domenica 22 aprile 2012

front de gauche en France et en Europe

 orso castano : non c'e' che dire "speriamo" che Holland  tenga fede agli impegni, che , se non appaiono "rivoluzionari" pure sono un chiaro segnale di svolta che contrasta lapolitica di tasse x tasse sui piu' deboli seguita da sarkossy+ Merkel , che rafforza solo la finanza e non il mondo del lavoro (operai + PMI) . Fatto che sta avviando l'Italia verso la  Grecia.Certo e' che l'unificazione delle forze del lavoro nell'intera Europa con un'alleanza strategica con le PMI e' fondamentale per una crescita economicca che faccia uscire la stessa Europa dalla sudditanza dagli USA e dai Paesi emergenti (anche attraverso il ricatto energetico; si ricordi che il governicchio tecnicistico-destrorso  dell'uomo del loden nostrano non ha ancora elaborato un piano energetico che renda il nostro paese autonomo , come invece stanno facendo negli USA) che i padroni della finanza internazionale stanno ad arte creando.


............La patrimoniale. Proprio il candidato del PS ha lanciato la proposta, che in Italia avrebbe scatenato un putiferio e che invece in Francia anche dai media conservatori è stato accolta con interesse, di una superpatrimoniale del 75% su tutti i guadagni oltre 1milione di euro. Solo lo 0,1% della popolazione attiva dovrebbe essere toccata da questa tassa, che per le casse dello Stato significherebbe un guadagno sui 250 milioni di euro. Ma l’effetto simbolico è enorme: “Accettare di pagare un’imposta supplementare per aiutare il Paese a rialzarsi è un modo per essere patriottici” è stato il suo monito. Il programma essenziale di Hollande contiene “60 impegni per far rialzare la Francia” Al primo posto c’è il “rilancio della produzione, dell’occupazione e della crescita”, con la nascita di una Banca pubblica per gli Investimenti e un programma di “riconversione ecologica ed energetica dell’industria e lo sviluppo di nuove tecnologie e dell’economia digitale”. Quindi, una politica per favorire l’occupazione attraverso sgravi fiscali alle imprese e aiuti pubblici per le aziende che intendono investire in Francia. Non solo, ma anche una dura scure su quelle imprese francesi che hanno delocalizzato in altri paesi, punendole fiscalmente (a questo scopo verrebbe fatto divieto di cessare le attività produttive se non c’è una società pronta a rilevarle). Una distinzione verrebbe operata sui proventi reinvestiti e sui dividendi distribuiti agli azionisti, oltre ad introdurre una diversa tassazione societaria: 35% per le grandi, 30% per le piccole e medie, 15% per le piccolissime. Forse per questi suoi propositi, Hollande è ben visto da una buona parte del mondo imprenditoriale, tanto da essersi attirato le critiche dei “Sarkozysti” che lo hanno definito “amico spalleggiato dal grande capitale”. In realtà, durante il governo di Sarkò, i “grandi ricchi” di Francia hanno ottenuto benefici fiscali di tutto riguardo: dalla riduzione delle tasse di successione allo sconto fiscale di circa 45 miliardi di euro in 5 anni e alla possibilità per 2 mila di loro di godere di una tassazione di favore, esportando capitali in Svizzera. La riforma fiscale di Hollande comprende inoltre l’aumento dell’aliquota dal 41% al 45% sui redditi oltre i 150 mila euro l’anno e l’aumento al 15% delle imposte sugli utili delle banche. Per le banche verranno prese misure contro il ricorso ai “paradisi fiscali”, si attuerà il blocco dei “prodotti tossici”, mentre verranno abolite le stock-options e verranno regolamentati i “bonus” dei supermanager. Verrà introdotta una tassa su tutte le transazioni finanziarie, sul tipo della FTT, auspicata anche per il resto dell’Unione, così come la creazione di un’Agenzia Europea di Rating, per contrastare lo strapotere di Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Infine, riduzione dei costi per le operazioni bancarie, le tenute dei conti e del credito al consumo.
Welfare, “Beni comuni”. Farà certo discutere, in epoca di tagli al welfare state e di rincorsa mondiale all’innalzamento dell’età pensionabile (misure auspicate anche dal Fondo Monetario Internazionale), il proposito del leader socialista di riportare invece l’età pensionabile dagli odierni 62 ai 60 anni (con 41 anni di contributi), la creazione di oltre 2 milioni di nuovi alloggi popolari (mettendo a disposizione gratuitamente i terreni di proprietà statale), affitti “calmierati”per gli studenti, la creazione di 150 mila posti di lavoro per i giovani, specie dei “quartieri difficili”, e 60 mila assunzioni nella scuola, martoriata dai tagli di Sarkò. C’è poi l’idea “rivoluzionaria” di bloccare il prezzo della benzina per almeno 3 mesi, “mettendo le compagnie petrolifere di fronte alle loro responsabilità”. Verranno mantenuti gli statuti di bene pubblico per le società controllate in parte dallo stato come: EDF, elettricità, SNCF, ferrovie, La Poste, ecc…Ma non solo, Hollande, se eletto, chiederà all’Unione Europea di adottare una direttiva “sulla protezione dei servizi pubblici essenziali”, di ridiscutere il Fiscal Compact, vero “nodo scorsoio” iperliberista, per sostituirlo con un “Patto di responsabilità, gouvernance e crescita per uscire dalla crisi e dalla spirale dell’austerità, privilegiando lo sviluppo e l’occupazione, modificando in questo senso il ruolo della Banca Centrale Europea, creando le Euro-obbligazioni”
.Riduzione dal 75% al 50% della dipendenza dall’energia atomica entro il 2025 e introduzione di tariffe progressive per le bollette di acqua, elettricità e gas, anche “al fine di far uscire dalla precarietà energetica 8 milioni di francesi”. Riforma del sistema ospedaliero e sanitario “per mettere fine all’assimilazione con l’assistenza privata”, riducendo anche gli onorari dei medici, il prezzo delle medicine e la fiscalità sanitaria.

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