giovedì 15 agosto 2013

narcisismo e fluidita' dei valori : e' l'imbocco del sentiero della violenza autoritaria

Intestazione della pagina
orso castano : ovviamente l'articolo deli Annali va letto e penasto integralmente, ma al dila' delle speculazioni che differenziano Dilthey da Heiddeger , quello che  va sottolineato e' che ogni soggetto vive , interpreta, ricostruisce il mondo , cioe' e' una "ricostruzione "storica " unica del mondo. Ricostruzione irripetibile , che ci deve spingere alla sua comprensione. La nostra cultura purtroppo tende alla massificazione consumistica , ad una "fluidita'" dei valori, o meglio ad una spinta all'antemento della coesione sociale , ad una "falsa" e "narcisistica" costruzione dell'IO e dei suoi valori ,  che contrasta con una crisi economica globale che richiederebbe ben altra coesione e ben altri valori. Il soggetto , sopratutto quello piu' debole e senza forza contrattuale, perde consistenza, si reifica, diventa un oggetto da consumare, si colloca all'interno della costellazione narcisistica del piu' forte. Sul piano politico questo e' molto pericoloso: e' l'inizio del sentiero che potrebbe portare ad una societa' autoritaria che risolva il bisogno di ordine e di fine del "caos" sociale. Occorre porre un freno , e subito, a questa pericolosa "fluidita" dei valori.    

.......................continuità e unificazione della vita individuale nel processo storico. Come intreccio tra individuo e mondo, poiché,sottolinea Dilthey,noi siamo aperti alla possibilità che il senso ed ilsignificato sorgano solo nell’uomo e nella sua storia. Ma non nell’uomo singolo, bensì nell’uomo storico. Perché
l’uomo è un essere storico Nella riflessione diltheyana, concepire l’individuo come «essere storico» significa che la legge della continuità tra il mondo e la vita individuale si estende, chiaramente, oltre ilsingolo Erlebnis al fine di gettare dei ponti e delle trame di relazioni verso esperienze storiche transindividuali. Questo intreccio tra esperienza vissuta e esperienze transindividuali concepisce l’uomo come sistema universalizzabile, eccede il pronome personale «io» e va oltre i confini della sua coscienza attuale. Pertanto, l’idea di continuità e vita individuale ha la funzione di mantenere strettamente connessi non solo la trama dei sentimenti e delle singole azioni dell’individuo (già uniti nella struttura dell’esperienza vissuta), ma anche la continua accumulazione di esperienze transindividuali. Ma a questo punto sorgono alcuni legittimi interrogativi sul piano della
comprensione dell’esperienza storica che direttamente «vissuta» non è.In che modo ilsoggetto supera l’orizzonte coscienziale della sua individualità? In che modo esso coglie la pienezza dell’esperienza che si manifesta, non solo nel contesto dell’esperienza vissuta, ma, anche, in quello degli Erlebnisse che lo precedono e che lo seguono? Per rispondere a questi interrogativi è necessario approfondire la concezione della struttura dell’io individuale. L’essere umano è un soggetto in trasformazione continua. È un sistema aperto che non si limita alla comprensione dell’io attuale, poiché questo deve essere continuamente integrato da immagini che provengono dagli oggetti e dalle testimonianze storiche. Detto in altri termini: l’esperienza storica e quella spirituale si intrecciano costituendo, così, un’unità coerente e secondo il presupposto di un sistema mai chiuso e continuamente aperto all’innovazione. L’individuo non è portatore di predicati personali poiché esso è già intessuto con il mondo. È aperto alla storia. L’individuo, afferma Dilthey, è «diverse persone» A questo punto è chiaro il rapporto esistente tra individualità e universalità, tra l’esperienza vissuta e l’esperienza transindividuale. L’individualità relativa che si fonda sull’Erlebnis, il terreno più sicuro da cui considerare la realtà, è sempre pensata in direzione della sua possibile universalità. .....Da questa prospettiva deriva una conseguenza importantissima: la «soggettivazione» del mondo esterno, ovvero la sua configurazione in analogia con l’individualità e, di conseguenza, la sua costituzione storica. L’intento di Dilthey non è quello di definire il rapporto tra soggetto e oggetto in termini kantiani come rappresentazione del mondo. All’opposto la realtà del mondo è data come oggetto di esperienza, nella volontà e nella struttura istintuale del soggetto.Fondare la realtà del mondo nell’esperienza vissuta, e quindi non tanto nella dimensione rappresentativa quanto nella struttura della volontà e delsentimento, è un procedimento che se, da una parte, assume la prospettiva cartesiana per collocare l’individualità nell’orizzonte dell’evidenza esistenziale, dall’altra se ne distacca poiché nella Lebensphilosophie di Dilthey non c’è spazio
per una concezione che considera il mondo esterno come realtà separata dal
soggetto. Dilthey, in risposta a Cartesio, che concepisce il mondo esterno come
un dato di fatto trascendente e separato dall’io ,sente la necessità di raggiungere un concatenamento delle rappresentazioni. Nella duplice esigenza di controbattere la considerazione kantiana del mondo in termini di rappresentazioni e di criticare le dottrine che sostengono la teoria dell’immediata datità del mondo
esterno, Dilthey affronta la questione gnoseologica della realtà con l’analisi del
modo in cuisoggetto e oggetto si costituiscono in unità, pur essendo espressioni di realtà diverse. Tra l’individuo singolo e il mondo esterno si articolano delle relazioni che è possibile cogliere in questo passaggio:
dal mondo esterno, il giuoco distimoli causa sensazioni, percezioni, rappresentazioni; […] poi viene esperito il valore di questi sentimenti per la propria vita […]infine, la forza ispirata daisentimenti e dai moti della volontà agisce nuovamente verso l’esterno In queste parole di Dilthey è possibile cogliere l’elusione soggettivistica e intuitiva dell’individuo e si sottintende la connessione tra un soggetto vivente e
un mondo dinamico che esercita la propria efficacia. ........................



