venerdì 19 aprile 2013

crisi socio-economica e nuove ipotesi di welfare


orso castano: certo gli accorpamenti, le riunificazioni, in un momento di crisi economica sono molto utili a fini di risparmio. Ma certo questi accorpamenti non risolvono automaticamente il problema della crescita soggettiva anche attraverso gruppi di auto aiuto. Questa crescita puo' servirsi anche , ma non solo , assolutamente , di tecniche psicoterapiche. Sostanzialmente si tratta di recuperare capacita' innovative in grado di innescare nuovi modelli produttivi e mentali di apprendimento. Una cosa osservavo nei Centri per l'impiego della Provincia di Torino. Questo pensare che un atteggiamento di sostegno consolatorio, o di psicologizzazione , come se il non lavoro dipendesse da una sorta di incapacita' ad utilizzare le proprie risorse mentali, fosse risolutorio. Inoltre questo coinvolgersi ed agganciarsi al servizio psicologico pubblico, ignorando gli eventuali vissuti di violazione della privacy che potevano avere i disoccupati, visti gli interventi psicologici a sfondo terapeutico;  inoltre in qualche caso, inopportunamente mascherati e fatti passare come "parla che ti passa". Meglio allora gruppi di auto aiutpo assolutamente indipendenti e fatti al di fuori dell SSN, nelle onlus che dovrebbero unirsi a tal fine.
La relazione d’aiuto tra nuove domande e cambiamenti possibili
I cambiamenti che attraversano oggi il lavoro sociale e che assorbono le preoccupazioni degli operatori sono dovuti a risorse che mancano e a progetti che chiudono. E tuttavia il lavoro sociale è pur sempre chiamato a lavorare sulle prospettive delle persone, ad aiutare le persone a “far pace” con le risorse di cui dispongono, a proporre progressi. Il workshop vuole proseguire il filo di una riflessione sul cambiamento nelle relazioni d’aiuto iniziata su PSS due anni fa e che crediamo importante proseguire, nel contesto attuale.
Un workshop per riflettere su come accompagnare le persone verso condizioni di equilibrio con le proprie risorse e i propri limiti in un welfare che propone l’automatismo della coppia progetti-cambiamenti come soluzione di ogni disagio. Raccogliamo il bisogno degli operatori dei servizi di acquisire competenze e di potersi confrontare su come sostenere i casi più complessi, come favorire il cambiamento possibile, come proporre nella relazione d’aiuto la nascita di nuovi modi di vedersi. Il workshop porrà particolare attenzione su come:
  • • i cambiamenti organizzativi attuali condizionano il lavoro con le persone, le proposte costruite con le persone, i percorsi di accompagnamento;
  • • le nuove domande di aiuto (più complesse, prestazionali) possono essere fronteggiate in un contesto di risorse limitate.
Ci sembrano punti di riflessione importanti nello sforzo di disegnare il welfare del futuro. Il workshop, dopo alcuni interventi introduttivi, darà ampio spazio alla discussione con i partecipanti.
Bisogni complessi e integrazione professionale sociosanitaria e socio-educativa
Da anni nel nostro paese si dibatte sull’integrazione fra mondi professionali, in particolare in campo sociosanitario: è un confronto oggi più che mai necessario e utile, sia per sperimentare forme di partecipazione sempre più allargata sia per evitare inutili sprechi legati alla sovrapposizione e ripetitività degli interventi.
Per disegnare il welfare di domani è necessario allora trattare questo tema seguendo due possibili direzioni di pensiero Con l’evoluzione dei bisogni e delle culture professionali il lavoro sociale è andato progressivamente caratterizzandosi come sociosanitario e socio educativo e la dimensione dell’integrazione è andata assumendo valore e frequenza crescenti. Ciò che fino a qualche anno fa veniva considerato semplice servizio socio assistenziale oggi richiede sensibilità e competenze integrate, nei diversi settori di intervento: disabili, minori, anziani non autosufficienti, stranieri, adulti in difficoltà, persone con problemi di salute mentale ecc.
In questa direzione le professioni si sono via via attrezzate per condurre un lavoro integrato, spesso anche prima che a livello istituzionale e organizzativo si prevedessero forme di integrazione codificata (norme, protocolli ecc.). Oggi i professionisti del sociale e del sociosanitario (e in particolare le professioni più forti quali gli psicologi, gli assistenti sociali e gli educatori) da una parte si trovano “sul fronte”, ad affrontare gli effetti di una crisi economica e sociale lunga e profonda che li mette quotidianamente in contatto con problemi gravi e crescenti, dall’altra si trovano ad affrontare tali situazioni con poche risorse, spesso precarie.
