mercoledì 9 settembre 2009

il dibattito arguto e divertente tra la sociobiologia ed i suoi critici

da Domenica , il sole24ore, del 6/9/09 , di Gilberto Corbellini .................................................Gould era un uomo di scena. Una delle sue più spettacolari interpretazioni produsse un testo, firmato insieme a Richard Lewontin, che è tra i più citati della letteratura evoluzionistica dell'ultimo mezzo secolo, e che ha anche rappresentato l'acme di uno psicodramma tutto interno alla scienza evoluzionistica. Si tratta di I pennacchi (spandrels) di SanMarco e ilparadigma di Pangloss: una critica del programma adattamentista. Proprio quest'anno, mentre si celebra Charles Darwin, ricorrono i trent'anni dalla pubblicazione di quell'articolo sui«Proceedings» della Royal Society. Ecco come quel testo venne alla luce. Oggi però quell a critica è ripetuta stancamente anche contro la psicologia darwiniana, che invece ha fatto notevoli passi avanti. Nel 1978 a Boston si consumava una guerra accademica, dichiarata dai marxisti Gould e Lewontin contro la sociobiologia, e in modo particolare contro la persona fisica di Edward O. Wilson, accusato di rinverdire i nefasti argomenti del socialdarwinismo. Nel dicembre di quell'anno il biologo evoluzionista inglese John Maynard Smith, che aveva sviluppato l'applicazione della teoria dei giochi al problema dell'ottimizzazione degli adattamenti evolutivi, organizzava un convegno per discutere dell'Evoluzione dell'adattamento per selezione naturale. Al convegno invitò Lewontin, che da anni portava avanti una critica politico-economica del darwinismo e attaccava l'eccessiva enfasi sulla selezione naturale come origine degli adattamenti biologici. Al convegno, però, sipresentò Gould. Questi disse che l'amico non amava viaggiare in aereo, e che lui voleva comunque fare un viaggio in Inghilterra. Così era venuto a presentare le idee scientifiche di Lewontin, anche se le avrebbe esposte a modo suo. La conferenza di Gould, a detta dei partecipanti fu spettacolare. La prima diapositiva mostrava la cattedrale di San Marco, con i famosi pennacchi della cupola, dove sono raffigurati i quattro evangelisti. Gould spiegò che, contrariamente a quanto sembrerebbe, i pennacchi sono strutture architettoniche non funzionali. Non sono ornamenti né sono fatti per ospitare gli affreschi, ma sottoprodotti imposti dai vincoli di costruzione della cupola. Citando quindi anche i rosoni ornamentali che si trovano nel soffitto della cappella Tudor del King's College di Cambridge, come esempio di strutture non necessarie all'architettura, o sottoprodotti, che invece vengono presentati come se fossero delle soluzioni funzionali, Gould disse che chi cerca qualche spiegazione funzionale in queste strutture ragiona come il dottor Pangloss di Voltaire. Per il quale «le cose nonpossono essere altro che come sono... Ogni cosà è stata fatta per il miglior scopo». E questo è proprio il modo di ragionare dei biologi evoluzionisti,  che vedono adattamenti ovunque, trascurando per esempio i vincoli embriologici che operano nella costruzione delle strutture organiche. Era un attacco micidiale al panselezionismo neodarwiniano, cioè alla pretesa da parte dei biologi evoluzionisti che qualunque tratto fenotipico fosse il risultato della selezione naturale, e quindi un adattamento funzionale a qualche condizione presente o passata. Gould fu attaccato dal moderatore, che lo accusò, insieme a Lewontin, di tradire l'etica della scienza, negando ciò che essi sanno essere valido, cioè il ragionamento adattamentista. E solo per il fatto che vedono adattamenti ovunque, trascurando per esempio i vincoli embriologici che operano nella costruzione delle strutture organiche.E solo per il fatto che detestano le presunte implicazioni politiche di una conseguenza di questo ragionamento, cioè la sociobiologia. Ma Gould si era preparato uno dei suoi colpi di scena, come quando durante le conferenza in Italia citava a memoria dalla Divina Commedia. Indicò ai convenuti il famoso motto della Royal Society «Nullius in verba», e ricordò loro che, diversamente da quello che la maggior parte credeva, non significava «Nulla sulla parola» e che solo i fatti dimostrabili contano. L'espressione veniva da un'epistola di Grazio, dove nullius è genitivo e non nominativo, e che recita: «Nullius addictus iurare in verba magistri/ quo me cumque rapit tempestas, deferor hospes» (Non mi sono venduto a nessun credo e così dove il corso mi trascina arrivo come un ospite). Un colpo mortale inferto ai suoi critici. Così iniziava l'avventura dei "pennacchi di San Marco". Esistono diversi studi quantitativi e qualitativi sull'impatto di quell'articolo, e benché sia il lavoro di Gould e Lewontin più citato, l'impatto scientifico fu piuttosto scarso. Lo stesso Gould diceva che veniva citato «in automatico», e non certo per aderire alle sue critiche dell'adattamentismo, ma per dire «io non sono panglossiano». In realtà il maggior successo l'articolo lo ebbe tra i filosofi e i letterati, questi ultimi in particolare lo studiarono a fondo, anche con la partecipazione un po' compiaciuta di Gould, presunto esempio di come la retorica e l'immaginazione umanistica possano decretare il successo di un testo scientifico. Nel libro licenziato in punto di morte, La struttura della teorìa dell 'evoluzione, Gould rivisita e amplia la portata analogico-esplicativa dei pennacchi di San Marco, andando largamente al di là del significato che l'esempio assumeva nel 1979. Nel frattempo, però, Gould aveva constatato che il termine utilizzato per i pennacchi di San Marco era inappropriato, nel senso che come ebbe modo di precisare Daniel Dennett non di «spandrels» (termine che indica le lunette) si trattava, ma di «pendentives», cioè appunto pennacchi. Inoltre, il concetto di spanarsi risultava troppo ristretto per la prospettiva pluralista da cui Gould cercava di guardare il problema delle relazioni dinamiche tra strutture e funzioni in biologia. Così aveva coniato nel 1982, insieme alla Vrba, il termine «exaptation», che significa «utile come conseguenza della sua forma». Concetto anch'esso non privo di alcune ambiguità semantiche, come è stato messo in evidenza da diversi biologi. Ma questa sarebbe un'altra storia.

