giovedì 8 marzo 2012

le nanotecnologie nella terapia, un significativo passo avanti

In tutto il mondo pian piano le nanotecnologie stanno entrando nella pratica clinica, al servizio della medicina. Costruire strumenti diagnostici in grado di rilevare da una sola goccia di sangue la presenza di marcatori tumorali (leggi su Quotidiano Sanità), con un esame rapido e non invasivo, e di monitorare in tempo reale la concentrazione dei farmaci nei tessuti (come già raccontato), sono diventati problemi all’ordine del giorno. Da oggi la ricerca in questo campo potrebbe fare passi da gigante  in Italia, grazie ad un finanziamento di circa 9 milioni di euro dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e del Ministero dell’Istruzione, Università, Ricerca.
 
Esperti altamente qualificati nel campo delle nanotecnologie e della nanomedicina, della chimica e della fisica, provenienti dalla Sissa, dall’Università di Trieste e dal Centro di Riferimento Oncologico (Cro) di Aviano, potranno usufruire del fondo nei prossimi anni. Sono inoltre coinvolti nel progetto anche medici e scienziati dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, dell’Università di Udine, del Sincrotrone Elettra, del Cnr-Iom (Tasc).
 
L’idea dell’équipe è quella di costruire un ambiente multidisciplinare nel quale progettare dispositivi e protocolli terapeutici innovativi, sensibili e a basso costo, efficaci su quantità infinitesimali di campione – e addirittura su singola cellula – per la prognosi precoce di tumori metastatici e il controllo della tossicità dei farmaci. 
In particolare, il team spera di riuscire a fronteggiare le attuali difficoltà di effettuare una diagnosi tempestiva permettendo la rilevazione, tramite esami non invasivi, dei marcatori tumorali, i “segnali di fumo” emessi dai tumori durante il loro iniziale sviluppo.  “Rilevare i marcatori tumorali è essenziale a questo scopo”, ha spiegato  Alessandro Laio, docente alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. “Il compito del gruppo di ricerca è proprio quello di disegnare al computer la proteina che in modo selettivo e specifico funga da esca per i marcatori tumorali”.
Un lavoro non banale. “Trovare una proteina capace di riconoscere uno specifico marcatore è un po' come cercare un ago in un pagliaio, dato che le alternative possibili sono dell'ordine di 100 miliardi”, ha continuato Laio, rientrato in Italia nel 2006 dopo un lungo periodo passato al Politecnico di Zurigo. “Per risolvere questo formidabile problema, utilizzeremo i metodi di simulazione avanzata al computer di cui siamo esperti”. L’esca proteica andrà poi integrata in un dispositivo basato sulla nanotecnologia, idealmente della dimensione di una siringa. Realizzare tutto questo consentirebbe di rilevare in tempi molto più rapidi l’insorgenza di ritorni metastatici o di tumori primari, permettendo uno screening estremamente semplice............ La convergenza tra la chimica, la fisica, la biologia e la medicina, attraverso innovativi approcci nanotecnologici, permetterà al team non solo di sviluppare strumenti diagnostici originali e dalle alte prestazioni, ma anche di testarne l’efficacia clinica.  “Riconosciamo che questo progetto è molto ambizioso”, hanno commentato gli scienziati: “mira a stabilire un nuovo protocollo diagnostico e terapeutico, che si basa sul riconoscimento di una ‘impronta digitale dell’espressione proteica’ e questo potrebbe non solo permettere un miglioramento della diagnostica, ma anche essere importante per chiarire la natura di alcuni meccanismi cellulari e del ciclo cellulare stesso”. Per esempio l’influenza della differenziazione cellulare sui meccanismi molecolari di molte malattie, tra cui il cancro che rappresenta, oggi, una delle maggiori cause di morte. 

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