Nel corso della mattinata il convegno Disegnamo il welfare di domani tratterà questa contraddizione tra bisogni sociali emergenti e riduzione delle risorse messe a disposizione per far fronte ai segnali sempre più evidenti di disagio sociale e di povertà. I professionisti impegnati in situazioni così difficili, possono avere la tentazione di ‘rassegnarsi’ , lasciar correre, ‘vedere’ lo stretto necessario e intervenire su quello: è un gesto, comprensibile, che però limita il senso dell’intervento. Non si può stare a guardare, come se il professionista fosse più un osservatore passivo che un agente di cambiamento e di mediazione tra le contraddizioni Così facendo il professionista si adatta alle situazioni di crisi su cui è invece chiamato ad intervenire.
È allora utile incontrarci e, all’interno di una prospettiva costruttiva, scambiarci esperienze e proposte che ci consentano di continuare ad essere agenti presenti, attori di creatività cambiamento innovazione nei contesti in cui operiamo.
Nel corso del workshop intendiamo interrogarci sull’evoluzione della pratica di intervento sociosanitario e socio educativo, riflettendo sulle competenze che attraverso la formazione e la pratica si sono negli ultimi tempi sviluppate, rinforzando le professioni tradizionali (assistente sociale, psicologo, educatore) con nuove modalità di interazione fra di loro e attivando nuove funzioni professionali (counsellor, mediatore, facilitatore, valutatore, social planner ecc..) che si affiancano alle professioni tradizionali, integrandole, e a volte modificandone i confini e arricchendone le prospettive di sviluppo.
Verso una progettazione sociale sostenibile
Nello scenario attuale di continua e progressiva riduzione di risorse economiche destinate al welfare, cresce sempre più il disorientamento di coloro che a vario titolo rivestono un ruolo di primo piano in questo settore. Si aprono così importanti interrogativi: cosa vuol dire programmare interventi sociali oggi? Quale ruolo assumono strumenti quali la progettazione e la valutazione?
Certamente la complessità e le difficoltà oggi vissute impongono di ripensare teorie, metodologie e modelli rendendo necessario riattualizzare contenuti sui quali si sono spese riflessioni passate.
Quali in sintesi i principali cambiamenti?
  • • una forte contrazione delle risorse che “tradizionalmente” hanno sostenuto il welfare in questi ultimi anni e che pone di fronte alla difficoltà di dare continuità a interventi sia sperimentali che ordinari;
  • • il crescente peso assunto da parte di soggetti terzi (es. fondazioni bancarie e private) che ha cambiato lo scenario di riferimento, imponendo agli operatori sociali di apprendere nuovi linguaggi e costruire nuove interlocuzioni;
  • • orizzonti temporali sempre più limitati (spesso di una sola annualità) che sostengono lo start up di nuove iniziative ma non offrono grandi garanzie di continuità e soprattutto impegnano gli attori sociali ad occuparsi anche della sostenibilità economico-finanziaria degli interventi che propongono;
  • • la richiesta da parte dei soggetti erogatori di aggregarsi in partenariati per poter usufruire delle risorse messe a disposizione, che richiede una rivisitazione dell’idea di mercato e di concorrenza.
Tutti questi elementi, e altri ancora, suggeriscono quindi di interrogarsi sul significato che la progettazione e la valutazione dell’intervento sociale possono assumere. La percezione è che siano sempre più spesso pratiche svuotate di senso dove la progettazione coincide con lo “scrivere progetti” per ottenere finanziamenti e la valutazione con un “adempimento” nella costruzione di batterie di indicatori che poi difficilmente vengono rilevati.
La deriva più rischiosa è pensare che, nell’estemporaneità e nella residualità in cui si stanno trovando i servizi, non ci sia né spazio né tempo per progettare gli interventi e tanto meno per poterne valutare i risultati.
Crediamo che proprio per il contesto in cui ci troviamo, per i tratti che sinteticamente abbiamo fin qui tratteggiato, sia quanto mai necessario recuperare il senso della progettazione (proicere: gettare avanti) e della valutazione (vàlere: attribuire valore), proprio perché in un contesto generale che rischia di ridimensionare il significato e la portata dell’azione sociale e di schiacciarla nel “qui ed ora” dell’azione, si possano riattivare processi di ipotizzazione, analisi e la costruzione di una nuova realtà sociale.
Questo workshop si propone di aprire un dialogo intorno alla progettazione e alla valutazione tra i principali protagonisti del welfare: i promotori di politiche e gli operatori sul campo, ovvero tra chi definisce gli indirizzi da perseguire, mette in campo le risorse e promuove sistemi di progettazione e valutazione e chi, dall’altra parte, operando sul campo, conosce i problemi da vicino, promuove i processi di trasformazione verso il benessere e ne comprende limiti e risorse.
L’apertura al dialogo e al confronto tra questi soggetti vuole rappresentare un’occasione per esplorare la possibilità offerta dall’adozione di punti di vista “altri” e altresì ridurre la distanza tra coloro che rivestono un ruolo chiave nel “welfare di oggi”, affinché siano sempre meno antagonisti e sempre più co-protagonisti nella costruzione del “welfare di domani”.

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