mercoledì 20 giugno 2012



Preoccupante aumento dei NEET in Europa

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Italia fanalino di coda nelle politiche di istruzione e occupazione giovanile.

In questi tempi di recessione globale, una delle principali preoccupazioni dei policy makers europei riguarda i giovani e, soprattutto, il successo della loro transizione dalla scuola al mercato del lavoro. Dati allarmanti di Eurostat e indagini svolte al livello europeo dallo Youth Forum e da Eurofond mettono in luce l’aumento preoccupante dei NEET, “not in employment, education or training”, ossia  giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione. Gli ultimi dati Eurostat mostrano i giovani come i più colpiti dall’attuale crisi economica: il tasso di occupazione giovanile in Europa è sceso del 32,9% e nel luglio 2011 il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 20,7%, pari a circa cinque milioni di giovani disoccupati. Si rileva inoltre, che sebbene vi siano differenze significative tra gli Stati membri dell’UE, in tutti la disoccupazione dei giovani ha risentito dei cambiamenti del PIL in misura maggiore rispetto alla disoccupazione generale. Infatti, a fronte del rallentamento della crescita economica, si registra un aumento del tasso di disoccupazione dei giovani, i più vulnerabili nei periodi di recessione, in quanto, in un mercato che offre minori opportunità lavorative, essi devono competere con persone in cerca di lavoro che hanno acquisito molta più esperienza di loro. Proprio partendo da questa generale visione critica, i responsabili delle decisioni politiche dell’UE hanno iniziato a concentrare la loro attenzione sui NEET.L’acronimo NEET nasce per la prima volta nel Regno Unito alla fine degli anni 80, per definire una modalità alternativa di classificazione dei giovani a seguito dei cambiamenti avvenuti nelle politiche in materia di indennità di disoccupazione. Da allora l’interesse per i NEET è cresciuto a livello politico europeo e definizioni equivalenti a questa sono state create in quasi tutti gli Stati membri. L’importanza assegnata a questo tema è tale oggi da essere diventata una delle flagship delle politiche economiche e occupazionali proposte dalla Commissione europea.La dimensione del problema è notevole: nel 2010 la percentuale di giovani NEET era del 12,8% nei 27 Paesi dell’UE, percentuale che corrisponde circa a 7,5 milioni di giovani. Questa percentuale varia in modo significativo tra gli Stati membri, spaziando dal 4,4% dei Paesi Bassi al 21,8% della Bulgaria. In tutti gli Stati membri, ad eccezione del Lussemburgo, è stato registrato un aumento rilevante dei NEET all’insorgere della crisi. Nel 2010 in Italia e nel Regno Unito le dimensioni dei NEET hanno raggiunto la cifra di 1,1 milioni tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Specificatamente in Italia circa 800mila giovani, pari al 18% del totale, hanno lasciato prematuramente gli studi. Nel mezzogiorno quasi la metà dei ragazzi che abbandonano la scuola lo fa senza aver trovato una occupazione.
Ma quali sono i giovani che rischiano di diventare NEET?
Ci sono dei fattori sociali, economici e personali che possono aumentare le probabilità che una persona entri a far parte del gruppo NEET?
L’indagine condotta su vasta scala a livello transanazionale da Eurofound ha rilevato che sono a rischio i soggetti che presentano delle disabilità, i giovani con un background di immigrazione, i giovani con un basso livello di istruzione, con un reddito familiare basso, i cui genitori sono stati disoccupati o che a loro volta hanno un basso livello di istruzione.Dai risultati dell’indagine si deduce che il gruppo NEET è alquanto eterogeneo e può suddividersi in tanti sottogruppi a seconda delle condizioni prese in considerazione, fisiche, economiche, sociali. Ognuno di essi presenta delle esigenze diverse, alcuni hanno il controllo della propria condizione, come ad esempio coloro che sono usciti dalla scuola e non cercano lavoro, altri invece si trovano in questa categoria indipendentemente dalla loro volontà, come chi presenta una disabilità, i disoccupati.Pertanto potremmo dire che con il termine NEET si andrebbe a designare “lo svantaggio” in tutta la sua multiforme accezione.L’appartenenza alla categoria NEET, oltre ad essere uno spreco del potenziale dei giovani, ha ripercussioni negative per l’economia e la società.Trascorrere dei periodi di tempo come NEET può condurre all’isolamento, all’insicurezza, alla criminalità, ad avere problemi di salute fisica e mentale. Ognuna di queste conseguenza implica un costo sociale. Pertanto appartenere al gruppo NEET non costituisce solo un problema individuale ma anche un problema per le società e l’economia nel suo complesso, basti pensare ai costi per le finanze pubbliche, come l’indennità di disoccupazione, gli assegni familiari, oppure ai costi per le risorse.Per questo, il governo e le parti sociali hanno fissato degli obiettivi per ridurre, a livello globale, la percentuale dei NEET.Negli ultimi anni gli Stati membri dell’UE hanno predisposto politiche nazionali ed europee destinate ad aumentare l’occupabilità giovanile e a promuovere maggiore partecipazione all’occupazione da parte dei giovani, sia attraverso misure relative all’istruzione, come il prevenire e ridurre l’abbandono scolastico e incrementare i corsi di istruzione e formazione professionale, sia attraverso misure che facilitano la transizione dalla scuola al lavoro.Una volta che gli studenti dispongono delle abilità e competenze necessarie sono disponibili iniziative politiche che possono favorire il loro ingresso nel mercato del lavoro.Molti paesi hanno introdotto una serie di incentivi, agevolazioni fiscali, sovvenzioni, tagli dei costi non salariali del lavoro, al fine di incoraggiare le aziende ad assumere, formare i giovani e a creare occupazioni supplementari destinate a loro.In questo contesto si può dire che tutti gli Stati membri dell’UE hanno adottato o stanno adottando misure per affrontare le sfide poste dalla crisi economica e dalle sue conseguenze sulla gioventù, per reintegrare i giovani nel mondo del lavoro o dell’istruzione, ma i risultati di queste azioni potranno essere valutati e apprezzati solo in un prossimo futuro.
Fonti :
www.youthforum.org   www.youthforum.org
www.eurofound.europa.eu    www.eurofound.europa.eu

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