sabato 26 settembre 2009

consumi delle famiglie Anno 2007 , ultimo aggior. ISTAT

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Le caratteristiche familiari e le differenze nei comportamenti di spesa. Complessivamente, nel 2007, la spesa media mensile familiare varia dai 1.641,41 euro delle famiglie di un solo componente ai 3.204,59 euro di quelle composte da cinque o più persone (Prospetto 1.4). Rispetto al 2006, a crescere di più è la spesa media mensile per consumi delle famiglie di due (+2,1 per cento) e di cinque e più componenti (+1,8 per cento).Il numero e le caratteristiche dei componenti di una famiglia determinano sia il livello che la struttura della sua spesa per consumi; tuttavia, se i componenti aumentano, la spesa non aumentain modo direttamente proporzionale, per effetto delle economie di scala che si realizzano e cheinteressano principalmente le spese relative all’abitazione e ai mobili, elettrodomestici e serviziper la casa. Le spese alimentari, quelle per abbigliamento e calzature, per trasporti, per istruzionee per altri beni e servizi sono invece più fortemente associate al numero dei componenti.La spesa media mensile per consumi aumenta all’aumentare del numero dei componenti, ma con incrementi decrescenti; tra le famiglie di tre componenti la spesa per abitazione è superiore a quella osservata tra le famiglie di quattro; le famiglie di cinque e più componenti mostrano livelli di spesa per sanità, per tempo libero, cultura e giochi e per altri beni e servizi inferiori a quelli delle famiglie di quattro componenti. Oltre ai maggiori vincoli di bilancio che caratterizzano le famiglie numerose, l’apparente paradosso è dovuto anche al fatto che tali famiglie si collocano principalmente nel Sud e nelle Isole, cioè in quelle porzioni di territorio dove i livelli di consumo sono più contenuti rispetto alla media e la spesa più orientata verso quei beni e servizi non comprimibili. Nelle famiglie formate da un solo componente, la quota di spesa totale più consistente è quella destinata all’abitazione (34,8 per cento), seguita dal 18,3 per cento degli alimentari. Sono gli anziani soli (con 65 anni e più), che rappresentano oltre la metà (il 51,9 per cento) delle famiglie di un solo componente, a far registrare la spesa media mensile più bassa (circa 1.356 euro) e il livello più contenuto di spesa per consumi alimentari (289 euro), ciononostante proprio per queste famiglie si registra l’incidenza più alta della spesa alimentare (21,3 per cento della spesa totale) (Prospetto 1.5). Inoltre, gli anziani soli spendono per l’abitazione ben il 40 per cento del loro budget mensile, a fronte del 30 per cento circa osservato tra i single giovani-adulti. Tra gli anziani soli si registra anche la massima incidenza, rispetto a tutte le tipologie familiari, della spesa per combustibili ed energia (6,7 per cento), mentre quella per sanità rappresenta il 5,3 per cento della spesa totale, a fronte del 2,1 per cento osservata tra i single giovani (con meno di 35 anni). Fra questi si riscontra, invece, l’incidenza massima della spesa non alimentare (84,5 per cento), in particolare di quella per altri beni e servizi (14,4 per cento). Nelle famiglie monocomponente, infine, si registra un’accentuata variabilità delle spese per trasporti, che passano dai 264 euro mensili (13,5 per cento della spesa totale) dei single adulti (con un’età compresa tra 35 e 64 anni) ai 73 euro degli anziani soli (appena il 5,4 per cento): un livello di spesa così basso, oltre che a una più limitata esigenza di muoversi sul territorio, si lega anche alle riduzioni e/o esenzioni dal pagamento del servizio di trasporto pubblico di cui spesso gli anziani beneficiano. Le quote di spesa totale più consistenti anche per le famiglie di due componenti sono quelle destinate all’abitazione (29,1 per cento, quasi 6 punti percentuali in meno delle famiglie monocomponente) e agli alimentari (18,8 per cento), che tra le coppie con persona di riferimento con 65 anni e più (il 40,7 per cento di tutte le famiglie di due componenti) raggiungono rispettivamente il 32,9 e il 21,7 per cento. Elevata è la quota di spesa totale destinata ai trasporti (14 per cento), che, tra le coppie giovani senza figli incide più della spesa alimentare (19,6 per cento contro 14,1 per cento). Tra le famiglie di due componenti si registra infine anche l’incidenza più elevata della spesa per sanità (4,7 per cento), in particolare fra le coppie anziane (5,7 per cento). Le famiglie di tre componenti (l’83 per cento delle quali sono coppie con un figlio) destinano quote di spesa totale elevate ad abitazione, alimentari e trasporti, e, riservano ben l’11,1 per cento del loro budget agli altri beni e servizi. Le famiglie di quattro componenti (formate per circa il 92 per cento da coppie con due figli), presentano, invece, il più alto livello di spesa mensile per consumi non alimentari (ben 2.582 euro, circa il doppio della spesa delle famiglie monocomponente) e fanno registrare l’incidenza più alta delle spese per abbigliamento e calzature (7,7 per cento della spesa totale che sale al 7,9 per cento tra le coppie con due figli), per tempo libero, cultura e giochi (4,8 per cento) e per istruzione (1,9 per cento). Le famiglie con almeno cinque componenti sono quelle che spendono di più per alimentari e bevande (circa 680 euro al mese) e per trasporti (550 euro), spese che crescono all’aumentare del numero di componenti; in particolare, le