domenica 25 marzo 2012

tecnocrazia ed autoritarismo , ricordando Ivan Ilich , stralci da articolo tratto da CEM Mondialità


.............."Illich è colpito in maniera radicale dalla caratteristi­ca "demoniaca" dei siste­mi in cui l'uomo contem­poraneo vive, che ostacola continuamente la sua pos­sibilità di auto-realizzazione. Infatti, se la man­canza di beni materiali e strumenti tecnologici ren­de impossibile una vera umanizzazione, bisogna anche considerare che l'eccessivo progresso di­venta degenerazione della qualità di vita degli uomi­ni. Spesso nella nostra so­cietà l'uomo paga il benes­sere con la degradazione ecologica, il soffocamento della creatività personale, la programmazione inva­dente calata dall'alto, l'in­novazione fine a se stes­sa... Lo sviluppo autentico, invece, dovrebbe essere misurato "con la celebra­zione del coinvolgimento reciproco, della partecipa­zione: il dialogo, la discus­sione, il gioco, la poesia; in poche parole, la realizza­zione di se nel momento della soddisfazione creati­va".
Invece la situazione è ben diversa: l'uomo perde la sua capacità di autodeter­minazione e diviene un consumatore passivo, con­dizionato nei suoi giudizi e valori da organizzazioni manipolatrici; resta così vittima sia dell'eccedere dei bisogni, a causa di un sistema industriale che cerca la crescita indiscri­minata dei suoi prodotti, sia della complessità delle istituzioni che si occupano della produzione, ma che finiscono per accentuare la dipendenza dell'uomo ordinario dallo specialista.
 "Descolarizzare" la società
La scuola non fa eccezio­ne: anzi, il sistema scola­stico finisce con l'imporre un modello di apprendi­mento standardizzato il cui programma non è che la riproduzione dei valori dell'èlite dominante. Il ve­ro apprendimento - secon­do Illich - dovrebbe avve­nire attraverso il contatto diretto e l'esperienza, in un libero gioco di influssi sociali e culturali, senza che la scuola incanali tutto su binari precostituiti. In­vece la scuola tende a mo­nopolizzare il processo di formazione restando auto­ritaria, burocratica, passi­vizzante al punto da incre­mentare la disuguaglianza sociale. Infatti, secondo Il­lich, la scuola estrania i poveri dalla loro cultura, diffondendo i modelli di vi­ta della classe media, in­ducendo falsi bisogni e conseguenti frustrazioni. Illich propone una desco­larizzazione per sottrarre l'educazione a un canale troppo manipolabile e re­stituirla ad un approccio meno impersonale. L'istru­zione andrebbe restituita all'azione pedagogica meno professionalizzata, co­me può essere nell'ambito delle relazioni interperso­nali.
Anche il sistema sanitario è una delle maschere della società distruttiva: pren­dendosi a carico l'indivi­duo, gli sottrae ogni possi­bilità di controllo del siste­ma stesso. Si diffondono angoscia, insicurezza e bi­sogno di dipendenza: c'è una nemesis medicale, per cui il servizio espropria il volere dell'uomo e lo man­tiene in uno stato di allerta a vantaggio del sistema in­dustriale. La "medicalizzazione della vita" è un ec­cesso di organizzazione medica che serve soprat­tutto agli interessi degli addetti del settore................
 Convivialità invece di esistenze manipolate
Celebre è anche la critica illiciana al sistema dei tra­sporti: esso assorbe all'u­tente medio più tempo di quanto l'aumento virtuale della velocità non faccia guadagnare. Più la quanti­tà di energia consumata è abbondante, più si produ­ce dipendenza dalla tecno­crazia, e l'individuo si riduce a utente di servizi ai quali non si può sottrarre. Ma il trasporto meccanico, superata una certa soglia di velocità, satura lo spa­zio di strade e vetture, sot­traendo alla gente quel tempo che prometteva di dare. Questi sistemi per­vadono ogni spazio vitale manipolando le esistenze secondo le esigenze di isti­tuzioni ipertrofiche.
Illich pensa invece alla creazione di una situazio­ne sociale in cui gli indivi­dui possano utilizzare in forma conviviale gli stru­menti idonei a creare beni e servizi. Ognuno dovreb­be essere messo in grado di produrre i propri valori d'uso secondo i suoi biso­gni reali, sottraendone il monopolio alla casta degli specialisti. L'uomo è stato sopraffatto dagli strumenti che ha creato per vivere meglio: le istituzioni vanno capovolte.
Resta più che mai attuale la proposta illiciana di una società conviviale, in cui "lo strumento è al servizio della persona integrata al­la collettività, non al servi­zio di un corpo di speciali­sti" e la tecnica rispetta la soglia dell' equilibrio tra uomo e ambiente.
Ricordi di Ivan Illich
Il CEM ha avuto lvan lllich come rela­tore al convegno "Sulle strade del de­siderio" (nel 1994 ad Assisi). E non si smentì: si comportò "alla Illich", vale a dire provocando. Chi ha partecipato a quell'incontro ricorderà che si mise a cavalcioni sul tavolo delle conferenze, e rifiutò il microfono, protesi tecnolo­gica della voce, inopportuno quando riusciamo a capirci ugualmente. Op­pure si ricorderà il modo choccante con cui, mentre camminava nel salone del convegno, comunicò il male che già allora 10 minacciava: "Vi chiederete che cos'è questa protuberanza sulla mia faccia. Ebbene, è un tumore!". Della sua relazione conservo la memo­ria di un grande respiro, come di chi ama spaziare da un tema all'altro, at­traversando codici, registri e linguaggi plurali e diversi, dal mito alla scienza, dal passato al presente, nella consa­pevolezza che le connessioni sono più importanti degli specialismi. Nel libro Educare alla convivialità (Emi, Bolo­gna 1994) ho utilizzato le sue idee. Con questo intendo dire che la sua scom­parsa l'ho avvertita profondamente come accade per una persona impor­tante. Avevo cominciato ad apprezzarlo fin da quando, negli anni dell'Uni­versità, avevo letto le pagine di Desco­larizzare la società, abitando nel pen­siero un'utopia. Un uomo eccentrico e trasgressivo, lvan Illich, ma assoluta­mente nonviolento e fedele alla pro­pria coscienza prima di ogni altra co­sa. Poliglotta e grande demistificatore, con tendenze cosi ';anarcoidi" che in realtà nessuna forza politica è riuscita ad appropriarsi di lui, neanche la sini­stra e neanche i verdi. Amava I'ltalia a tal punto che stava cercando di trasfe­rirsi a Bologna, perché trovava nel bel paese il clima giusto e una convivialità particolarmente congeniale al suo pensiero. (Antonio Nanni)
 

