giovedì 27 giugno 2013

diabete, la nuova cura è un vaccino a base di Dna

orso castano : i progressi nel campo medico sono sorprendenti . Continuano ininterrotti quasi quotidianamente. Fermo al palo  il miglioramento della comunicazione umana. A fronte di mezzi sempre piu' veloci e capaci di veicolare in tutto il mondo in tempo reale una massa di informazioni un tempo impensabile , resta una difficolta' cognitiva ad utilizzare in positivo ed in maniera flessibile le informazioni stesse. Si assiste allo svilupparsi di una pluralita' di modelli di lettura e di uso delle informazioni, modelli che non riescono ne' a dialettizzarsi tra loro ne' ad uscire dall'ambito specialistico in cui paiono incapsulati;: da quello scientifico biologico ed ingegneristico, dove le informazioni vengono "bruciate" con una velocita' impressionante, a quello della comunicazione dove le informazioni modificano con lentezza, a volte esasperante la flessibilita' del pensiero stesso e la sua capacita' di allargare l'orizzonte della cultura per includere nuovi modelli di lettura dell'essere umano. Paradossalmente piu' diventa potente la disponibilita' degli strumenti comunicativi e piu' diventa stereotipato e meno flessibile il pensiero stesso. Forse un aumento dell'esercizio speculativo e filosofico potrebbe modificare questa tendenza ma la pressione dei vari media informativi cattura l'attenzione ed impedisce questa operazione o, quanto meno, la rende piu' difficile.
Niente più iniezioni giornaliere di insulina, ora chi deve convivere con il diabete di tipo 1 ha una nuova speranza: il vaccino a base di Dna messo a punto da un gruppo di ricercatori californiani coordinati da Lawrence Steinman, esperto della School of Medicine dell'Università di Stanford (Stati Uniti). I risultati delle prime sperimentazioni cliniche, pubblicati su Science Translation Medicine hanno infatti dimostrato che questo nuovo metodo migliora la produzione di insulina e contrasta la risposta immunitaria che, distruggendo le cellule del pancreas, porta allo sviluppo di questa forma di diabete.
 Il vaccino, spiega Steinman, “spegne una risposta immunitaria, piuttosto che accendere risposte immunitarie specifiche come puntano a fare i vaccini tradizionali contro, ad esempio, l'influenza o la polio”. Per farlo utilizza un frammento di Dna contenente una versione modificata della proinsulina, la proteina che scatena la reazione immunitaria anomala che porta al diabete di tipo 1. L'iniezione di questo Dna riesce ad attivare un segnale antinfiammatorio diretto proprio contro gli elementi del sistema immunitario che aggrediscono le cellule pancreatiche.
 La ricerca ha coinvolto in totale 80 pazienti che, suddivisi in gruppi di 4, hanno ricevuto per 12 settimane dosi diverse del vaccino o un placebo e ha previsto di analizzare campioni di sangue prelevati prima del vaccino, a 5 e 15 settimane dall'inizio della somministrazione e 6, 9, 12, 18 e 24 mesi dall'inizio del programma vaccinale. Sono stati, così, dimostrati i benefici del vaccino sia per quanto riguarda i livelli di insulina, sia nella riduzione delle cellule immunitarie dirette contro le cellule del pancreas che la producono.
 Ora dovranno essere condotti studi più ampi che confermino l'efficacia di questo nuovo approccio terapeutico che, qualora dovesse confermare i suoi benefici, potrebbe diventare il primo vaccino a base di Dna a ricevere l'approvazione da parte delle autorità sanitarie.
di Silvia Soligon (27/06/2013)

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