Social cohesion in decline



Picture credit: Charles Roffey

Social cohesion in the UK has declined in comparison with other European nations, according to new evidence published today.
The study, Cohesion Radar: Measuring Common Ground suggests a loss of trust in the UK’s political and social institutions is the major cause of the drop. UK citizens also tend to have a lower level of national pride than people in other parts of Europe.
In previous studies, the UK featured among the top-scoring nations for its residents’ strong social relationships, sense of connectedness, and focus on the common good, along with the Scandinavian countries.
Now it has fallen into the middle group, alongside France, Spain and Belgium. The lowest group includes most Eastern European countries and some Mediterranean countries.
The study, which compares 34 EU and OECD countries, compares trends over the past 25 years and is based at the Bertelsmann Stiftung and Jacobs University in Bremen, Germany.
The study also suggests that despite the ‘Big Society’ push, levels of civic participation fell  in the UK between 2009 and 2012.
National pride
But despite its low score in the ‘identification’ category – based on a sense of nationhood and national pride – the UK is still strong in many areas, the research finds.
A sense of solidarity and helpfulness has been growing among UK citizens since the late 1980s, it says. The UK has strong social networks and its people tend to trust each other. They are also more accepting of social diversity than the people of other nations.
On the whole the UK’s profile is most similar to that of Germany, Belgium, and the Netherlands, all of which are above average in many categories but show a very low levels of national pride.
Those living in countries with high levels of social cohesion are likely to enjoy a greater sense of well-being, according to the researchers.
“With its long history as a destination country for immigrants the UK can serve as a good example for the study’s finding that a high level of ethnic and religious diversity is not necessarily detrimental to social cohesion,” they conclude.
Economic wealth, an even distribution of income levels and a knowledge-based economy are all strong factors which help to promote social cohesion, according to the study.
It breaks the concept into three dimensions – social relationships, connectedness, and focus on the common good, each of which are split again into three measurable components.

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