La Convivialità

26 luglio 2011 di adminLascia un commento »
di Ivan Ilich
INTRODUZIONE
Nel corso dei prossimi anni mi propongo di lavorare a un epilogo dell’età industriale. Vorrei tracciare il profilo delle storture e delle ipertrofie intervenute nel linguaggio, nel diritto, nei miti e nei riti, in quest’epoca nella quale uomini e prodotti sono stati assoggettati alla pianificazione razionale. Vorrei ritrarre come è venuto declinando il monopolio del modo di produzione industriale, e la metamorfosi subita dalle professioni che esso genera e nutre.
Soprattutto intendo dimostrare questo: che i due terzi dell’umanità possono ancora evitare di passare per l’età industriale se sceglieranno sin d’ora un modo di produzione fondato su un equilibrio postindustriale, quello stesso al quale i paesi sovraindustrializzati dovranno ricorrere di fronte alla minaccia del caos. E nella prospettiva di un tale lavoro che io sottopongo questo abbozzo di analisi all’attenzione e alla critica del pubblico.

orso castano : "descolarizzare la societa'" , forse tutto comincia dalla scuola dove ci educano al rispetto della cultura costituita , a guardare alla "tecnica, alla scienza come a qualcosa di trionfalisticamente dominante. Non ci parlano , neppure all'Universita' della Storia della Filosofia della Scienza, non ci raccontano di Popper e del Falsificazionismo , per cui le ipotesi scientifiche hanno un valore relativo , storicamente determinato , se non, con Feyereband,  storicamente sovradeterminato. Il recupero di questi pensatori, di cui Ilich fa degnamente parte, ci puo' aitare a demistificare la "Scienza", a collocarla nell'ambito della cultura contemporanea senza ingigantirne spropositatamente il ruolo, ad attribuire alla tecnocrazia un suo ruolo individuandone i forti limiti ed i rischi insiti nel suo pretendere di dominare la democrazia ed il governo della res publica



Nessun commento: