mercoledì 5 giugno 2013

Squinzi: distrutto 15% base produttiva. A rischio manifatturiero


Roma, 5 giu. (TMNews) - Dall'inizio della crisi abbiamo distrutto il 15% della base produttiva industriale e rischiamo di vedere ulteriori defezioni se non invertiamo subito la rotta, ma ce la possiamo fare". A lanciare l'allarme è il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiudendo i lavori del seminario del Csc durante il quale è stata data l'allarmante cifra sul manifatturiero a rischio sopravvivenza: quasi 55mila imprese del settore hanno chiuso i battenti a causa della crisi nel quadriennio 2009-2012.
"Siamo ancora la seconda potenza industriale europea, la settima al mondo - ha ricordato Squinzi - con oltre il 3% di quota sulla produzione industriale mondiale: è un risultato conseguito con fatica e dobbiamo difenderlo a tutti i costi". Secondo il leader degli industriali "abbiamo grandi potenzialità su cui puntare".
Nel solo manifatturiero le aziende attive nel 2012 erano quasi il 5% in meno di quelle attive nel 2009. A fotografare l'impatto della crisi sulle aziende italiane è il Centro Studi di Confindustria negli "Scenari Industriali". Inoltre ogni giorno spariscono 40 imprese manifatturiere, ha sottolineato il vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi, Fulvio Conti, aprendo i lavori del seminario del Csc. In questo contesto di crisi oltre mezzo milione di lavoratori del settore manifatturiero hanno perso la propria occupazione a causa della crisi nel periodo 2007-2012. E altra manodopera rischia di perdere il lavoro.
"La produzione industriale - ha ricordato Conti - è crollata del 25% in media e in alcuni settori di oltre il 40% dal picco pre crisi, primi mesi del 2008, con circa 40 imprese manifatturiere che che spariscono ogni giorno. In questa crisi la caduta di occupati nel manifatturiero ha già raggiunto le 539mila persone (2007-2012)", ha spiegato il direttore del Csc, Luca Paolazzi, aggiungendo che si tratta di "un bilancio provvisorio perchè questa recessione non è ancora finita".Gli economisti di Confindustria hanno calcolato che la crisi ha già causato la distruzione di oltre il 15% del potenziale manifatturiero italiano, con una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%)."A metà 2013 - ha avvertito il Csc - la manifattura italiana è in condizioni molto critiche. Le due violente recessioni hanno determinato una caduta così profonda e prolungata dei livelli di attività da mettere a repentaglio decine di migliaia di imprese". Se nel primo trimestre dell'anno in corso il Pil è risultato inferiore dell'8,6% al picco pre-crisi, la produzione industriale, secondo le stime del Csc, è quasi del 25% più bassa, con diversi settori che registrano flessioni anche superiori. Inoltre la stretta creditizia mette a rischio di fallimento anche le aziende sane.L'associazione guidata da Giorgio Squinzi chiede, dunque, di "rompere il circolo vizioso recessione-credit crunch e sviluppare canali alternativi di finanziamento". Secondo gli economisti di viale dell'Astronomia "il credit crunch che ha colpito in particolare l'industria, minaccia la sopravvivenza di un numero sempre più vasto di imprese". I prestiti bancari erogati alle imprese si sono "fortemente ridotti": a marzo 2013 lo stock di prestiti era inferiore del 5,5% rispetto al settembre 2011 e "corrispondente ad una perdita di 50 miliardi di euro". Secondo il Csc "la perdita di prestiti lascia un vuoto difficile da colmare, data la storica rilevanza del canale bancario per le imprese". Inoltre, "la carenza di liquidità e finanziamenti è attualmente uno dei principali ostacoli per l'attività economica, specie per le piccole imprese. Mette a rischio di fallimento anche aziende sane".

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