lunedì 24 agosto 2009
Lo isegna l'arte: l'individualita' del singolo non necessariamente e' in contrasto con il brand aziendaled
DI MATTEO G. BREGA da Domenica del Sole240re
Nel momento in cui la crisi finanziaria internazionale mette sotto accusa i manager, i loro sproporzionati stipendi, la loro facoltà di non dover rendere conto a nessuno dei risultati e delle performance ottenute, qualcuno riflette sulle modalità alternative di organizzazione, di gestione, di concezione stessa della risorsa umana all'interno della società e dell'azienda in particolare. È ciò che si è cercato di fare all'Art for Business Forum organizzato dalla società Trivioquadrivio presso l'Hangar Bicocca di Milano. Basandosi sulla scommessa dell'arte come paradigma di un nuovo sistema di valori e come esempio per una nuova modalità di gestione delle, relazioni aziendali con al centro la figura umana, sui molti interventi della tre giorni milanese ha aleggiato il tema della crisi e delle sue conseguenze seppure - occorre dirlo - con numerosi riferimenti alle opportunità che tali "stravolgimenti costruttivi" possono portare ai sistemi che colpiscono.
Lo insegna l'artista: l'individualità del singolo non necessariamente è in contrasto con il brand aziendale
Secondo Leonardo Previ, titolare insieme a Valeria Cantoni di Trivioquadrivio, il paradigma ge-stionale delle imprese occidentali, di tipo taylorista e dominato dallo scientific management, sicuramente innovativo negli anni Trenta, oggi evidenzia una serie di problemi, anche a causa della crisi, non più facilmente eludibili; se si vuole ripensare a un nuovo modello di sviluppo economico e di organizzazione sociale delle aziende è all'arte che bisogna guardare e, specialmente, alle modalità che l'artista utilizza per realizzatele proprie opere. «Bisogna superare - specifica Valeria Cantoni - una vecchia idea secondo la quale la "testa che pensa" sia un rischio per l'impresa, così com'è necessario superare la contrapposizione tra individualità dei singoli e brand aziendale». Si parla spesso di approccio creativo e di valore della creatività ma ancora una volta è dal mondo dell'arte che possiamo trarre una lezione importante: i più quotati artisti viventi, Damien Hirst e Jeff Koons, lavorano utilizzando schemi prettamente imprenditoriali quali promozione, brand, marketing, improvvisazione, lettura del mercato. Non si comportano forse come manager di grande successo? Un altro utile esempio di utilizzo creativo delle capacità cognitive e relazionali è proprio internet e le sue applicazioni: l'open source, ad esempio, ricorda da vicino il modo di procedere della bottega d'arte così come ogni innovazione presente nella rete è frutto di un'intuizione spiazzante e rivoluzionaria che riesce letteralmente a "far vedere" cose che prima, semplicemente, non si vedevano.
Concretamente le aziende di fronte alla crisi si pongono la domanda su come affrontare la situazione e su come adattarsi ai nuovi assetti, e se l'arte serve essenzialmente a vedere le cose in un altro modo, il "lavoro sul senso" di cui ha parlato Carlo Sini durante il Forum ha come presupposto l'utilizzo di quell'intelligenza estetica che serve per comprendere le strutture di senso che stanno dietro alle cose. Verso una sorta di creatività 2.0, dunque, ma che non allude a nulla che nel nostro Paese non sia già stato esperito nel passato: Leonardo Previ cita l'interessante figura di Giovanni Morelli, l'iconologo che a metà dell'Eoo utilizzando il paradigma fisiognomico applicato alle opere d'arte aprì la strada alla moderna metodologia di attribuzione delle opere, evidenziando come le interconnessioni tra metodo artistico e metodi di lavoro in generale siano presenti da sempre nella mentalità degli italiani. Qualcuno in questa direzione si sta dirigendo, e nel Forum di quest'anno lo si è potuto constatare: l'esperienza di un management di Unicredit, ad esempio, va nella dirczione della centralizzazione delle risorse umane all'interno dell'azienda, nella convinzione che le qualità delle persone, una volta messe in condizione di esprimere la propria creatività individuale in maniera libera, non conferiscano soltanto un miglioramento oggettivo delle condizioni di lavoro, ma procurino all'azienda dei benefici e delle ricadute positive tangibili.
