venerdì 12 aprile 2013

se Barca si riferisce a questo "territorio", che3 lotta e reagisce alla disperazione ci stiamo. CQueste lotte sostituiscono (o forse degnamente qualificano) le "primarie"


Attenzione: apre in una nuova finestra. 
MoVI-FVGNovità 17-2011 del 9 giugno
  • raccomandazioni a livello nazionale ed europeo – per la effettiva attuazione dell'art 11 del trattato di Lisbona quale supporto e sostegno all'esercizio della cittadinanza attiva
  • riforma condivisa del libro I del codice civile per superare la tradizionale impostazione bipolare nei rapporti fra istituzioni e cittadini
  • individuazione di nuove modalità di esercizio della democrazia partecipativa, non soltanto da parte dei cittadini ma anche da parte delle organizzazioni a livello locale e nazionale
  • percorsi formativi congiunti che coinvolgano operatori della pubblica amministrazione e del volontariato per promuovere l'esercizio consapevole della cittadinanza attiva, la cura condivisa dei beni comuni e la democrazia partecipativa
  • valorizzazione delle esperienze e delle competenze del volontariato nella affermazione della cittadinanza promuovendo l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte delle seconde generazioni e degli stranieri regolarmente presenti sul nostro territorio
(dalla sintesi del gruppo di lavoro "" alla conferenza internazionale di apertura dell'anno Europeo del Volontariato: scarica il testo completo)


da SPIWEB, Soc. Psic. Ital.ù

Intervista a Susanna Camusso di Silvia Vessella

Lei è la prima donna arrivata ai vertici del più grande sindacato italiano: come donna cosa le ha dato e cosa le ha tolto il percorso che ha scelto di fare? 

Difficile dire che cosa mi ha dato e cosa mi ha tolto il percorso che ho scelto di fare. Sicuramente l'impegno nella direzione del sindacato è ampio, per certi periodi assume un carattere totalizzante, di conseguenza lascia o produce dei sensi di colpa per quello che non fai o per ciò che sacrifichi in funzione degli impegni. Eppure è difficile definirlo semplicemente un "lavoro". Non lo è per i tempi che ha e poi, soprattutto, è così carico di forti passioni, di scoperta continua e di percepibile utilità, che produce una grande ricchezza e un senso di gratitudine che inevitabilmente appaga, facendo pendere a suo favore i piatti della bilancia.Questo è ciò che mi accade oggi ed è anche parte della mia storia.Il tema nuovo, subentrato con la mia elezione, si ritrova nel portato di responsabilità - grande ed imponente - che questo ruolo porta inevitabilmente con sé e nell'equilibrio che tale responsabilità deve avere con il lavoro collettivo. Un equilibrio che va sempre ed attentamente coltivato.

ALei illustra in maniera diretta ed appassionata un suo specifico vertice osservativo, quello del linguaggio della passione, vertice prettamente, anche se non solo, femminile. A questo proposito come leggerebbe dal suo punto di vista il fatto che in questo periodo anche altre donne hanno raggiunto posizioni apicali in molti ambiti istituzionali?
Quanto a questo punto della domanda, commenterei la promozione di donne ai vertici con un "finalmente si fa". C'è da dire, però, che le donne nel nostro paese sono ancora discriminate, perennemente sottoposte a esami che si presuppone gli uomini abbiano superato "a prescindere".Siamo in una stagione di oggettivo arretramento, di uso dei corpi delle donne, di promozione "per proprietà". Tutto questo fa male alle donne e può inquinare un giudizio lineare, ciononostante bisogna lavorare perché ci sia una effettiva promozione delle donne ai vertici.
Il tema del corpo come merce rimanda immediatamente a quello della precarietà lavorativa. Anche se le donne sono quelle che maggiormente la subiscono, la diffusione della precarietà lavorativa è diventata tema centrale di riflessione.Sottolineare il mutamento d'importanza che nel tempo la società ha dato al lavoro all'interno di una più generalizzata "crisi di valori" può essere un buon punto di partenza per elaborare una nuova "cultura del lavoro"?
 Sicuramente la diffusione della precarietà è figlia di un'idea che sempre più considera il lavoro come una merce, che ha sostituito nel pensiero corrente il lavoratore con il consumatore, che ha affrontato il tema della pluridentità delle persone dando per scontato che quella data dal lavoro potesse divenire progressivamente marginale, fino quasi a scomparire.Una gigantesca operazione ideologica ha promosso l'idea che il lavoro non fosse più fonte di promozione, di ricchezza, di dignità: una delle facce peggiori della globalizzazione che si inscrive in quel processo di produzione di disuguaglianza.Il liberismo si è avvalso della finzione del pragmatismo, dell'ineluttabilità del mercato, per invocare e dichiarare la fine delle ideologie. In realtà non sono venute meno le ideologie - la stessa idolatria nei confronti del mercato lo è - ma i valori. I valori si inaridiscono, tendono a scomparire, a partire da quello dell'uguaglianza a favore di un lavoro senza diritti.La precarietà è figlia di tutti questo ed alimenta sentimenti di incertezza e di disorientamento. Non a caso la precarietà è sempre più associata all'assenza di futuro.Continuiamo a proporre e a sostenere l'idea che bisogna ripartire dal valore del lavoro, qualcosa che vada oltre la cultura, che lo renda elemento di cittadinanza. Nel valore del lavoro certo c'è la valorizzazione delle capacità lavorative, delle professionalità.A queste capacità bisogna legare la conoscenza, le relazioni, il rispetto e i diritti. Un portato di valori e di diritti che determinano il fatto che non ci può essere "valore del lavoro" se si nega quello della cittadinanza.

