riflessioni del dr Luigi Morticelli psichiatra/psicoterapeuta
giovedì 13 agosto 2009
Videocracy da youtube , un film-documentario sull'Italia addomesticata ed incapace di critica , di lele mora a Venezia
clicca youtube , lo schermo e' + largo
Videocracy»
Ci sono voluti trentanni di fanciulle scosciate e giovanotti palestrati, di casalinghe disperate e quiz milionari, di reality irreali, di gossip e volgarità eretti a sistema. Un lavoro lungo e paziente, che alla fine però ha fatto centro: la tv in Italia ha preso il posto della democrazia. E la tesi di Videocracy , il documentario che promette di rendere davvero speciale levento programmato per il 3 settembre al Lido dalle due sezioni autonome della Mostra del Cinema, la Settimana Internazionale della Critica (SCI) e le Giornate degli Autori, che hanno scelto di concerto il film, rifiutato dalle sezioni ufficiali. Ottanta minuti di reportage spietato sullItalia berlusconiana, le sue mutazioni antropologiche e culturali, firmati da Erik Gandini, regista quarantenne originario di Bergamo ma traslocato a 18 anni in Svezia.
«In una videocrazia la chiave del potere è limmagine - sostiene il cineasta - . In Italia solo un uomo ha dominato le immagini per tre decenni. Prima magnate della tv, poi Presidente, Silvio Berlusconi ha creato un binomio perfetto, caratterizzato da politica e intrattenimento televisivo, influenzando come nessun altro il contenuto della tv commerciale nel Paese. I suoi canali televisivi, noti per leccessiva esposizione di ragazze seminude, sono considerati da molti uno specchio dei suoi gusti e della sua personalità».
I recenti fatti di cronaca a luci rosse confermano. In ogni caso Videocracy (prodotto dalla svedese Atmo con la danese Zentropa e poi distribuito dalla Fandango) non passerà indenne sugli schermi del Festival veneziano. «E un film destinato a far discutere», assicura Francesco Di Pace, direttore della SCI, ben contento di essersi assicurato, in sintonia con il Festival di Toronto che lo proietterà dopo l'anteprima mondiale veneziana, la patata bollente che nessuno voleva. «Era stato proposto prima a Orizzonti, una delle sezioni ufficiali della Mostra, ma è stato scartato da Marco Müller e i suoi selezionatori - racconta Di Pace - . Così labbiamo acchiappato noi. Comunque la sia pensi è un film che andava mostrato. Perché denuncia il potere che la tv ha sulla nostra società e sulla nostra cultura. Quel che produce nella gente, come ne condiziona i comportamenti». Un panorama inedito, per molti inspiegabile, che Gandini osserva con lo sguardo lontano ma partecipe dell italiano allestero. «Non è un film su Berlusconi ma sullItalia berlusconiana », ribadisce lui, già autore di un documentario su Guantanamo.
In Videocracy il punto di osservazione è un altro: il back stage di unItalia ossessionata dall'esibizionismo sessuale e senza più freni morali. LItalia dei Lele Mora, dei Briatore, Corona, Ventura. Che compaiono in scena insieme con i reduci dei Grandi Fratelli, le veline e i tronisti, la tribù Costa Smeralda, smaniosa solo di apparire, pronta a tutto per riuscirci. La tesi sostenuta da Moretti ne I l Caimano : «Berlusconi ha già vinto, ci ha cambiato la testa trentanni fa».
Cosè la videocrazia? Secondo Erik Gandini, italiano dorigine e svedese di adozione, che ha più volte affrontato nei suoi documentari aspetti chiave del mondo contemporaneo, come in Surplus e Gitmo, è il sistema di potere televisivo di cui lItalia offre oggi lesempio più consistente ed emblematico. Videocracy non è esattamente un film su Berlusconi ma un film sullItalia berlusconiana di lunga durata: fisiologicamente, sociologicamente e forse persino antropologicamente berlusconiana. LItalia in cui, come afferma Nanni Moretti ne Il Caimano, «Berlusconi ha già vinto». UnItalia trentennale, ossessionata dallesibizionismo sessuale e dalla totale assenza di freni morali - con ogni probabilità anche molto incapace di guardarsi allo specchio che viene restituita dallo sguardo attento di uno straniero sui generis, la cui relativa italianità gli ha consentito una conoscenza sul campo del fenomeno analizzato. Ma il suo film non rincorre lattualità o lo scandalo. Non insegue la notizia o il gossip. Sviluppa piuttosto una distanza critica singolare rispetto alle circostanze e ai personaggi rappresentati o ai materiali di repertorio selezionati e assemblati: distanza critica fatta di straniamento e profondo sdegno allo stesso tempo. E che nello spettatore italiano, convinto magari di aver già visto tutto ciò o di saperne anche di più, può sortire persino un prezioso effetto terapeutico.
orso castano :vedi anche il post su Herbert Marcuse : "l'uomo ad una dimensione" , in cui la capacita' del filosofo di prevedere alcuni aspetti (di cui stiamo parlando) della societa' e' davvero impressionante....
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