domenica 17 giugno 2012

interveniamo sullo stress psicosociale ( DSM 4 TR, asse 4)


Una proposta di intervento sullo stress psicosociale nosograficamente incluso nell'asse 4  del DSM 4 TR , asse e disturbi che richiederebbero uno spazio specifico sullo stress, in un momento sociale in cui lo stress per problemi di precarieta', disoccupazione , mobbing, burn out , ed atri gravi problemi e' molto, molto marcato. Ma i Soloni nazionale della Psichiatria, docenti e responsabili vari , poltronaticalcarei sembrano fortemente distratti. Per loro esistono solo schizofrenia e depressione grave. La prevenzione secondaria sullo stress evidece based  e sull'esordio depressivo non esiste. Eppure hanno il potere burocratico dato dai manager della sanita', a loro volta di nomina politica , o meglio della vecchia nomenclatura politica  che non vuole nuove elezioni , che non ha piu' alcun consenso nel paese e che vuole continuare a distribuire posti e strapuntini di basso potere clientelare pur di continuare ad avere soldi dallo stato, cioe' dai cittadini sempre piu' "sudditi" , schiavi tartassati e sotto il tallone di persone che ormai non li rappresentano piu' e che li sgovernano pensando , come le cronache ci documentano, al portamonete

Sportello,  nelle strutture ospedaliere, sullo stress  psicosociali e disturbi organici correlati
Per la prevenzione secondaria dei disturbi psichiatrici , per un intervento sull'esordio dello stress psicosociale
Stress psicosociale
Il concetto di stress psicosociale si riferisce a quel complesso di stimoli interni ed esterni che per il soggetto sono significativi, quali l'abbandono, la perdita di familiari, i cambiamenti di lavoro etc. Quando sono vissuti come minaccia, danno origine a meccanismi difensivi e concomitanti fisiologici quali il modificare qualita'  ed intensita'  delle emozioni, il precipitare in un processo somatico patologico ed il mettere in moto i meccanismi difensivi dell'Io. Gli  Stress ambientali, danno risposte neuromuscolari vegetative e neuroumorali. La risposta dell'organismo allo stress ha valore di conservazione, ma se viene mantenuta troppo a lungo si avranno risvolti negativi. Chiedere aiuto ad un terapeuta, avere un ascolto ed una risposta psicologica alla situazione di forte disagio.
La persona sotto forte stress ha una grossa incapacita'  di descrivere con parole i propri sentimenti. Si ritiene che gli stimoli delle pulsioni non giungano a livello corticale, ma vengono elaborate a livello talamico. 
Il paziente con stress e' paziente tendenzialmente psicosomatico. Alcuni psicoanalisti, per spiegare la diversa reazione dei pazienti agli eventi stressanti, ipotizzano che per un precoce disturbo di relazione con la madre, chi sviluppa un forte stato di stress non ha sviluppato la capacita'  di formulare sentimenti, o di sviluppare fantasie, per gratificare pulsioni istintuali, quindi il sintomo psicosomatico sarebbe la conseguenza di una mancata capacita' di fantasia. Fantasie che sono l'origine protettiva contro il pericolo che il corpo si ammali.
