrebbe comportare la perdita di fiducia delle persone nei confronti di questi siti web, e ridurre la volontà di accedere online a informazioni relative alla salute".
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