da "ASL To 2 Informa" del giugno-liglio 09
Questo il tema del seminario organizzato dai Dipartimenti di Salute Mentale "F.Basaglia" e "G. Maccacaro" della ASL TO 2, unitamente ad ASL TO1, ASL TO 3 e Associazione IL BANDOLO onlus, Rosmini di Torino. A promuovere questa cultura della guarigione e dell'auto-aiuto è intervenuto Ron Coleman, noto scrittore e conferenziere, con un passato di utente nei servizi -psichiatrici inglesi. ; Tredici anni vissuti all'interno del sistema psichiatrico occidentale raccontati da chi ha saputo ribaltare il proprio percorso da utente a consulente del medesimo servizio, un cammino di guarigione che ha trovato la propria chiave di volta nel gruppo di auto-aiuto. Una diagnosi implacabile -la schizofrenia- i! tormento delle "voci" che devastano, il calvario di dieci anni di terapie con farmaci ed elettroshock. Poi, la scoperta del gruppo di auto-aiuto per "uditori di voci" e la chiave per comprenderle e controllarle, risalendo a ricordi di eventi traumatici, mettendo a punto quello che è divenuto un metodo con quattro pietre miliari: "se stessi", "le altre persone", "la scelta" e "l'appartenersi", dove le risorse più profonde dell' io diventano esse stesse cura per riscoprire la fiducia in se stessi, l'autostima, la consapevolezza di sé e l'autoaccettazione, sino alla dimensione totalizzante della guarigione. Questo il messaggio conclusivo del "viaggio nella follia" di Ron Coleman, che si confronterà con altri ex pazienti ed operatori dei servizi psichiatrici per discutere le strategie per migliorare la qualità della vita e saldare le schegge di personalità create dalla malattia mentale. Un messaggio supportato da evidenze scientifiche: "Seri studi dimostrano, pren- i dendo in considerazione un tempo sufficiente di valutazione, che la percentuale di guarigione nelle patologie mentali gravi può arrivare anche al 40% -spiega lo Psichiatra dell'ASL TO2 Giuseppe Tibaldi, organizzatore del seminar io-"Scardinare la convinzione di inguaribilità in psichiatria è un obiettivo essenziale, che non può prescindere dal fattore "tempo", in quanto le evoluzioni e le guarigioni sono molto lente e raramente si ottengono prima di cinque o dieci anni dall'esordio della malattia". Dati alla mano. La più recente review della Letteratura Scientifica in tema di guarigione parla chiaro: su ben 4100 pazienti, suddivisi in 37 gruppi valutati per 36 mesi, il 41,7% dei casi è completamente guarito e solo un 27,1% va incontro ad una situazione di malattia cronica. "Esclusione, pregiudizio, discriminazione sono i peggiori nemici dei pazienti psichiatrici -precisa ancora Tibaldi- per questo è necessario dare voce alle esperienze positive, che sono spesso sottovalutate nelle patologie psichiatriche più gravi, come la schizofrenia, abitualmente considerate ad evoluzione sfavorevole. Pertanto è particolarmente significativo far conoscere l'operato di ex pazienti che hanno assunto un impegno civile nel sostenere la guaribilità, come già avvenuto negli Stati Uniti con Ken Steele, che ha combattuto per il riconoscimento dei diritti politici dei malati, e oggi con Ron Coleman, che diffonde la sua esperienza di gruppo di auto e mutuo aiuto". II seminario, aperto a tutti gli interessati, ha voluto in questo modo lanciare un i messaggio di speranza sulla possibilità di approdare a nuove forme di esistenza, di non farsi annichilire dalla "parte malata" e di poter sopravvivere ali' esperienza psicotica riacquistando una "seconda vita".
orso castano: ci siamo gia' occupati di Ron Colemann , del suo gruppo di "uditori di voci", del suo concetto di guarigione (con "restituzio ad integrum" , o meglio di convivenza con "le voci" . Vorremmo ricordare che il disturbo psichiatrico e' cosa complessa e multifattoriale. Certamente il disagio sociale ne aggrava enormemente la gravita' e ne evidenzia la disabilita'. Gli studi delle neuroscienze non debbono essere ignorati : possono aprirci a terapie molto meno invalidanti (che consentono una buona convivenza - ci si augura sempre piu' breve- con il disturbo , e la possibilita' di una vita sociale pressoche' normale) e ,sopratutto, alla "prevenzione secondaria" in psichiatria , capitolo che poco viene affrontato per il timore implicito di sollevare consapevolmente o inconsapevolmente problemi di "etichettamento"; ma spingendoci ancora avanti nel ragionamento, individuare i criteri ed i luoghi d'osservazione dai quali e nei quali si puo' costruire un intervento all'esordio del disturbo, ben sapendo che un intervento all'esordio del disturbo puo' evitare enormi complicazioni e sintomi pesanti, dovrebbe essere uno dei compiti del Servizio Psichiatrico Pubblico. Ed ancora, seguendo le indicazioni che l'OMS da riguardo alla disabilita' ed il dibattito (pubblicheremo un nuovo post in merito sull'inserimento nel futuro ICD10 e nel futuro DSM V, cercare di complementare i dati sulla disabilita' cognitiva , non sempre correlabile con la gravita' del disturbo psichiatrico, quanto piuttosto correlabile con la concomitanza di malattie fisiche gravi o croniche , nonche' con condizioni sociali-culturali-economiche svantaggiate, puo , secondo molti autori, aiutarci a capire meglio il "disturbo" , o piu' correttamente "quel disturbo, di quel paziente" collocandolo in una dimensione storica-esistenziale precisa, senza correre il rischi di un etichettamento astratto , mi sembra un passo avanti indispensabile per la psichiatria. Purtroppo questo richiede un'integrazione tra i servizi di medicina di base , i servizi sociali e quelli psichiatrici. Ma il cammino sembra ancora molto lingo e complesso da molti punti di vista: organizzativo e culturale............
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