mercoledì 14 agosto 2013

femminicidio, omofobia, bullismo, razzismo oppure caduta del valore della vita umana, della "ragione degli altri"

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orso 
castano: non convince del tutto la spiegazione che lo psichiatra Di Giannantonio ci propone . Possesso, gelosia, poca autostima, sonom solo a conseguenza psicologica di un comportamento prevaricatorio e piu' diffuso: femminicidio , bullismo e cyberbullismo, omofobia, sfruttamento pornografico dei minori, razzismo rinascente verso i diversi per razza , hanno , a mio avviso, un comune denominatore : una cultura sempre piu' diffusa  della predazione, della violenza come strumento per raggiungere i propri scopi, sia da parte del gruppo-branco che dell'individuo. Il rapinatore che uccide la vecchia gioielliera per un misero bottino, mostra un disprezzo per il valore dellaq vita umana, i compagni di scuola del ragazzino omosessuale che restano indifferenti rispetto al suicidio del loro compagno , i vecchi maltrattati nei ricoveri per anziani, idem i minori. il marito geloso che ammazza la moglie di fronte ai figli piccoli; questi fenomeni potrebbero avere un comune denominatore , una "fluidita'" nel sistema di valori , una grave , superficiale considerazione del valore della vita umana , un considerare "gli altri" oggetti e non essere umani. Abbiamo dimenticato, la nostra cultura ha dimenticato la profondaa lezione che l'esistenzialismo ha dato, lezione ripresa , su altro versante , dalla religione cristiana. Sottovalutare il problema della caduta dei valori e psicologizzare a tutti i costi un fenomeno cosi' impressionante non ci aiuta a capirlo ed a cercarne le soluzioni. E' un tema centrale che riprenderemo


..........“Possesso, gelosia e mancanza di autostima – per l’esperto – sono i tre fattori psicopatologici, che descrivono il profilo del potenziale assassino. Non si tratta di una persona malata di una qualche patologia psichiatrica, ma di soggetti predisposti, che di fronte a situazioni scatenanti possono compiere atti estremi”. I tre punti ‘chiave’ che possono far scattare questi comportamenti estremi sono dunque, spiega, “il possesso: l’uomo crede che la donna sia un oggetto nella sua assoluta disponibilità e non ne accetta il rifiuto; la gelosia, che divampa perché il no fa subito pensare che sarà un altro a possedere quella donna; la mancanza di autostima. Nell’uomo che non ha alcuna sicurezza di se stesso, trovarsi in situazioni che mettono in dubbio la propria identità, il proprio essere maschio, può scatenare reazioni estreme che sfociano in comportamenti estremi”.
Dello stesso parere anche la presidente della Commissione Giustizia Giulia Bongiorno, che parla di ‘radici’, peraltro molto profonde da estirpare: la donna, la ex gli appartiene e dunque la uccide per questo, o nel caso di ex, appunto, la insegue per riappropriarsi di qualcosa che reputa, nonostante tutto, suo.
“Prevenire la violenza è la soluzione migliore”, spiega Bongiorno, che con Michelle Hunziker ha fondato l’associazione Doppia Difesa. Parlando poi della legge anti- stalking (si “Gente” di sabato scorso, ndr), che certo offre alcuni strumenti efficaci in questo senso, prevedendo, infatti, che prima ancora di sporgere querela la vittima possa chiedere l’intervento del questore, mette però in guardia e avverte: “una legge da sola, anche se perfetta, non basta, perché, appunto, la violenza e’ molto spesso espressione di discriminazione”, nasce, come si diceva da radici profonde, che non possono essere estirpate da una legge. “A complicare ulteriormente la situazione, il fatto che alcune donne quando lasciano un compagno nutrono un senso di colpa che le induce a giustificare certe manifestazioni di violenza”, continua Bongiorno, aggiungendo che “Ci sono donne che si rassegnano alla violenza. So perfettamente che denunciare non e’ facile, soprattutto quando e’ in atto una convivenza”.”Molte donne subiscono per anni perché hanno il terrore di non ricevere un aiuto adeguato dallo Stato. Molte ci chiedono: ‘Dove vado se lo denuncio?’. Nonostante questi timori, però, la via da percorrere – afferma Bongiorno- è senza dubbio quella della denuncia. Non vedo alternative”. “Le donne devono rendersi conto che la rassegnazione non attenua, tanto meno sconfigge, la violenza. Anzi -sottolinea Bongiorno – troppe sono state massacrate in attesa che il partner cambiasse atteggiamentola dimostrazione più efficace che il silenzio e’ la peggiore delle soluzioni”.
Il tema della violenza contro le donne ha tenuto banco questo fine settimana anche a Brindisi, in occasione del convegno ‘La donna tra scrittura e violenza’, promosso dall’Associazione Progetto per la Vita, che ha registrato tra le/gli altre/i, la presenza della sottosegretario alla Giustizia Elisabetta Casellati, che ha definito il  dibattito offerto dall’incontro, uno stimolo a riflettere sull’incrocio di due mondi: la comunicazione e l’universo femminile. La scrittura e la parola non sono, di per sé, né violente, né salvifiche, né buone, né cattive, tutto dipende dall’uso”, ha detto la Sottosegretaria. Citando poi Olympia de Gouges, autrice della ”Dichiarazione dei Diritti della Donna”, Simone de Beauvoir e Carol Pateman, Casellati ha voluto mettere in luce l’annosa questione dell’ effettiva uguaglianza tra i sessi. ”Se la globalizzazione è un fatto rivoluzionario, non è una rivoluzione che riscatta la condizione femminile –  afferma la Sottosegretaria – e, per quanto in Italia la situazione sia migliore che altrove, c’e’ ancora molto da fare. La scrittura può essere uno strumento di contrasto alla discriminazione quanto alla violenza, ma non possiamo ignorare che, a tutt’oggi, 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali, ma le denunce sono soltanto il 7,3%”.
La legge del 2009 contro il reato di stalking, che mira a prevenire e a punire i comportamenti violenti e persecutoria fatto registrare finora 5200 e le Forze dell’Ordine hanno già eseguito oltre 1000 arresti.  La prova provata, per Casellati, che ”Solo attraverso la testimonianza, la consapevolezza e la comunicazione si giunge alla denuncia”.
(Delt@ Anno VIII, n. 149 del 12 luglio 2010)

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