giovedì 18 aprile 2013

Agire agapico e servizio sociale: “Social One”


Dal 30 agosto all’1 settembre si è parlato a Rocca di Papa (Roma) di amore e servizi alle persone. Un argomento inconsueto per l’agire professionale ma non altrettanto per il gruppo Social One. Il tema: Servizio sociale professionale e agire agapico: riflessioni teoriche, processi operativi”. La questione: agire agapico e agire professionale: cos’hanno da dirsi e da darsi? 
“Dipende! - spiega il direttore della Fondazione Zancan, Tiziano Vecchiato - Se l’agire professionale è fedeltà a protocolli, procedure, regole, evidenze… troverà difficoltà a lasciare spazio all’incontro con l’altro. Se l’agire agapico supera le barriere della diffidenza (dell’inimicizia), l’incontro  può generare eccedenza, cioè più di quanto ragionevolmente ci si potrebbe aspettare. Insieme possono fare la differenza nel rigenerare speranza, risorse, possibilità. Ma questo vale anche in tempi di crisi, di recessione, di razionalizzazione del nostro sistema di protezione sociale? Se il welfare è soltanto redistributivo, la risposta è negativa. Se invece il welfare  non è solo costo ma anche investimento, se riesce ad essere rigenerativo di risorse, allora i giochi si riaprono. I risultati del seminario indicano strade e possibilità da sperimentare”. Ne parleranno i materiali di studio presentati e discussi dai partecipanti, italiani e stranieri. Saranno raccolti nella monografia che uscirà a dicembre nel numero 6 della rivista “Studi Zancan”. 
“Durante il seminario – aggiunge Vecchiato - è arrivata una notizia: il Cardinale Martini ci ha lasciato. Fede e dubbio è il modo che Eugenio Scalfari ha scelto per parlare del suo ultimo incontro con Martini: raccontando della solidità di una fede che non ha avuto paura di confrontarsi ogni giorno con i dubbi, per liberare la carità e l’agape dalle impurità. Sono i dubbi e le paure dell’altro che impediscono all’agire agapico di scorrere dentro il lavoro professionale, dentro le organizzazioni di servizio, collegando teoria e azione, per un futuro possibile, grazie a un welfare di investimento e prefigurando le strade per costruirlo”.
Il seminario di Rocca di Papa ha offerto l’occasione per mettere a confronto esperienze e riflessioni di esperti nazionali e internazionali. “È da tempo che desideravamo specificare il tema dell’agire agapico in rapporto al servizio sociale in modo più diretto – sottolinea Vera Araujo, coordinatrice di Social One –. Non che non fosse presente negli altri incontri ma ora si tratta di focalizzare meglio il rapporto tra l’agire agapico e il servizio sociale”.
Molti i relatori di spicco: Anna Maria Zilianti (Docente di Metodi e Tecniche del Servizio Sociale, Università di Siena); Angelo Lippi (Docente di Amministrazione e Organizzazione dei Servizi Sociali Università di Siena); Rosalba Demartis (Assistente sociale specialista, Dottore di Ricerca in Scienze Sociali all’Università di Sassari) che ha introdotto la sezione dal titolo “La relazione agapica come condizione generativa di eccedenza riconoscibile in termini di valore professionale, personale e sociale”. Paolo De Maina (Assistente Sociale Specialista, Comune di Roma) ha riferito su “La cura e il prendersi cura” e Michele Colasanto (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Direttore dell’Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento) ha introdotto il tema “Agire agapico nelle organizzazioni e nelle istituzioni: ostacoli e criticità per nuovi modi di intendere la costruzione del bene comune”. 
Social One sempre più guarda oltre i confini italiani, coinvolgendo esperti di diversi continenti. Angela Maria Bezerra Silva ha presentato una relazione su “Servizio sociale in Brasile a confronto col paradigma dell’agire agapico”; Maritza Vasquez Reyes è intervenuta su “Storia ed esperienze di servizio sociale negli U.S.A” e Rolando Cristão ha presentato l’esperienza argentina con il contributo “Istituzione, norme, comunità e agire agapico”. Hanno partecipato anche due assistenti sociali provenienti dalla Romania, che hanno presentato l’azione del Servizio Sociale nel loro Paese dopo la caduta della dittatura.
