da Domenica del 24/8/09 di Riccardo Viale In Italia capita frequentemente di trovare libri di psicologia cognitiva che trasmettano il messaggio implìcito che le scienze della mente siano qualcosa di diverso e separato da quelle del cervello. Questo dualismo delle proprietà fra mente e cervello caratterizza la carriera accademica e la produzione scientifica dì buona parte della comunità delle scienze cognitive del nostro paese. Carriera e lavori si riferiscono a una dimensione mentalistica che sembra disincarnata da quella corporea. Questa posizione ha le sue radici profonde nella tradizione filosofica di stampo idealistico e spiritualistico del nostro paese. Essa trovagiustificazione, però, anche in quella che è stata, per anni, la componente maggioritaria della filosofia della mente anglosassone, quella legata all'antiriduzìonismo e al funzionalismo cognitivo.Per anni il rapporto di irriducibilità fra mente e cervello era rappresentato dalla metafora software e hardware del computer. Le posizioni alternative come quelle del materialismo eliminativo di Feyerabend o della teoria dell'identità dello stato centrale di Smart e Amstrong o del monismo neurocomputazionale di Patrìcia e Paul Churchland erano minoritarie nella filosofia della mente e poco apprezzate nella psicologia cognitiva. Anche se si poteva concedere che mente e cervello fossero ontologicamente identici, ciononostante presentavano proprietà, linguaggi descrittivi e teorie esplicative differenti. Si trattava di un dualismo epistemologcoa) non superabile dagli avanzamenti della ricerca scientifica. Era, quindi, senza giustificazione ogni tentativo di fondare i concetti psicologici su modellizzazioni teoriche delle configurazioni dinamiche neuronali. Da qualche anno la psicologia cognitiva sembra avere tradito il suo credo dualistico. Soprattutto oltre oceano un numero crescente di psicologi cognitivi si è trasformato in neuroscienziati. L'utilizzo delle tecniche di neural imaging è diventata la routine deìfa maggior parte degli studi sul ragionamento, decisione, memoria, conoscenza, percezione, eccetera. Le applicazioni all'economia, etica, estetica hanno dato origine a nuove discipline come neuro-economia, neuro-etica, neuro-estetica. Come avviene per ogni cambiamento paradigmatico la prova di ciò la si trova, soprattutto, nei manuali. Essi in genere esprimono l'identità disciplinare di una data comunità accademica. In base a essi la comunità intende trasmettere e riprodurre il sapere certificato ai nuovi esperti e agli apprendisti ricercatori. Ebbene negli ultimi due anni alcuni nomi riconosciuti della psicologia cognitiva classica come RobertSternberg, Edward Smith e Stephen Kosslyn hanno realizzato due manuali di grande successo sulla Psicologia Cognitiva che sposano senza remore l'approccio monistico. In particolare il libro di Smith e Kosslyn fa il tentativo più sistematico e ambizioso di collegare in modo esplicativo e biunivoco funzioni psicologiche e attività cerebrali. Percezione, attenzione, conoscenza, memoria, emozione, decisione, ragionamento, cognizione motoria e linguaggio sono trattati secondo un programma di identità progressiva fra mente e cervello. Prendiamo ad esempio il tema della conoscenza delle categorie. Quando osserviamo un oggetto con le fattezze di una torta la nostra mente è in grado di recuperare dalla memoria a lungo termine una serie di informazioni che permette l'attribuzione di quell'oggetto alla categoria torta. Questa attribuzione, in genere, porta con sé una serie di ricordi percettivi differenti sull'odore, gusto, il tatto o sulla manipolazione motoria. Simmetricamente ciò succede anche se partissimo dal solo odore o dal solo sapore o dal solo tatto della torta. Ogni categorizzazione basata su un tipo di percezione si trascina anche il ricordo delle altre modalità percettive. Anche il solo ricordo di un oggetto in una modalità percettiva (ad esempio il ricordo di vedere una torta) ha queste caratteristiche di stimolare il recupero mnemonico di una multi modalità percettiva. Di fronte a questa evidenza psicologica il problema allora era di capire se la simulazione percettiva fosse generata dagli stessi meccanismi della percezione diretta. Attraverso la neural imaging sembra sia arrivata la risposta. La rappresentazione della categoria di un oggetto è distribuita attraverso il sistema motorio e percettivo del cervello. Quando ci ricordiamo il colore rosso del sangue viene attivata un'area della corteccia occipitale responsabile della percezione del colore. Quando pensiamo di prendere un martello vengono attivate le aree motrici. E così via. In questi due manuali è evidente che psicologia cognitiva classica e neuroscienze hanno di fronte a sé una strada progressivamente convergente. riccardo. via/e@fondazionerossel/i. it ©RIPRODUZIONE RISERVATA O Smith, E.E. and Kosslyn, M. S., «Cognitive Psychology. Mind and Brain», Upper Side River, New Jersey: Pearson Education; O Sternberg, R.J. «Cognitive Psychology», Belmont,Ca:Wadsworth.
orso castano: certo le neuroscienze si stanno espandendo dappertutto , anche nell'economia e nell'etica. Ci si chiede se certe scelte etiche, politiche ocerti paradigmi scientifici possano (e debbano) essere spiegate in base a meccanismi neurofisiologici oppure, come sta accadendo nell'america di Obama rispetto alla Riforma sanitaria, seguendo Fayarabend , in base ad una dura lotta delle lobbies organizzate che non intendono in alcun modo rinunciare ai loro privilegi. Forse una risposta "scientifica" potrebbero darla quei 50 milioni di persone che negli USA non hanno assistenza sanitaria , piuttosto che certe comunita' scientifiche d'avanguardia , che ripropongono un "monismo" un po' retro'"......
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