AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO | BIF XVI N.1 2009
EDITORIALE |
In fondo di cos’altro si dovrebbe occupare un
bollettino come il nostro se non proprio del tema
dell’informazione? Naturalmente ci siamo spesso
soffermati ad affrontare gli aspetti etici,
metodologici, e anche tecnologici del settore ma
certo è che a ritornare sul tema non si corre il rischio
di esaurire le possibilità di approfondimento.
Vale la pena dunque di riprendere il discorso con il
primo editoriale del 2009, soprattutto perché in
pentola bollono novità che potrebbero modificare –
e di molto – lo scenario attuale dell’informazione sui
farmaci.
La principale questione sul tappeto è la proposta
della Commissione Europea in tema di informazione
al pubblico sui medicinali che sarà prossimamente
discussa all’Europarlamento di Strasburgo. Si tratta
di una possibile nuova legge comunitaria che
potrebbe permettere alle aziende farmaceutiche di
proporre direttamente al pubblico un tipo di
informazione che fino ad oggi non è mai stata
consentita. Pur rimanendo il divieto di fare pubblicità
ai medicinali soggetti a prescrizione medica
(Direct to Consumer Advertising), le aziende potrebbero
condurre delle campagne informative “non
promozionali” attraverso riviste specializzate ed
internet. La proposta è frutto del lungo lavoro di un
tavolo tecnico europeo (vedi l’articolo a pagina 8),
che ha cercato di definire modi e caratteristiche di
questo nuovo tipo di informazione. Purtroppo,
non sembra che i risultati siano andati molto
al di là di una dichiarazione d’intenti e dei
suggerimenti generali per la realizzazione di
un’informazione che sia slegata dalle logiche di
mercato e che contribuisca a rendere un servizio alla
migliore conoscenza dei medicinali da parte dei
cittadini.
Sarà interessante vedere come tali raccomandazioni
verranno poi tradotte nella pratica in termini di regole
e controlli da effettuare in ogni singolo Paese.
In ogni modo la novità fondamentale non può
sfuggire ai più: si tratta di una nuova cornice
regolatoria che ridefinirà immancabilmente il metodo
ed i contenuti dei messaggi informativi che fino ad
oggi siamo abituati a vedere.
Impossibile pensare che tutto ciò non avrà un
riflesso sull’attenzione con cui i rischi e i benefici dei
medicinali sono trattati da parte dei grandi mezzi di
comunicazione. Per questo è importante ragionare
non soltanto sulle regole ma anche – ci proviamo in
questo numero a pagina 4 – confrontando il nostro
punto di vista con l’opinione di esperti di giornalismo
scientifico e sanitario riguardo a come è possibile
attrezzarsi rispetto ad un’informazione sui medicinali
che cambia.
In realtà non siamo i soli a preoccuparci del peso
che i “media” hanno nell’influenzare la percezione del
pubblico sulla sicurezza e efficacia dei nuovi e vecchi
medicinali. Basterà ricordare alcuni esempi che hanno
Una possibile nuova legge
comunitaria potrebbe permettere
alle aziende farmaceutiche
di proporre direttamente al
pubblico un tipo di informazione
fino ad oggi mai consentita.
In realtà non siamo i soli a preoccuparci del pesoche i “media” hanno nell’influenzare la percezione delpubblico sulla sicurezza e efficacia dei nuovi e vecchi
medicinali . Basterà ricordare alcuni esempi che hanno fatto scuola nel creare infondate speranze
(caso Di Bella) o nel nascondere reali pericoli
(caso COX-2),
per capire che i modi e i contenuti sui
farmaci maggiormente discussi sui media non
rispondono sempre ad una logica di necessità
informativo-terapeutica reale del pubblico.
Spesso capita, invece, che la comunicazione in questo
ambito risponda ad istanze diverse, quali la politica,
il mercato o altro ancora.
A questo punto vale la pena di
chiedersi se la
novità sostanziale rappresentata dall’entrata in campo
delle aziende nell’arena di chi fa informazione
“non promozionale” sui medicinali cambierà tali
fenomeni. Se sì, in che maniera aiuterà o meno il
cittadino a orientarsi nella già complicata giungla
informativa che riguarda in generale la sanità ed in
particolare il settore farmaceutico?
Per provare a sperimentare questo ipotetico,
e probabilmente prossimo, scenario dobbiamo
immaginare di trovarci già nella situazione in cui i
farmaci, anche quelli che stanno fuori dalla sfera
dell’automedicazione, potranno avere un corollario
di informazioni reperibile indipendentemente
dall’operatore sanitario medico-farmacista.
Ciò vorrebbe dire che se pur la gestione del farmaco,
la sua scelta, la sua distribuzione dovranno continuare
ad essere strettamente legate ad una professionalità
sanitaria che ne controlli l’uso da parte del paziente,
l’informazione ad esse collegata potrà sganciarsi da
tale associazione e viaggiare liberamente e
direttamente al “consumatore”.
Ponendo anche il presupposto di riuscire
veramente a fare in modo che si tratti di una
informazione davvero indipendente da logiche
“profit” – e legata semplicemente ai disagi,
alle patologie o alla salute – in che maniera il soggetto
privato potrà contribuirvi mantenendola
effettivamente scollegata dal “suo” prodotto? Potrà
essere critica e autocritica? È chiaro che molti hanno
già proposto la necessità di un sistema di controlli che
impedisca gli abusi. Risulta però difficile immaginarne
di efficaci ma contemporaneamente privi di pesanti e
complicate procedure di accertamento e verifica.
Per continuare il test, più pragmaticamente,
potremmo ragionare sulla base dei modelli che già
oggi consentono al profit di comunicare direttamente
al pubblico. Si tratta del caso delle campagne
informative sui vaccini che, anche sotto la vigente
normativa, possono essere effettuate dalle aziende
previa verifica da parte dell’ex Ministero della Salute.
L’analisi di ciò che recentemente abbiamo visto
transitare in termini di campagna di comunicazione
delle aziende sul vaccino contro l’HPV ci serve come
esempio per verificare se e come il contributo diretto
del settore profit ha nei fatti aiutato l’operatore
sanitario a comunicare ed il pubblico in genere acomprendere, le corrette informazioni, i rischi e i datidi efficacia del vaccino stesso. Proponiamo di condurre ciascuno questa analisi come un test personale di verifica dei termini del dibattito.
Il Bif naturalmente continuerà a mantenere alta l’attenzione sul tema dell’informazione sui farmaci e rammentiamo che recentemente ha lanciato, attraverso il sito Bif online, una indagine tra gli operatori che speriamo ci dia un saggio di ciò che pensano sul tema i nostri lettori. Si tratta di un interesse che non è dettato solo dal rispetto dovuto alla nostra testata ma è anche frutto della convinzione che l’evoluzione dei mezzi e delle regole dell’informazione sui farmaci rappresentano un passaggio importante per la definizione dei ruoli e dei compiti degli operatori sanitari coinvolti nell’uso dei medicinali.
Bibliografia (segue)
orso castano: per quel che e' dato di capire si vorrebbe affidare da parte del governo europeo (ma esistono senpre le interpretazioni e quindi le limitazioni delle singole nazioni ) il compito , alle Case Farmaceutiche di raccontare quanto e' efficace e sicuro il loro prodotto. Ma non esiste una ciosa che si chiama conflitto di interessi? Le organizzaziono dei consumatori, la cultura della farmacovigilanza in ItLI e' molto indietro. Se dovesse essere approvata ina norma simile , chi garantira' ai consumatori e chi diffondera' l'esistenza di reazioni avverse ai farmaci??
Nessun commento:
Posta un commento