Il peccato d'origine di quell'articolo, cioè l'idea che fosse stato scritto per caricaturizzare e quindi ridicolizzare le pretese della sociobiologia di ricondurre a spiegazioni biologiche e funzionali i comportamenti sociali umani, non si è mai cancellato. E quando l'approccio della sociobiologia è stato superato sul piano teorico e metodologico dalla psicologia evoluzionistica, il pregiudizio culturalistico e politico è rimasto. E continua a mascherarsi dietro a caricatu-rizzazioni dei contenuti e dei metodi della psicologia evoluzionistica, di volta in volta accusata ingiustamente di determinismo genetico, di raccontare "storie proprio così", di produrre argomenti panglossiani o di giustificare attraverso le spiegazioni adattative e peggiori azioni umane. Per verificare che per qualcuno, fortunatamente ormai una minoranza nel mondo scientifico ma evidentemente  molto ascoltata dagli umanisti, non molto è cambiato, si può leggere un articolo di Newsweek» di qualche settimana fa che titolava: «Non incolpiamo l'uomo delle caverne». E poi: «Perché violentiamo, uccidiamo e non andiamo a letto solo col nostro partner. La colpa, caro Darwin, non sta nei nostri antenati ma in noi stessi».

orso castano : la possibilita'  di modificare la mappa genetica oggi e' una realta'. Ma difficilmente potranno essere messi in ombra i sistemi di valori, le ideologie, le emozioni umane, le loro sfumature e la loro complessita'. In fondo anche il transumanesimo e' un signo, un'utopia come quella di Campanella o di More . Quando le ideologie prendono pero' la mano e non riusciamo piu' a riconoscerne i limiti , anche storici, diventano cattivi prodotti , come si suol dire, "buone intenzioni che lastricano le strade dell'inferno"

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