martedì 11 agosto 2009

"La sessualità dei bambini non è un affare dei grandi" di Lauru Didier, Delpierre Laurence

"Dei bambini non si sa niente": il titolo del fortunato romanzo, che rivelò una sessualità cruda e dolente propria del mondo dei giovanissimi, è un richiamo quasi obbligato per il lettore italiano, anche in presenza di un saggio, com'è questo di Lauru, che riflette sul tema a partire dalla celebre teoria freudiana sulla sessualità infantile. Esposti a ogni tipo di immagine, atteggiamento o discorso esplicito, bambini e adolescenti vivono oggi senza la possibilità di un riparo. Persino nella produzione dei giocattoli il confine con il mondo "dei grandi" si è fatto sempre più labile e ambiguo. Come se la mente infantile potesse accogliere tutto, si ostenta da parte degli adulti una "naturalità" frutto soprattutto di scarsa consapevolezza e disattenzione. Programmi televisivi, pubblicità, giochi, abbigliamento: l'ipersessualizzazione di forme e linguaggi si intromette nelle fantasie, innescando un'eccitazione sproporzionata, che nei soggetti più fragili si traduce in patologie, disordini del comportamento, iperattività. L'autore non pretende di offrire strategie vincenti, ma invita a un'osservazione incantata, rispettosa, non invasiva. Gli spunti di riflessione si susseguono, procedono e si chiudono proprio come in un racconto: una storia che parla di bambini e della grande fatica che devono affrontare - forse oggi più che mai - per crescere nella loro pelle.

Segnaliamo oltre al libro uno studio sull'esposizione dei bambini  a programmi "adulti" dei media:

Più tv da bambini e prima arriva l'attivazione sessuale ,clicca 05-05-2009 Maratone davanti alla tv mentre si trasmettono programmi 'da grandi' possono influire pesantemente sulla sessualità dei bambini. Scene bollenti e immagini esplicite viste da piccoli possono contribuire a rendere i ragazzini precoci, cioè sessualmente attivi troppo presto. Lo rivela uno studio condotto dai medici del Children's Hospital di Boston (Usa). La ricerca si basa sullo studio di un gruppo di 754 individui la cui età varia dai 6 ai 18 anni. I ricercatori hanno scoperto che quanto prima i bimbi venivano esposti a programmi per adulti in tv e al cinema, tanto prima diventavano sessualmente attivi nell'adolescenza rispetto ai coetanei."Televisione e film sono fra le principali fonti di informazione sul sesso e le relazioni per gli adolescenti" ha spiegato Hernan Delgado, della Divisione pediatria e adolescenza del Children's Hospital di Boston e responsabile della ricerca. "La nostra indagine mostra che le attitudini sessuali e le aspettative dei preadolescenti sono influenzate molto presto nel corso della vita dall'esposizione ai media". I ricercatori hanno esaminato il rapporto tra abitudini televisive e inizio dell'attività sessuale dei ragazzi, concentrandosi in due momenti particolari: nell'infanzia, e poi tra i 12 e i 18 anni. Si è rilevato che, se i più piccoli (6-8 anni) guardavano trasmissioni e film per adulti, poi erano molto piu' inclini ad anticipare le prime esperienze con il sesso rispetto ai coetanei. "I bambini imparano dai media" sottolinea David Bickham del Center on Media and Child Health, coautore della ricerca, affermando che "quando i ragazzini guardano programmi con scene di sesso e relazioni complesse, non sono in grado di distinguere con chiarezza tra realtà e fiction". In ogni caso "occorrono ulteriori studi per comprendere del tutto il grado di influenza dei media sui giovanissimi per quanto concerne il sesso". Fonte: Adnkronos

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