La nosografia del DSM4 TR (attuale nosografia psichiatrica piu' utilizzata) e' , come noto multiassiale . Tralasciando gli altri assi osserviamo che l'Asse 4 riporta l'elenco dei problemi psicosociali ed ambientali che di per se possono dar luogo ai disturbi prevalentemente depressivi, d'ansia e somatoformi, ma che possono anche influenzare il trattamento, la diagnosi e la prognosi dei disturbi mentali maggiori (Asse I e II). Quindi intervenire su questi problemi significa fare prevenzione secondaria per evitare l'aggravarsi della situazione o il suo precipitare. Un problema psicosociale o ambientale può essere un evento di vita negativo, una difficoltà ambientale o una carenza, uno stress familiare o interpersonale di altro tipo, la inadeguatezza del supporto sociale o delle risorse personali, o un altro problema relativo al contesto in cui le difficoltà di una persona si sono sviluppate. I cosiddetti eventi stressanti positivi, quali la promozione di posti di lavoro, devono essere indicati solo quando costituiscono o causano un problema, come quando una persona ha difficoltà ad adattarsi alla nuova situazione. Oltre a giocare un ruolo nello scatenare o nell'esacerbazione di un disturbo mentale, i problemi psicosociali possono anche svilupparsi come conseguenza della psicopatologia di una persona o possono costituire problemi che dovrebbero essere considerati nel piano di gestione complessivo. In pratica, la maggior parte dei problemi psicosociali e ambientali vengono indicati sull'Asse IV.  Quando un problema psicosociale o ambientale è l'obiettivo primario di attenzione clinica, va anche registrato sull'Asse I, con un codice derivato dalla sezione "Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica" (vedi pag 731. - DSM-IV-TR)
problemi possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:
Problemi con il gruppo di supporto : per esempio, la morte di un membro della famiglia, problemi di salute in famiglia, disgregazione della famiglia per separazione, divorzio, o allontanamento; allontanamento da casa; nuovo matrimonio del genitore, abuso sessuale o fisico; iperprotezione dei genitori, abbandono del minore (figlio) ; disciplina inadeguata; discordia con i fratelli; nascita di un fratello
Problemi legati al sociale : ad esempio, morte o perdita di un amico; inadeguato supporto sociale; vivere da soli, difficoltà di acculturazione; discriminazione, adattamento al ciclo di transizione della vita (come il pensionamento),, disoccupazione,Problemi educativi ( per esempio, l'analfabetismo), problemi scolastici; (disaccordo con gli insegnanti o compagni di scuola, ambiente scolastico inadeguato)
Problemi occupazionali ad esempio, la disoccupazione; minaccia di perdita di posti di lavoro; orario di lavoro stressante, condizioni di lavoro difficili; insoddisfazione per il lavoro, il cambiamento di lavoro; disaccordo con il capo o colleghi, precarieta' di lavoro, ne' studio ne' lavoro (anomia)
Problemi abitativi - ad esempio, i senzatetto, alloggi inadeguati, quartiere pericoloso; discordia con i vicini o padrone di casa
Problemi economici - ad esempio, la povertà estrema, l'inadeguatezza delle finanze, assistenza sociale insufficiente
Problemi di accesso ai servizi sanitari - ad esempio, inadeguati servizi di assistenza sanitaria, trasporto alle strutture sanitarie non disponibile, l'assicurazione sanitaria inadeguata.
Problemi legati all'interazione con il sistema legale / criminalità, ad esempio, arresto, detenzione, contenzioso, vittima di un crimine.
Altri problemi psicosociali ed ambientali - ad esempio, l'esposizione ai disastri, guerre, altre ostilità; disaccordo con caregivers non familiari come avvocato, assistente sociale o medico; indisponibilità di agenzie di servizi sociali.
Per “pesare” ciascun problema , si utilizza il modulo di relazione di valutazione multiassiale . Il medico dovrebbe individuare le pertinenti categorie di problemi psicosociali e ambientali e indicare i fattori specifici coinvolti. Se non viene utilizzato un modulo di registrazione con un elenco di categorie di problemi, il medico può semplicemente elencare i problemi specifici tra quelli previsti nell'Asse IV.
Il ruolo degli eventi psicosociali stressanti (o "life events", come ormai vengono comunemente chiamati anche in italiano) nello scatenamento della patologia psichica è generalmente ammesso dalla maggior parte dei clinici anche se, com’è facile intuire, è arduo stabilire quali, tra gli infiniti eventi, possono assumere il ruolo di "stressor" ed il loro significato specifico per ciascun individuo. D’altra parte sarebbe difficile immaginare che l’uomo, vivendo in un contesto sociale con il quale interagisce e con il quale stabilisce legami affettivi, possa passare indenne attraverso a tutte le modificazioni, a tutti i cambiamenti — traumatici e non — ai quali l’ambiente sociale va incontro. Ed infatti è convinzione comune ed antica che gli stress psicosociali possano essere causa di malattia mentale. In realtà, studi recenti hanno dimostrato che è molto difficile documentare una relazione causale tra life events e malattia mentale e, a ben vedere, è difficile pensare ad una vera e propria causalità diretta tra questi due fattori; è stato proposto perciò da diversi Autori un modello di relazione circolare tra evento e manifestazione psicopatologica, piuttosto che un modello di relazione lineare causa-effetto .È evidente che la vulnerabilità ai life events è estremamente variabile, per cui è molto più ragionevole pensare che le circostanze che intervengono nella vita individuale possono avere un significato di causalità nel determinismo di un disturbo psichico solo se agiscono su di una determinata organizzazione personologica. È ragionevole pensare, infatti, che esperienze traumatizzanti che hanno agito nell’infanzia di un individuo, possano generare in lui una particolare vulnerabilità nei confronti di peculiari situazioni il cui verificarsi, poi, nell’età adulta può portare alla rottura del suo equilibrio psichico, ma che le stesse situazioni, per quanto traumatizzanti, non provochino problemi psichiatrici in chi tale vulnerabilità non l’ha sviluppata. Così, ad esempio, è frequente riscontrare attacchi di panico e/o disturbo da panico ed agorafobia in soggetti che, nell’infanzia, avevano sofferto di ansia di separazione: è verosimile che questi soggetti abbiano acquisito una particolare sensibilità alla mancanza di condizioni rassicuranti per cui, il riproporsi di situazioni similari, può rappresentare per loro (ma non per chi non ha avuto tali esperienze) la "causa" del manifestarsi di panico e/o agorafobia. Le ricerche disponibili, d’altronde, dimostrano senza ombra di dubbio che in presenza di life events dello stesso tipo solo alcuni soggetti sviluppano una determinata patologia psichiatrica (Kessler, 1989).
