lunedì 18 giugno 2012

le forbici di Balduzzi


 orso castano: Caro Ministro  Balduzzi non e' che usando gli ospedali in maniera "piu' frugale" o badando meglio alla propria salute (cosa peraltro che ciascuno di noi, a meno di essere matto, gia' fa da sempre), si risparmia una cifra. Solo la prevenzione secondaria  (oltre che quella primaria , l'educazione sanitaria) e' in grado di farci seriamente risparmiare.per esempio in molti disturbi psichiatrici ,lo stress psicosociale (DSM 4 TR) , cioe' quello con sintomi evidence based , e' l'anticamera dei disturbi d'ansia e depressivi, che se non trattati si aggravano con costi di gestione non da poco . Trattare lo stress , oggi sopratutto (visti i problemi sociali esistenti) , e' quindi importante sia per risparmiare sia per migliorare l'intervento terapeutico, sia per evitare ricadute ospedalizzabili. Ma occorre , oltre alle terapie, intervenire sui fattori che portano allo stress, psicosociale. Fattori vari ed eterogenei che richiedono una buona esperienza delle dinamiche e delle terapie farmacologiche e psicologiche di volta in volta sono utili. Ma , Caro dott. Balducci, le risulta che questo si stia facendo o che si abbia intenzione di farlo in maniera diffusa  nei grandi (o piccoli) ospedali ?, Non si fa' per nulla. Gli ospedali vivono dipatologia grave  e conclamata , e la cultura sanitaria odierna e'   prettamente  ospedalocentrica, Per questo bisogna partire dali' se non si vuole fallire , al contempo cercando di cambiare un mentalita' radicata.

B
alduzzi: non confermo né smentisco tagli per 1 mld


Non conferma e non smentisce il ministro della Salute, Renato Balduzzi (foto), l'ipotesi di taglio di un miliardo di euro per la sanità nell'ambito del provvedimento sulla spending review.  «Dico solo» è il chiarimento «che è possibile che anche questa ipotesi venga affrontata dal Consiglio dei ministri». Intanto arriva un nuovo appello alla razionalizzazione della spesa che abbandoni la logica dei tagli lineari: a lanciarlo il Rapporto Sanità 2012 della Fondazione Smith Kline che rileva come, se si agisse sulla spesa applicando una filosofia della massimizzazione, si arriverebbe a risparmiare circa 9 miliardi di euro. «Studiando le strategie per il contenimento della s'pesa» spiega Marco Trabucchi, uno degli autori del Rapporto, «possiamo individuare tre livelli di risparmio. Il primo, che potrebbe portare due miliardi, insiste sulla capacità del singolo cittadino di governare la propria salute, di fare prevenzione e usare un atteggiamento di frugalità rispetto ai servizi sanitari». Il secondo livello, continua, «che porterebbe altri due miliardi di risparmi, è quello relativo alla micro organizzazione dei sevizi sanitari, nella logica delle piccole comunità che si mettono insieme e riescono a fornire servizi adeguati con il finanziamento pubblico e la valorizzazione del volontariato». Infine, prosegue Trabucchi, c'è il terzo livello, «che potrebbe portare risparmi fino a cinque miliardi: quello macro, relativo all'ospedale. In quest'ambito credo che si cominci a pensare seriamente a nuove prospettive, come quella degli ospedali low cost. Basti pensare ad alcuni modelli di riorganizzazione che ci sono in India e che riescono a tenere i costi da 1/5 a 1/10 più bassi dei nostri».

 
 E allora  ecco l'esempio indiano da Il corrire della sera (clicca per art. int.)
Su questo fronte un aiuto insperato sta arrivando da quelle multinazionali che vedono nell'India un laboratorio per lo sviluppo di soluzioni innovative. Chi sta investendo con più convinzione è General Electric Healthcare che di qui al 2015 spenderà 3 miliardi di dollari per sviluppare nuove tecnologie a basso costo. Uno degli ultimi prodotti si chiama "Mac i" ed è un elettrocardiografo portatile a batterie da 25mila rupie (365 euro). «L'obiettivo è abbassare i costi di accesso fino a 9 rupie a esame», spiega il presidente e Ceo di GE Healthcare per l'Asia del Sud V. Raja. «Presto inizieremo a esportarlo in altri paesi in via di sviluppo e non».
Un progetto in linea con quanto scritto da Jeffrey R. Immelt in un articolo pubblicato dalla Harvard Business Review in cui il presidente e Ceo di General Electric definisce reverse innovation l'approccio da affiancare a quello di glocalization. Non più solo prodotti pensati nei paesi ricchi e adattati alle esigenze di quelli in via di sviluppo, ma anche soluzioni messe a punto in Cina e India per i mercati locali e in grado di "funzionare" pure in quei paesi maturi dove i tassi di crescita si stanno appiattendo.
Chi sembra aver colto la portata della trasformazione è ReaMetrix, una società biotech di Bangalore. Uno dei loro prodotti di punta è una linea di reagenti per monitorare il livello di immunodeficienza nei pazienti affetti da Aids che costa un quinto dei competitor. Non solo. «I reagenti - spiega il fondatore e Ceo della società Bala Manian - sono in forma secca anziché liquida e non necessitano di essere conservati a bassa temperatura», un'operazione apparentemente banale che in gran parte dell'India è impossibile. Lo scorso anno ReaMetrix ha ottenuto il via libera della Food and Drug Administration per iniziare le esportazioni e, secondo Manian, ci sono buone chance che il prodotto sia adottato anche nei paesi dove la catena del freddo funziona. «I centri prelievi - spiega - potranno unire i campioni ai reagenti, senza dover inviare le fiale nei centri di analisi. È un'innovazione pensata per i paesi poveri che si rivelerà utile anche in quelli ricchi».

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