«Non si può comunque dimenticare che i modelli di successo — prosejjue Cantoni - sono incentrati sul possesso di beni materiali e sulla durata di questi ultimi; tale,visione ha necessariamente penalizzato gli aspetti spirituali della vita e non sto pensando a nulla di astratto, penso ad esempio alla possibilità di usare il proprio tempo in maniera realmente appagante».
Per ciò che riguarda il tema dei rapporti tra aziende e mondo della cultura occorre dire che oggi "sostegno alla cultura" significa valorizzazione della propria immagine a fronte di una restituzione di benessere al territorio. È forse il momento di superare la distinzione tra azienda che sostiene e mondo della cultura che riceve, l'azienda deve interiorizzare la cultura nei propri processi realizzando così modelli dì cultura diffusa. Del resto è bene riflettere sul fatto che il "profitto" - sacrosanto motore delle aziende non coincide totalmente con il "denaro" ma con tutta una serie di elementi correlati dai quali non può essere esclusa la valorizzazione della persona in quanto presupposto stesso del profìtto. Sentendoli parlare viene in mente il vecchio concetto di "umanesimo del lavoro " ed è proprio Leonardo Previ a confermare l'impressione quando afferma che «la felicità, in fondo, è il., fine dell'economia». Che sia questo il momento di provarci?
Un esempio
Cultura e arte verso un nuovo modello di management d’impresa, corso della Luiss Business School , clicca
Obiettivi
Il corso si propone l’obiettivo di formare figure professionali in grado di collegare il mondo dell’impresa con quello della cultura e dell’arte. Si tratta di figure fortemente orientate ad interpretare il ruolo di agenti del cambiamento e portatori di valore; figure capaci di progettare e coordinare programmi e attività culturali all’interno delle Imprese, professionisti capaci di gestire in modo innovativo la comunicazione interna ed esterna con riguardo alle relazioni aziendali e con Enti ed Istituzioni Territoriali, con l’intento di rendere più efficienti i meccanismi organizzativi e relazionali. Attraverso “l’esperienza dell’arte”, la sua storia e il recupero di saperi, valori e sensibilità, il corso mira a sviluppare capacità critica e di vision, a trasmettere una dimensione culturale, etica e valoriale che possa poi essere trasferita nelle imprese come fattore competitivo e d’eccellenza.
Il tema della social responsibility è inoltre divenuto prioritario per le grandi e medie imprese, l’investimento in cultura risulta essere uno straordinario strumento di comunicazione, di costruzione dell’identità corporate, di rappresentazione e solidificazione dei valori fondanti l’impresa. Si viene dunque a creare l’esigenza di una nuova figura professionale in grado di seguire, valorizzare e gestire per l’Impresa progetti complessi legati alla cultura. Una figura che sappia interfacciarsi ad artisti, musicisti o registi e insieme conosca bene le logiche di comunicazione e marketing dell’impresa stessa. Una figura che faccia da ponte tra le logiche dell’impresa e quelle dell’arte e della cultura in generale.
I risultati attesi sono lo sviluppo o l’acquisizione delle seguenti competenze:
Competenze orizzontali
Capacità critica e di ascolto
Riconoscimento e gestione della complessità
Sviluppo e gestione della creatività
Capacità relazionali
Rispetto e valorizzazione della diversità e delle culture internazionali
Sviluppo della leadership e del team working
Compente verticali
Valorizzazione della cultura aziendale
Integrazione di comunicazione interna ed esterna
Innovazione nelle metodologie di formazione
Gestione e valorizzazione di progetti culturali nelle aziende pubbliche e private
Gestione della sponsorship culturale e dei progetti di social & culture responsibility
Valorizzazione di collezioni d’arte aziendali
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