Le scale di life events più diffuse sono di due tipi, scale normative e scale soggettive.
Le scale normative hanno alla base la tecnica utilizzata da Holmes e Rahe : agli eventi ritenuti mediamente più importanti e più frequenti è stato assegnato un "peso" derivandolo da studi sulla popolazione generale e su campioni di pazienti psichiatrici, peso che rappresenta il potenziale impatto medio dell’evento sul soggetto. Per quanto un procedimento di questo genere possa apparire superficiale o grossolano (uno stesso evento, ad esempio, può avere significato diverso per soggetti diversi o addirittura per lo stesso soggetto in tempi diversi!), è anche vero però che, a parte l’esistenza di una sorta di gerarchia spontanea di importanza degli eventi, nello studio dei gruppi le differenze interindividuali tendono ad annullarsi portando ad un valore medio che non si discosta significativamente dai valori di taratura. Peraltro, la validità di queste metodiche è stata dimostrata dai numerosi studi sul rapporto tra life events e malattia, sia psichica che somatica.
Le scale soggettive :alla tecnica normativa, si contrappone quella soggettiva nella quale è il soggetto che, individuato l’evento stressante, ne valuta l’importanza che ha avuto per lui in quella circostanza.
Questa tecnica si presta, peraltro, al rischio che la ricerca degli eventi sia pesantemente condizionata dal fatto di avere (o avere avuto) la malattia: il soggetto che ha una faringite darà valore di evento all’avere preso freddo, mentre l’amico, che pure ha preso freddo assieme a lui ma non ha accusato alcun disturbo, darà dell’evento una valutazione completamente diversa.

Stress e malattia fisica
Lo stress può causare problemi di salute in diversi modi:
Effetti sul corpo
Conseguenze
Alcune Ricerche
Aumento della frequenza cardiaca
Aumento della pressione arteriosa
Malattia coronarica (CHD)
L'ipertensione (pressione alta)
Friedman e Rosenman (1974)
Cobb & Rose (1973)
Soppressione del sistema immunitario
Raffreddore, influenza, herpes labiale, altre infezioni virali.
Possibili legami con il cancro
Riley (1974), Kiecolt-Glaser (1984)
Visintainer et al (1983)
Disturbi del sistema digestivo
Stomaco (gastrica) ulcere
Brady sui primati
È inoltre fondamentale ricordare che molti di questi effetti potrebbero essere attribuibili ad abitudini assunte da persone stressate.


La reazione soggettiva allo stress
«…LA COMPLETA LIBERTA’ DALLO STRESS E’ LA MORTE. CONTRARIAMENTE A QUANTO SI PENSA DI SOLITO, NON DOBBIAMO ED, IN REALTA’, NON POSSIAMO EVITARE LO STRESS, MA POSSIAMO INCONTRARLO IN MODO EFFICACE E TRARNE VANTAGGIO IMPARANDO DI PIU’ SUI SUOI MECCANISMI ED ADATTANDO LA NOSTRA FILOSOFIA DELL’ESISTENZA AD ESSO».(SELYE, 1974)
La reazione da stress è detta acuta, quando di breve durata e caratterizzata da una rapida fase di resistenza a cui segue un quasi immediato e ben definito ritorno alla normalità. Di contro la reazione da stress si dice prolungata (stress cronico), quando presenta una fase di resistenza che può durare da molti minuti a giorni, settimane, anni o come per qualcuno, tutta la vita.