Dunque lei propone come fondanti il valore del lavoro e quello di cittadinanza.A tale scopo le sembra maggiormente utile, come suggeriscono alcuni, "stringere i ranghi" e rinsaldare la struttura piramidale del potere oppure sarebbero più utili proposte maggiormente orientate alla partecipazione?
 Una crisi è foriera di divisioni, di frantumazioni.Proprio per questo è la stagione in cui bisogna proporre con tutte le forze e con un'assunzione di responsabilità la coesione sociale. Coesione che ha bisogno di partecipazione, di solidarietà, di eguaglianza ed universalità per potersi esplicare. Ovvero l'opposto di quello che è riscontrabile nelle politiche perseguite da questo governo, che creano ed alimentano divisioni e contrapposizioni, individualismo ed egoismo sociale, logica del più forte e marginalità dell'altro.Serve invece ricostruire quei luoghi che facciano riscoprire il valore del collettivo, della partecipazione, del fare insieme. Riconoscersi esercitando una maggiore democrazia partecipata e una minore delega. L'opposto di un'idea piramidale ma che, al contrario, allarghi, ricomprenda e includa.Tutto ciò richiede un consolidamento, meglio dire un rispetto delle istituzioni.
A fronte della sua proposta di saldarsi intorno alle istituzioni si assiste alla formazione di nuovi reticoli di collegamento sociale e di rappresentanza, legati ad esempio alle nuove tecnologie e alle migrazioni, migrazioni di giovani lavoratori e di cervelli. Come potrebbe tutto ciò essere ripensato come un'opportunità?
Non sono particolarmente convinta che forme di rappresentanza legate alle tecnologie siano una strada che possa surrogare forme diciamo così "classiche" di rappresentanza. Penso che la rete sia un luogo di possibile partecipazione ma allo stesso tempo anche di straordinaria solitudine.Sul piano generale, la migrazione di tanti giovani, spesso di cervelli, rappresenta un impoverimento del paese, delle sue prospettive, del suo futuro. Soprattutto perché va affermandosi una migrazione senza ritorno e senza che da altri paesi giovani cervelli scelgano l'Italia. In questo caso, sì,una rete potrebbe essere un'opportunità per mantenere la relazione col nostro paese e per capire se sia davvero un abbandono o magari un arrivederci.
Certo questo è uno scenario preoccupante. Del resto si osserva da più parti, nei giovani che restano, una tendenza alla passività oppure all'opposto la rincorsa degli eccessi, che è stata letta da più parti come segno di un mondo individuale in progressivo sfaldamento. Come può una rappresentanza sociale utilizzare questi segnali?
La passività dei giovani è un'arma a doppio taglio. Da un lato si dice che i giovani devono prendere in mano il loro destino, ribellarsi alla marginalità, ad un immane presente senza prospettive in cui li stiamo relegando, pretendere che gli si restituisca l'età adulta invece di continuare ad allungargli l'adolescenza.E' tutto vero ma nel concetto di passività c'è anche un processo di colpevolizzazione dei giovani e, di conseguenza, una deresponsabilizzazione della classe dirigente, di una politica che ha determinato le condizioni del loro non futuro, che occupa la scena e pensa di poter continuare ad occuparla all'infinito. E' in questa dicotomia sociale che trova terreno fertile l'individualismo.Il sindacato - e per quanto ci riguarda noi proviamo a farlo - deve porsi questo tema: non c'è un presente positivo se non si guarda ad un futuro possibile. Ed è nell'esercizio della responsabilità proprio del lavoro, del superamento della precarietà, che possiamo leggere i segnali ed indicare una via collettiva di cittadinanza piena nella società.
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Susanna Camusso è nata a Milano nel 1955 e ha una figlia.Studia Archeologia dell'Università Statale. Intanto comincia la sua attività sindacale coordinando le politiche delle 150 ore e diritto allo studio. Nel 1975 diventa coordinatrice per la FLM di Milano, la categoria unitaria dei metalmeccanici CGIL, CISL e UIL, delle politiche per la formazione degli operaiDal 1977 dirige la Federazione Impiegati Operai Metallurgici (FIOM) di Milano e nel 1986 passa in quella regionale della Lombardia.Dal settembre del 1993 è a Roma in segreteria nazionale della FIOM, poi nel1997 è segretario generale della Federazione Lavoratori Agro Industria (FLAI) della Lombardia, fino