mercoledì 16 settembre 2009

Le reti sociali e la sete di dati , un rischio per la tutela della privacy, l'ombra di un Grande Fratello

II potere dei network e di tutti gli altri ......Un'opportunità per gli statistici, un rischio per la tutela della privacy .Oggi più che mai si fa largo utilizzo di espressioni quali "Web Sociale" e "Web par-tecipativo", al fine di enfatizzare due degi aspetti principali attorno ai quali ruota quel grande meccanismo comunemente chiamato internet: la facilità con la quale gli internauti riescono a interagire tra loro e il potere che ciascun utente ha di produrre contenuti (user generated content). Quest'ultimi, presentati nelle forme multimediali del momento (testo, audio, video), contengono una grande mole di informazioni relative al loro autore; è il cosiddetto "bias dell'informazione", secondo il quale chiunque dia vita a un contenuto non può esimersi dal corredarlo di tracce personali. Molto importante è poi la tendenza alla creazione di reti sociali virtuali, in grado di mettere in contatto persone dalle caratteristiche affini; ciò richiede specifiche piattaforme (i social network) e la completa disposizione dell'utente a fornire informazioni genuine su di sé, che aggregate permettono la creazione di un profilo accessibile a chiunque e necessario per la riuscita del "gioco". Entrambi questi aspetti fanno sì che in Rete vi sia un inesauribile flusso di dati personali (talora sensibili) , alcuni volutamente condivisi, altri ingenuamente creduti al sicuro, che ne fanno un interessantissimo laboratorio perle indagini statistiche. Ma chi ha la possibilità di registrare ed elaborare questi dati? Principalmente i proprietari delle piattaforme web, gli unici in grado di tracciare e in seguito analizzare il comportamento dei propri utenti. Questi enormi concentrati di informazioni personali attraggono i centri di studio statistici e i gruppi di marketing, che per potervi accedere devono però pagare i proprietari delle .piattaforme; nasce così il mercato dei dati aggregati, fondato sul commercio dei dati personali quotidianamente lasciati in Rete. Tra le piattaforme in grado di immagazzinare il maggior flusso di informazioni è leader Facebook, che ha il grande vantaggio di essere generalista, il che gli permette di ospitare un'utenza eterogenea e di disporre quindi di ogni sorta di dati sensibili. Un vantaggio che, racconta Daniele Frongia (dirigente interno Istat), non nasconde di voler sfruttare. L'obiettivo è infatti quello di mappare le relazioni tra individui mediante un'avanzata ricerca antropologica e sociale, al fine di creare veri e propri grafici matematici esplicativi dell'articolarsi delle relazioni umane. Una ricerca dall'alto tasso informativo, che diviene preoccupante se pensata totalmente nelle mani di un'unica azienda. La possibilità di reperire dati personali in Réte non si esaurisce con i social network: come spiega Davide Bennato (docente di Sociologia della ricerca e innovazione all'Università La Sapienza di Roma) sono sempre di più i portali che chiedono agli utenti pareri e previsioni in merito a qualcosa (film, attore, presidente, governo) con l'obiettivo di aggregare le loro risposte e dar vita a previsioni e indagini culturali. Per indurre gli utenti a partecipare al meccanismo vengono sfruttati i più articolati stratagemmi: da premi virtuali a coloro le quali previsioni si rivelano veritiere, a vere e proprie ricompense in denaro; tra questi fece scalpore il portale che chiedeva agli iscritti di scommettere denaro sulla zona del Medio Oriente che nei mesi a venire sarebbe stata colpita da un attentato. Un servizio dietro il quale non si celava sadismo, bensì la volontà di comprendere quali fossero le zone più a rischio secondo il parere popolare, per poi prendere le dovute precauzioni. All'obiezione secondo la quale indagini statistiche incentrate su dati raccolti in Rete non abbiano valore universale risponde Chris Anderson, direttore di Wired: con il trascorrere del tempo la coda lunga della Rete sarà in grado di fornire quantità di dati tali da poter essere definite universali. Ciò sancirà la scomparsa del metodo sdentitico di campionatura che tuttora sta alla base degli studi statistici, sostituito dal data mining di queste gigantesche quantità di informazioni. Oggi la tendenza è di riconoscere l'aspetto "social" della Rete come un valore aggiunto per le indagini statìstiche, sebbene centri di statìstica tradizionali (Istat, Eurostat, National Statìstics), per loro stessa ammissione, non facciano diretto utilizzo di questa tipolpgia di dati, dal momento che richiedono una tecnica di reperimento che esula dai rigidi standard ai quali da tempo sono soliti fare affidamento. Questa, sempre secondo Bennato, si articola in diretta o indiretta. Nel primo caso si tiene conto delle classifiche, delle votazioni, delle preferenze che gli internauti manifestano apertamente, nel secondo si mira alla creazione di un profilo per ciascun utente generato dall'analisi delle caratteristiche, degli elementi ricorrenti e di altri aspetti distintivi presenti negli user generated cóntent (siano essi con fini divulgativi, personali o altro). Esistono inoltre studi statistici che per mezzo di Robot, software silenziosi installati su j computer di utenti-campione,  ne registrano ogni attività in Rete; sfruttando così la tendenza culturale alla socializzazione e alla condivisione, possono reperire ingenti quantità di informazioni bypassando le piattaforme. A rallentare l'insediamento dei Robot si oppongono lampanti problematiche legate alla privacy, che rapportate però al mercato dei dati aggregati e alle analisi antropologiche sui rapporti umani, rischiano di passare in secondo piano. GUIDO ARATA , da nova'a del Solke 24ore del 13/7/09

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