Molta strada è stata fatta dalla nascita del gruppo “Social-One”, che “si è costituito e va crescendo come un gruppo composito e variegato, sempre più internazionale, di sociologi e studiosi di servizio sociale che si incontra con continuità e regolarità” sottolinea la coordinatrice Araujo. “Vogliamo portare avanti un’esperienza di vita, di studio e di confronto attraverso una dinamica dialogica in cui l’ascolto e la reciproca apertura e accoglienza facilitino e incrementino l’integrazione e la crescita intellettuale a partire dalla competenza specifica della propria disciplina”. Social One si prefigge di “inserirsi e di proseguire nel filone di una sociologia imperniata sulla centralità della persona come attore sociale, che offre nuovi spunti di riflessione e di ricerca, nuove chiavi di lettura e di interpretazione della realtà sociale”. Accetta, dunque, la sfida dell’interdisciplinarietà: “Siamo convinti che il tempo che viviamo richiede uno sguardo  al contempo  globale e sintetico, capace di cogliere non solo i dettagli ma anche il senso generale della realtà sociale”. 
Il gruppo è consapevole della necessità di una metodologia ad hoc per cogliere l’agire agapico nella realtà sociale; una metodologia insieme quantitativa e qualitativa che renda ragione di determinate azioni. “La metodologia con cui ci accingiamo a trattare temi e sfide che hanno al centro i servizi alle persone è intimamente espressione dell’agire agapico. Anche in questo seminario abbiamo voluto comporre una comunità dialogante, consapevole che per una miglior comprensione della realtà sociale e delle persone che ne sono attori è utile ascoltare e confrontarsi con altre prospettive”. Una metodologia dunque “ricca di confronto ma sempre nell’atmosfera dell’agape che vuol dire attenzione, ascolto anche critico, larghezza, apertura, rispetto. Tutto ciò porta relazioni umane autentiche, vale a dire, capaci di produrre nuova umanità”.


per saperne di piu'
Oltre sessanta docenti universitari e studiosi dei servizi sociali hanno partecipato al seminario internazionale organizzato da Social-one. Giorgio Perlasca esempio dell’agire agapico
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Oltre sessanta tra docenti universitari, sociologi e studiosi del servizio sociale provenienti da Argentina, Brasile, Austria, Germania, Russia, Belgio, Francia e Italia hanno preso parte al Seminario internazione: L’agire agapico come categoria interpretativa per le scienze sociali organizzato dal Gruppo scientifico “Social-one, scienze sociali in dialogo”, svoltosi al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo dal 17 a 18 gennaio 2011.
Ma cosa si intende per agire agapico: «Definiamo l’agape – spiega Gennaro Iorio, sociologo, professore associato dell’università degli studi di Salerno – come un’azione, relazione o interazione sociale, nella quale i soggetti eccedono (nel dare, nel ricevere, nel non rendere o non fare, nel tralasciare) tutti i suoi antecedenti, e dunque, offre più di quanto la situazione richieda. Pertanto, l’agape si definisce a partire da sé e per sé senza interesse, senza ritorno, contabilità o giustificazione. L’agape si mostra nella sua prassi. Quindi, non è un’agire utilitaristico, di scambio di mercato, perché nessuno offre o domanda secondo un principio di calcolo delle utilità marginali per se stesso, né è fondata su un principio di giustizia del dare o rendere secondo un criterio distributivo. Non afferisce neanche alla logica della solidarietà, che implica un rendersi partecipe di una condizione non propria, o di avere l’adesione o la stima degli altri alla propria posizione sociale. In generale l’agape per nascere non presuppone neanche reciprocità, in quanto chi ama, spesso, si trova a rompere il circuito del rendere: ad esempio non restituisce uno schiaffo a chi l’ha dato per primo. Comunque l’atteggiamento agapico, per attivarsi, non parte dal presupposto che l’altro ricambi il gesto».
Social-One è un gruppo internazionale di sociologi e studiosi del servizio sociale, che vuole portare avanti un’esperienza di vita, di studio e di confronto attraverso una dinamica dialogica di ascolto e di reciproca apertura, attingendo al carisma di Chiara Lubich, mirando ad elaborare concetti, modelli e spunti di riflessione. Da oltre 10 anni ha l’obiettivo di analizzare alcuni concetti chiave delle scienze sociali, attraverso una lettura duplice che, a partire dalla tradizione sociologica, metta in luce il “novum” rappresentato dal carisma dell’unità.