 Nel corso del tempo si è assistito ad una evoluzione del modello di Selye, infatti a metà degli anni ‘70 Mason  propose alla base della risposta biologica allo stress, oltre alle strutture anatomo-funzionali, anche l’apparato psichico a cui ricondurre le reazioni endocrine personalizzate e specifiche. Nel 1977 Lazarus e Monat correlarono le conseguenze dello stress alle capacità e alle strategie dei soggetti (costituzione genetica, esperienze di vita, apprendimento, condizionamento, fattori culturali, ecc.).
Ma la più aggiornata e completa definizione operativa di stress è arrivata nel 1980 ad opera diPaolo Pancheri, il quale ha accolto e integrato in una sintesi organica le teorie precedenti. Pancheri identifica lo stress in una risposta dell’organismo sia a livello comportamentale che fisiologico, mediata da una attivazione emozionale, a sua volta indotta da una valutazione cognitiva del significato dello stimolo. Nell’uomo infatti ogni emozione sarebbe il frutto di un processo, che avviene nelle aree cognitive (corticali) e affettive (limbiche) interconnesse dalla glia, per integrazione di stimoli sensoriali e cognitivi attuali e pregressi. Questo elaborato soggettivo si estenderebbe, tramite i neurotrasmettitori, al resto del corpo, provocando modificazioni psico-neuro-endocrino-immuno-metaboliche.
 Gli stimoli in ingresso verrebbero filtrati dalla Corteccia Prefrontale che, attraverso la Valutazione Cognitiva, confronterebbe gli attuali stressors con le esperienze precedenti (apprendimento, contesto sociale, imprinting) e con i programmi biologici di base, geneticamente determinati, inducendo modificazioni nell’organismo. Quest’ultimo dunque, di fronte ad una esigenza di cambiamento, reagirebbe con una risposta emotiva condizionata dal significato dato cognitivamente alla situazione attivante. L’emozione a sua volta attiverebbe una risposta biologica (Sistema Nervoso Centrale e Vegetativo) e una comportamentale (risposta Attacco-Fuga).
La topografia neurofunzionale individua come aree e circuiti cerebrali coinvolti nello stress il Sistema Limbico-Cortico-Striato-Pallido-Talamico (LCSPT) che connette tra loro l’Amigdala, implicata nell’apprendimento emotivo delle avversità, la Corteccia Prefrontale-Orbito-Mediale (OMPFC), il N. Accumbens (NAC) dello Striato Ventrale, implicato nella gratificazione e nel piacere, il Pallido Ventrale e il Talamo. In particolare, sotto stimoli emotigeni e stress, il network prefrontale orbitale e quello prefrontale mediale sarebbero rispettivamente associati, tramite un output ipotalamico e il GrigioPeriacqueduttale (PAG),  alla  valutazione del rischio e alla risposta autonomica viscero motoria e neuroendocrina (1). Continuare a chiamare Autonomo il Sistema Neurovegetativo sarebbe pertanto un errore,  dimostrata ormai una sua  attivazione prevalentemente parasimpaticotonica vagale a partenza ipotalamica,  specialmente nelle condizioni di stress intenso o cronico (2-4). La Corteccia Cingolata Anteriore (ACC) infine, nella sua porzione sub-genuale, partecipa alla regolazione dell’attività autonomica e comportamentale, anche in rapporto alle variazioni delle contingenze ambientali. 
 Da quanto suddetto possiamo affermare che il grado di stress di un evento è legato ad un vissuto assolutamente  soggettivo; la risposta di stress è dunque da una parte aspecifica, perché determinabile da una serie di differenti stimoli, mentre dall’altra molto specifica, poiché dipende dal significato che lo stimolo assume per il singolo individuo e dalle sue personalissime modalità di reazione psicofisiologica.
La parola stress viene utilizzata con almeno tre significati diversi per indicare :
a) lo stimolo stressante (stressor) ovvero la situazione ambientale con caratteristiche squilibranti.
b) Il vissuto o percezione soggettiva di determinate pressioni esterne.
