martedì 4 giugno 2013

BICAMERALE: SEMIPRESIDENZIALISMO, IN EUROPA 10 MODELLI E WEIMAR

 orso castano : e' un passaggio molto delicato, la democrazia e' a rischio e non si puo' giocare . Pesi e contrappesi sono determinanti. C'e', come dice Napolitano il tempo per fare seriamente e bene?

Roma, 4 giu. (Adnkronos)- Semipresidenzialismo si': ma quale. In Italia la partita in bicamerale, Parlamento, dottrina si apre ora. E non e' affatto detto che si concluda con un risultato. In Europa, invece, sono ben 20 gli Stati con forma di governo semipresidenziale.
Inizio' la Francia di De Gaulle fra il 1958 (elezione indiretta del presidente tramite grandi elettori) e il 1962 (prima elezione a suffragio universale e diretto). Seguita nei successivi 40 anni da altre venti nazioni europee: Austria, Bulgaria, Finlandia, Irlanda, Islanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovenia. Prima di De Gaulle una sola altra Costituzione semi-presidenziale: quella di Weimar che combinava all'elezione diretta del presidente una Camera eletta con un sistema proprozionale purissimo. La caratteristica del sistema semipresidenziale e' di essere a meta' strada fra il presidenzialismo (dove il capo dello Stato eletto direttamente e' il capo dell' esecutivo senza vincolo fiduciario con il Parlamento, modello Usa) e la forma di governo parlamentare (dove invece e' il Parlamento, e non il popolo, a legittimare l'esecutivo: l'attuale sistema italiano). In teoria, dunque, la 'cartina di tornasole' per classificare un sistema semipresidenziale e' nei poteri attribuiti dalla Costituzione al presidente eletto direttamente rispetto al Parlamento e al governo.
L'esperienza di questi 40 anni di semipresidenzialismo nei dieci paesi europei, invece, dimostra che a fare la differenza fra i diversi modelli sono stati piu' di ogni altra cosa il sistema politico e quello elttorale con cui il semipresidenzialismo si e' combinato. E cosi', ad esempio, si va dal ''fortissimo'' presidente russo o da quello francese quando il capo delo Stato coincide con il leader della maggioranza (non c'e' coabitazione), al modello 'intermedio' portoghese, a quello considerato 'soft' dell'Austria, dove il presidente svolge un ruolo essenzialmente di garanzia
'FORTE' IN RUSSIA, MEDIO IN PORTOGALLO, 'SOFT' A VIENNA
(Adnkronos) - Anche in questi casi, pero', molto dipende dal sistema politico-elettorale. Il modello portoghese, infatti, e' considerato 'intermedio' perche' per molti anni i socialisti hanno governato il Paese coabitando con la presidenza del generale Eanez.
Cosi' come il modello 'soft' di Vienna (proposto da noi da tempo dal presidente del Senato Nicola Mancino) e' il frutto del sistema politico austraico. Dove la consociazione di governo fra socialdemocratici e liberali ha prodotto un'alternanza incrociata fra i due partiti alla guida del governo e della nazione. Con la figura di un 'presidente-garante' per prima cosa del patto fra i due partiti.
Tanto basta per dire che anche in Italia, la partita sul semipresidenzialismo sara' giocata soprattutto sul sistema elettorale e, di conseguenza, sul sistema politico che esso andra' delineando. La proposta di Salvi approvata dalla bicamerale come testo base si ispira, per esplicito riconoscimento del relatore, al sistema francese: attenuato nei poteri del presidente e rafforzato in quelli del Parlamento e della sua maggioranza di governo. Nulla dice sul sistema elettorale per il Parlamento. Mentre il doppio tunro con ballotaggio a due e' esplicitamente previsto per il presidente.

NEI POLI GUERRA APERTA SUI DUE TURNI, PAROLA AI TRE LEADER
(Adnkronos) - Nella plenaria di oggi, D'Alema ha gia' detto che per lui un semipresidenzialismo non collegato al doppio turno di collegio e al maggioritario e' ''un pericolo per la democrazia''. Dunque, non ci mettera' la firma. Mentre solo ieri l'assemblea dei bicameralisti Sd aveva ipotizzato l'astensione sul semipresidenzialimso qualora la procedura di voto lo avesse consentito.
La partita nella maggioranza sara' durissima. Semipresidenzialista e' solo Ri. Ppi, Verdi e Prc non sono solo ostili a ogni forma di presidenzialismo, ma insieme a Ccd (Casini lo ha reso esplicito nella sua dichiarazione di voto in bicamerale), Cdu e una minoranza in aumento in Fi hanno gia' dichiarato guerra aperta al doppio turno di collegio.
Dunque accordo a tre Fini-D'Alema-Berlusconi sul doppio turno o fallimento? ''Non c'e' dubbio -profetizza Giorgio Rebuffa- che potra' andare solo cosi': accordo a tre sui due turni o salta tutto. Il treno oggi e' partito e noi non intendiamo fermarci...''.

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