A leggerne il titolo si capisce che lo scopo del Seminario è arduo. Proviamo a chiedere una piccola direzione a Gennaro Iorio: «L’obiettivo di questo seminario di studio è, nello specifico, conferire all’agape la dignità di un concetto utile al lavoro interpretativo e, allo stesso tempo critico, delle scienze sociali. In particolare vorremmo definire un concetto che possa essere utilizzato nel lessico sociologico sia nella prospettiva di una sociologia morale, cioè dell’analisi dell’agire sociale a partire dagli orizzonti ideali dei soggetti, prospettiva di lavoro da cui parte Boltanski, sia di analizzare atteggiamenti e comportamenti generali, non necessariamente espressi da membri di gruppi o soggetti di fede cristiana, nell’ipotesi che l’agape sia una possibilità fenomenologica, accanto alle molteplici logiche di espressione del sociale, mai abbastanza evidenziata».
Social-one, dopo una serie di studi sulla relazione sociale, sul conflitto, su rapporti sociali e fraternità, da circa tre anni, grazie alla lettura di un’opera di Boltanski, sociologo francese moderno tra  i più importanti, ha lanciato la prospettiva di nuova categoria concettuale legata all’agire agapico, ossia ad un amore che vada al di là dell’incertezza, del caos, del consumismo tipico delle società contemporanee e che, anche grazie a studi sull’argomento degli autori classici, possa allargare l’orizzonte e la propria proposta di confronto.
Il seminario aveva quindi l’obiettivo di presentare alla Comunità scientifica alcune piste di lavoro intraprese e da intraprendere sull’agire agapico. Nell’introduzione Vera Araujo, coordinatrice di Social-One, ha messo in evidenza che in questi due anni «abbiamo avuto modo di colloquiare con vari sociologi italiani e di altre nazioni su questo argomento, arricchendoci e sentendoci incoraggiati a proseguire. Presentiamo oggi qui, come una tappa del nostro percorso, l’approfondimento di un aspetto del concetto stesso dell’agire agapico. È ovvio che tutto non si esaurisce qui. Ma è nostra intenzione mettere un “punto fermo” nella nostra proposta, un punto di riferimento per il nostro camminare, del nostro andare avanti».
Grande interesse hanno suscitato le relazioni dei professori Michele Colasanto, dell’università Cattolica di Milano, e di Gennaro Iorio, dell’università di Salerno. Singolare e molto riuscita la scelta di scegliere una sorta di “guida” per leggere gli aspetti importanti ed anche quelli critici dell’agire agapico. La scelta è caduta su Giorgio Perlasca, riconosciuto come “uomo giusto” in Ungheria, Israele, Stati Uniti, Spagna e in Italia. Come noto, nel 1944, nell’inverno di Budapest, riuscì a salvare dal genocidio migliaia di persone, la stragrande maggioranza dei quali ebrei. Lui, fascista militante e volontario per il dittatore Franco di Spagna, cattolico non praticante, che amava i piaceri della vita, commerciante, si spacciò per console spagnolo quando l’ambasciatore fuggì improvvisamente per il precipitare della situazione, offrendo protezione a più di cinquemila persone. Lui, imbrigliato nel finale vorticoso della seconda guerra mondiale in un paese sconosciuto, senza documenti né soldi, anziché pensare a salvare la propria vita, rimase in una situazione di pericolo. Attraverso la lettura in controluce delle azioni di Perlasca, Colasanto ed Iorio hanno dato un lavoro, ricco di spunti e di sollecitazioni che ha contribuito ad un confronto aperto e denso di possibilità per un lavoro futuro, considerando anche le utili note critiche che sono state avanzate.  
La discussione ad opera di tre docenti – il prof. Magatti, preside della Facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano, Raffaele Rauty, dell’università di Salerno, ed Elisabetta Neve dell’università di Padova – ha contribuito a mettere ancora più in luce la dignità e il contributo della proposta di agire agapico pur nella sollecitazione di varie piste di riflessione. Hanno arricchito il seminario oltre 20 “paper”, relazioni scientifiche che rimandano ad un approfondimento e a spunti di ricerca. Una delle novità è stata l’offerta di una visione non più solo europea o comunque dell’occidente, culla della sociologia classica, ma una visione che, pur partendo dai classici, offre uno spettro di lettura più ampio e pone altre piste di ricerca, guardando ad esperienze nuove o comunque poco conosciute.

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