c) La risposta dell’organismo ad uno stimolo a livello biologico, intrapsichico e di comportamento manifesto. Non tutto lo stress è però stressante”; anzi la presenza di stimoli attivatori è considerata necessaria per il buon funzionamento del nostro sistema nervoso. Quindi possiamo definire come eustress (eu: buono, bello), quello stimolo endogeno o ambientale, desiderato, egosintonico, indispensabile alla vita, capace di migliorare le capacità prestazionali e di promuovere sia apprendimento che addestramento alla realtà. Individui sottoposti ad un certo livello di stress, non superiore alle risorse per farvi fronte, migliorano il proprio rendimento, rispetto a individui eccessivamente rilassati. Secondo la Legge di Yerkes-Dodson, per raggiungere livelli ottimali di efficienza, bisognerebbe infatti operare in rapporto a quantità di stress non estreme. Si eviterebbe così di esaurire la quantità di energia disponibile e di cadere nel distress, definibile come uno stato egodistonico, non desiderato e non armonizzato con la sopravvivenza del soggetto. Il logorio progressivo determinato da tale stato può portare a “condizioni in cui l’organismo, permane attivato anche in assenza di eventi stressanti oppure reagisce a stimoli di lieve entità in maniera sproporzionata e si ammala (ipersensibilizzazione primaria, mobbing o burnout). La principale causa di distress del mondo moderno è la frustrazione che segue alle contrarietà e ai fastidi della vita di tutti i giorni. Per questo motivo la maggior parte di noi vive, quasi sempre, in una fase di resistenza da stress prolungato a cui, talvolta, si sommano episodi di reazione da stress acuto.
Il “Canadian Institute of Stress”, in base allo “Stress Inventory System” (inventario sistematico dello stress), classifica  il distress cronico in cinque fasi :
I) stanchezza cronica (fisica o mentale)
II) problemi interpersonali (autoisolamento, sospettosità )
III) turbe emotive (irritabilità, aggressività,   confusione, umore oscillante, ecc.)
IV) dolori cronici (mialgie, rigidità, ecc.)
V) patologie da stress (psicosomatiche, dismetaboliche, immunitarie, disendocrine, displasiche ecc.).
 Il manifestarsi di uno qualsiasi dei disturbi sopraelencati va comunque collegato all’intensità e alla durata dello stimolo oltre che al temperamento e alla personalità del soggetto che, in interazione dinamica con l’ambiente è alla continua ricerca di nuove modalità di adattamento. In questo processo ognuno adotta, più o meno coscientemente, proprie strategie interpretative degli eventi stressanti attribuendogli significati diversi, condizionati in modo automatico e sistematico dall'apprendimento; tali atteggiamenti, una volta consolidatisi, diventano autonomi permettendo di risparmiare energia sia fisica che mentale, basandosi su esperienze pregresse già conosciute, elaborate e facilmente rievocabili.
 Si instaura così una serie meccanismi di difesa usati per fronteggiare (coping) eventi difficili o comunque superiori alle proprie capacità. Se tale processo non funziona, ne consegue una risposta allo stress che non dipende tanto dalle caratteristiche dell’agente stressante quanto dalla risonanza psicologica soggettiva. Le principali strategie di coping secondo Lazarus prevedono:
a) la modifica delle condizioni responsabili del problema;
b) la modifica del significato dell’esperienza vissuta, con ridefinizione della caratteristiche della situazione;
c) il mantenimento entro limiti accettabili delle conseguenze psicologiche con un aiuto esterno specializzato.
 Le risorse per affrontare gli stressors sia esterni che interni sono geneticamente determinate e differenziano le capacità individuali di adattamento sia fisiologico che comportamentale, rendendo ragione della soggettività con cui ciascuno sperimenta in modo diverso e personale identiche stimolazioni.  Il coordinamento della reazione allo stress è affidato alle neurostrutture centrali da cui, dopo la percezione degli stimoli ambientali, la loro elaborazione cognitiva più o meno ottimistica (resilience) e la conseguente connotazione affettiva, partono le direttive per rispondere in modo energeticamente adeguato. Tra le molecole che interagiscono in questa risposta la recente letteratura specializzata sta approfondendo il ruolo dei trasportatori NET (SLC6A2) (5-6),  DAT1 (SLC6A3) (7-8) e SERT (SLC6A4) (9-22), proteine geneticamente codificate, responsabili rispettivamente della ricaptazione e quindi della ricarica presinaptica di Noradrenalina (NA), Dopamina (DA) e Serotonina (5HT). La NA, come starter fisiologico, responsabile della risposta immediata, la