all'elezione a segretario generale della CGIL lombarda nel  2001.Il 16 giugno del 2008 viene eletta nella segreteria nazionale, con delega alla contrattazione e all'industria. Due anni dopo, l'8 giugno del 2010, diventa vicesegretario generale della CGIL con funzioni vicarie.Il 3 novembre, sempre del 2010 viene eletta, prima donna nella storia centenaria del movimento sindacale confederale dei lavoratori, segretario generale della CGIL.Inoltre è da segnalare il fatto che nel novembre del 2005 dà vita, insieme ad un gruppo di altre donne, al movimento "Usciamo dal silenzio" che organizza il 14 gennaio 2006 una grande manifestazione che porta a Milano da tutta Italia oltre 200mila donne e uomini in difesa della libertà femminile, della legge sull'interruzione volontaria della gravidanza e delle conquiste civili. Un'esperienza che si ripeterà il 13 febbraio del 2011 attraverso il comitato "Se non ora, quando?" che porta in piazza in tutta Italia, in particolare in piazza del Popolo a Roma, centinaia di migliaia di persone per rivendicare il rispetto della dignità delle donne.
Venerdì, Aprile 12, 2013 
Se “lavorare stanca”, come affermava Cesare Pavese, certamente la disoccupazione, il precariato e la mobilità non fanno bene alla salute.Uno degli effetti più insidiosi della crisi economica in corso, nel nostro territorio, è quello della perdita di un numero rilevante di posti di lavoro.La disoccupazione è un evento drammatico che porta con sé un senso di precarietà e di insicurezza. Le conseguenze psicologiche della disoccupazione sono spesso sottovalutate, mentre sono in grado di trasformare molto negativamente la stessa percezione soggettiva di sé.In riferimento a questo quadro, l’associazione ILEX, il Dipartimento di psicologia dell’Università degli Studi di Firenze, l’assessorato alle politiche sociali del comune di Sesto Fiorentino, la Società della Salute della Zona Fiorentina Nord Ovest, CGIL, CISL, UIL, hanno deciso di promuovere e sostenere la formazione di un gruppo di aiuto psicologico rivolto a persone che hanno perso il lavoro e\o a cassaintegrati, nella convinzione che l’individuo in difficoltà vada aiutato a ritrovare il suo potenziale propositivo, la sua capacità di difendere i propri diritti e la forza di affrontare nuove situazioni con fiducia e coraggioLa presentazione del progetto si terrà giovedì 15 settembre 2011 alle ore 21,15 nella sede dell’Auser, Sala “Carlo Conforti”, in Via Pier Paolo Pasolini 105 a Sesto Fiorentino, con un’anticipazione la mattina alle ore 9,30 sulle frequenze di Novaradio – Città Futura, 101,5 MHZ per Firenze e 87,8 MHz per il Mugello (qui il podcast).
Cara lavoratrice, caro lavoratore,
la disoccupazione è un evento 
drammatico che porta con sé un 
senso di precarietà, di insicurezza e 
di fallimento. Quando una persona perde il 
lavoro può sentirsi sola, isolata, privata della 
dignità sociale. 
La disoccupazione genera impotenza, e 
l’impotenza suscita sfiducia.
Impotenza e sfiducia possono rendere le 
persone insicure e vulnerabili fino ad inibire 
ogni iniziativa sia di ricerca di un nuovo 
lavoro, sia di difesa dei propri diritti. Più 
lo stato di disoccupazione si prolunga, 
più gli effetti negativi sull’autostima e 
sull’autoefficacia aumentano, incentivando 
i comportamenti disfunzionali e riducendo i 
tentativi di uscire dalla propria condizione.
Se le parole che hai appena letto hanno per 
te un senso e sei disoccupato o in mobilità, 
vogliamo dirti una cosa: “Non sei solo!”
Ti invitiamo a partecipare ad un gruppo 
di aiuto psicologico, rivolto alle persone 
che come te hanno perso il lavoro e/o sono 
cassaintegrati. 
Non cedere ai luoghi comuni. Non si tratta 
di un’esperienza pubblica di commiserazione 
o di un banale scambio di consigli tra persone 
in difficoltà. Quella che ti viene offerta è 
un’occasione per condividere e scambiare 
la tua esperienza con persone capaci di 
accettare e comprendere la difficoltà comune, 
nella prospettiva di riattivare o potenziare le 
capacità di reazione personali.
Telefona al numero 055 4496790
sarai contattato da personale qualificato, 
professionalmente preparato a darti una 
mano.
I gruppi di aiuto psicologico saranno 
condotti dalla dott.ssa Maria Rosaria
De Maria e dal dott. Guerrino Matteo.
LAPARTECIPAZIONEAIGRUPPI è GRATUITA




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