sabato 24 ottobre 2009

Epifani ed il posto fisso o a tempo indeterminato

da "il Fattto di vener. 23 ott , Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil dì Stefano Feltri In Italia c'è una generazione che ha conosciuto solo il lavoro precario. Il problema vero è che adesso non ha più neppure quello. I precari sono stati i primi a sparire, i più esposti insieme ai lavoratori di 40-45 anni che perdono il lavoro e hanno grandi difficoltà a essere reimpiegati", Guglielmo Epifani incontra "II Fatto" nella sede centrale della Cgil, a Roma, per discutere dell'uscita di Giulio Tremonti sul posto fisso, quando pochi giorni fa il ministro ha detto che "la precarietà in sé non è un valore"....... Segretario, che ideasi è fatto del dibattito seguito all'elogio da parte di Tremonti del posto fisso?..... Si è espresso con parole un po' desuete. Oggi si parla di "posto sicuro", di lavoro "a tempo indeterminato", non di "posto fisso". Il ministro ha comunque una sua fisionomia ormai abbastanza definita, teorizza il primato del pubblico sul privato in campo economico e difende un'idea forte economia sociale e di mercato. In questo quadro ha inserito le parole sulla stabilità del lavoro e sulla qualità della vita, con un riferimento all'enciclica del Papa che pochi hanno notato. Il punto è che non c'è un rapporto tra le parole e i fatti. L'esempio più evidente è la vicenda dei precari nel settore pubblico: Tremonti poteva trovare quelle - poche - risorse che servivano a stabilizzarli, ma non l'ha fatto. Dopo il suo intervento, ho chiesto al governo di aprire un tavolo. Ma subito il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha detto di no. Ma proviamo a prendere sul serio le parole di Tremonti. C'è qualcosa che si può fare, qui e ora, nel mezzo della crisi, per intervenire a favore dei precari? La prima cosa sarebbe appunto stabilizzare i precari della pubblica amministrazione, perché è un'idea di risparmio molto singolare quella che prevede di lasciare disoccupate migliaia di persone a cui lo Stato paga però l'indennità di disoccupazione, come nel caso della scuola: con gradualità si potevano stabilizzare tutti, visto che c'èun ampio turn over per l'età media elevata. Invece questa volontà non c'è perché l'idea è quella diuna riduzione strutturale dell'organico. Poi si dovrebbero riformare gli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro e ridurre il numero di contratti di lavoro atipici, ce ne sono più di trenta. Da questo punto di vista siamo davvero un Paese impresentabile. Di questo avremmo voluto parlare al tavolo, ma il governo non è interessato. Forse perché non ha molto da dire. Ieri Berlusconi ha promesso di nuovo l'abolizione dell'lrap, un'imposta che vale 38 miliardi. Una proposta che, insieme all'elogio del posto fìsso, sembra un tentativo di impostare un dibattito da "dopo crisi". Sacconi ha già detto che non ci sono i soldi. C'è una strategia di comunicazione dietro queste uscita. Il governo si sta segnalando per dire cose che poi non fa, come il ponte sullo Stretto: non stanno partendo i lavori ma si sta solo completando un collegamento ferroviario che andava comunque fatto. Prima hanno detto per mesi che l'Italia sarebbe uscita dalla crisi meglio degli altri, poi hanno spiegato che il problema era solo di fiducia, ma al G20 di Pittsburgh si sono smentiti, sottoscrivendo un documento in cui si diceva che non è ancora tempo di exit strategy perché la crisi occupazionale più grave arriva adesso....... L'autunno, dal punto di vista della disoccupazione, si sta rivelando così duro come si temeva?......... Mentre le Borse ritrovano l'euforia e il sistema bancario italiano si riassesta, nell'economia reale la situazione è sempre più grave. E questo è colpa della lunghezza della crisi: anche chi ha resistito finora senza tagliare i posti di lavoro, ora lo fa. O perché non riesce più a resistere e deve ridurre i costi o addirittura chiudere, oppure perché ne approfitta per ristrutturarsi in modo da essere pronto ad agganciare la ripresa. La Confindustria prima ha approvato la Finanziaria, poi ha iniziato a dire che non era sufficiente. Ed è abbastanza chiara la ragione: le imprese hanno fatto capire che non ce la fanno più. Nel settore metalmeccanico siamo al 72-73 per cento della produzione dello scorso anno e questo non può che avere ripercussioni pesanti sul lavoro. Il14 novembre la Cgil sarà in piazza a Roma, con una manifestazione....... Qual è il vostro obiettivo? Cosa chiedete? ......E' una manifestazione nel senso etimologico del termine: manifestare la permanenza della crisi. Vogliamo riportare l'attenzione sulla crisi e questa esigenza è tanto più forte ora che si assiste ai diversi tentativi del governo di parlare d'altro. Poi ci sono situazioni riguardo alle quali il governo deve dare una risposta chiara. Prendiamo il settore dell'auto: serve politica industriale, se il governo decide di investire, anche attraverso gli incentivi, qualcosa in un settore lo può fare, ma deve ottenere garanzie occupazionali dalla Fiat, soprattutto ora che ha presentato dei buoni conti trimestrali. Domenica ci sono le primarie del Partito democratico. Dopo, forse, il partito sarà in grado di occuparsi meglio di questioni diverse dagli equilibri interni. Cosa può fare, sulla crisi, l'opposizione? Finora ha fatto qualche battaglia, anche con noi. Ma deve ritrovare un legame con il territorio, deve andare nelle fabbriche che chiudono. Se non lo fa e gli unici gazebo che gli operai vedono sono quelli della Lega, non ci si può stupire se poi votano da quella parte. In questo momento non si può fare un partito leggero o si consumerà il divorzio definitivo tra sinistra e mondo del lavoro. E questo sarebbe contrario alla sua essenza e tradizione. orso castano: ha ragione Epifani , il disagio sociale aumenta e chi lo soffre e' alla disperata ricerca di punti politici di riferimento , resta da chiedersi perche' un partito che arriva da una tradizione di difesa delle classi piu' deboli si sia allontanato pericolosamente da questa strada inseguendo indicatori come "fluidita'" e leggerezza".....

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