DA come determinante per la gratificazione e la 5HT, come mediatore dell’adattamento alla sollecitazione stressante singola o ripetuta e prolungata, concorrono a modulare rispettivamente la prontezza (fase di shock), la motivazione cosciente e il feed back dei recettori glucocorticoidei ipotalamici (fasi di resistenza/esaurimento) nella Sindrome Generale di Adattamento (SGA). Anche la catecol-o-metiltransferasi (COMT)(24-33), enzima preposto a degradare ed eliminare la NA, la DA e la 5HT nello spazio intersinaptico, modulerebbe la risposta glucocorticoidea attraverso il sistema HPA insieme al Brain Derived Neurotrophic Factor (BDNF)(34-40) e al Recettore Gabaergico 6A (GABRA6)(41-43). Quest’ultimo acquisterebbe tale funzione con la crescita dopo essersi limitato nella prima infanzia a regolare la risposta diretta del sistema nervoso simpatico allo stress. E’ principalmente a seguito dell’ipercortisolismo secondario, condizionato dai suddetti polimorfismi, che stimoli intensi, o comunque prolungati, trasformano la risposta acuta da stress in distress cronico di entità inversamente proporzionale alla personale capacità di resistenza e responsabile dell’instaurarsi dei quadri patologici cronici già ricordati. Il BDNF per altro, nel ruolo neurotrofina responsabile della plasticità sinaptica (LTP-LTD) e quindi dell’equilibrio dinamico delle precedenti funzioni neuromodulatorie, risulta particolarmente sensibile all’azione dell’attività motoria. Quest’ultima sarebbe  infatti in grado, secondo le ultime ricerche sui processi neurodegenerativi ( morbo di Alzheimer ), di correggere proprio l’espressione del BDNF, trasformando il distress in eustress grazie alle sue caratteristiche aerobiche o anaerobiche (Endurance/Strength) a loro volta geneticamente predisposte e pertanto oggi preventivamente diagnosticabili (ACE e ACTN3)(44-47). Nel meccanismo di adattamento allo stress l’attività fisica giocherebbe dunque un doppio ruolo potendo rappresentare uno stimolo stressante o l’antidoto naturale a tale rischio.

La tecnologia genetica offre oggi la possibilità di analizzare, grazie ad un semplice tampone buccale, i suddetti polimorfismi funzionali. La loro conoscenza, integrata dalla misurazione di biomarcatori come il cortisolo, espressione oggettiva del livello di stress in atto e reperibile estemporaneamente con la stessa modalità di prelievo, consente di fornire suggerimenti personalizzati di coping geneticamente orientato.


Quali sono i trattamenti per stress?
  • Esercizi di rilassamento e tecniche . Ci sono molte varianti di questi esercizi, ma tutti producono ciò che i fisiologi chiamano "la risposta di rilassamento." Il sistema nervoso parasimpatico predomina, sistema nervoso autonomo l'individuo non è in modalità di emergenza, e il corpo è in una ricostruzione di più, "la guarigione "mode.Questo non è la stessa anche se sonno sonno è anche un tipo di ricostruzione attività. Una componente che è comune alla maggior parte di queste tecniche è rilassato, profondo, lento, e la respirazione forzata.
  • La terapia cognitiva . Questa forma di psicoterapia aiuta i pazienti a sostituire i pensieri disfunzionali, imprecisi e le immagini (causando l'esperienza di stress) con pensieri e immagini che sono più precise e che a diminuire lo stress. Ciò comporta spesso una tecnica nota come "riformulazione" in cui si impara a visualizzare o pensare a una situazione stressante o stressante in una luce diversa che è meno stressante. Inoltre, il terapeuta aiuterà il paziente a trovare il modo di ridurre o rimuovere i fattori di stress. A volte questa è la cosa più facile da fare se è logisticamente fattibile. 
  • Biofeedback EEG (anche noto come neurofeedback ) .Questa è una tecnologia all'avanguardia che utilizza condizionamento operante (rinforzo) per alterare le onde cerebrali;. questo può aiutare il corpo a raggiungere l'omeostasi e l'equilibrio. A sua volta, i pazienti sono molto spesso in grado di diventare più rilassati fisicamente e di provare meno stress.Neurofeedback è approvato dalla FDA per il relax
  • Ipnosi Medica . In particolare se eseguito da un operatore sanitario autorizzato mentale professionale, come uno psicologo clinico, l'ipnosi aiuta il cliente ad entrare in uno stato estremamente rilassato ma concentrato in modo che i processi inconsci di guarigione può accadere. Questo stato di rilassamento non solo riduce lo stress immediato, ma riduce anche lo stress cronico.


    Ovviamente non si ecludono altri tipi di intervento con efficacia evidence based sullo stress.



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