coppie con tre o più figli (che rappresentano circa il 74 per cento di queste famiglie) sono quelle che, tra tutte le coppie con figli, destinano più risorse agli alimentari (21,1 per cento della spesa totale), ai trasporti (17,3 per cento) e all’istruzione (2 per cento). Inoltre, tale tipologia familiare è quella che, dal 2006 al 2007, ha fatto registrare il maggior incremento della spesa media mensile, pari al +4,9 per cento.Le famiglie di monogenitori mostrano l’incidenza più elevata, rispetto a tutte le altre tipologie familiari, della spesa per comunicazioni (2,3 per cento della spesa totale). Nel complesso, i monogenitori destinano il 26,2 per cento del loro budget mensile all’abitazione, seguita da alimentari e bevande (19 per cento), trasporti (14,7 per cento) e altri beni e servizi (9,9 per cento). Per quanto concerne, infine, le famiglie di altra tipologia, si osserva che il 25 per cento del loro budget mensile è assorbito dall’abitazione, il 20,2 per cento dagli alimentari, il 16,9 per cento dai trasporti.Il livello e la struttura della spesa per consumi di una famiglia sono direttamente associati anche alla condizione professionale della persona di riferimento (Prospetto 1.6). Il livello di spesa media mensile più alto si riscontra tra le famiglie di imprenditori e liberi professionisti: circa 3.624 euro (-6 per cento rispetto al 2006), oltre mille euro in più rispetto alle famiglie con a capo un operaio o assimilato. Questa differenza si riferisce quasi esclusivamente all’acquisto di beni e servizi non alimentari, per i quali le seconde spendono oltre un terzo in meno delle prime (1.987 contro 3.099 euro mensili). Le famiglie con persona di riferimento non occupata sono, invece, quelle che mostrano i livelli di spesa media mensile più bassi: 2.101 se ritirato dal lavoro, 1.822 euro se si tratta di una persona in altra condizione non professionale (rispettivamente, +2,1 e +1,6 per cento rispetto al 2006). Queste ultime famiglie presentano anche la spesa per beni non alimentari più contenuta: 1.434 euro al mese. La spesa per l’abitazione rappresenta un quarto del budget mensile sia delle famiglie di imprenditori e liberi professionisti sia di quelle di dirigenti e impiegati. Le prime sono anche quelle che spendono di più per questa voce (921 euro), ma l’incidenza massima si riscontra laddove la persona di riferimento è ritirata dal lavoro (31 per cento) o in altra condizione non professionale (30,2 per cento). A spendere di più per l’acquisto di alimentari e bevande sono le famiglie di lavoratori in proprio (534 euro mensili), ma l’incidenza più elevata sul budget mensile interessa di nuovo le famiglie con persona di riferimento non occupata: il 20,9 per cento se è un ritirato dal lavoro, il 21,3 per cento se è in altra condizione non professionale.Le famiglie di imprenditori e liberi professionisti destinano alle spese alimentari la quota più bassa della spesa totale, pari al 14,5 per cento, mentre spendono molto più delle altre per i trasporti (610 euro al mese). La quota destinata a questa voce è tuttavia massima tra le famiglie di operai e assimilati (17,9 per cento della spesa totale) ed è minima tra le famiglie con persona di riferimento non occupata (11,7) per cento se è un ritirato dal lavoro, 11,8 per cento se in altra condizione non professionale). La spesa per sanità, il cui livello è più elevato nelle famiglie di imprenditori e liberi professionisti (110,98 euro), incide massimamente sul budget mensile delle famiglie di pensionati (5,2 per cento). La spesa per abbigliamento e calzature è invece più alta nelle famiglie di imprenditori e liberi professionisti sia come livello (286 euro mensili) che come incidenza (7,9 per cento); il suo peso è al contrario minimo nelle famiglie di ritirati dal lavoro (4,6 per cento). Le famiglie di imprenditori e liberi professionisti sono quelle che spendono di più anche per tempo libero, cultura e giochi (172,65 euro al mese); questa voce incide soprattutto sulla spesa delle famiglie di dirigenti e impiegati (5,l per cento) mentre ha rilevanza minima se la persona di riferimento è in condizione non professionale (3,6 per cento). Il livello e l’incidenza della spesa per altri beni e servizi sono più elevati, ancora una volta, nelle famiglie di imprenditori e liberi professionisti (474,37 euro, pari al 13,1 per cento della spesa totale); il peso di questa voce è invece minimo nelle famiglie dove la persona di riferimento è in condizione non professionale (8,1 per cento).La quota di spesa totale destinata alle comunicazioni, infine, è maggiore nelle famiglie dove la persona di riferimento è in condizione non professionale (2,3 per cento), mentre è minima tanto in quelle di imprenditori e liberi professionisti quanto in quelle di dirigenti e impiegati (1,9 per cento). In sintesi, le famiglie con persona di riferimento occupata e con profilo professionale medioalto presentano i livelli di spesa totale più elevati e, rispetto alle altre, destinano quote maggiori del loro budget allo svago e ad abbigliamento e calzature. Laddove, al contrario, il capofamiglia è occupato ma con un basso profilo professionale, la spesa media mensile è più contenuta. A spendere ancora meno sono, infine, le famiglie con persona di riferimento non occupata, che destinano quote di spesa superiori alla media ad alimentari e bevande, abitazione, combustibili ed energia e sanità.

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