martedì 12 marzo 2013

Garante Privacy, no a dati salute cittadini su siti web dei Comuni


orso castano : certe notizie fanno paura!! ormai il Grande Fratello e' attivo in piena regola e persino le piccole Caste di periferia credono di essere i detentori delle immagini pubbliche dei cittadini che li hanno votati. Dovrebbero vergognarsi ed andarsene tutti a farsi........E' semplicemente vergognoso e scandaloso che certe cose possano accadere, non c'e' piu' pudore e dignita'. Questi politicanti da strapazzo dovrebbero andarsene tutti a casa .


da UNIVADIS di oggi

Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) - Sì alla trasparenza online nella Pubblica amministrazione, ma rispettando la dignità delle persone. Sui siti dei Comuni non possono essere pubblicati atti e documenti contenenti dati sullo stato di salute dei cittadini. Il Garante per la privacy ha fatto oscurare dai siti web di 10 Comuni italiani, di piccola e media grandezza, i dati personali contenuti in alcune ordinanze con le quali i sindaci disponevano il trattamento sanitario obbligatorio per determinati cittadini. E nuovi provvedimenti, spiega una nota del Garante, sono in arrivo per altri Comuni.
Nelle ordinanze, con le quali i sindaci disponevano il ricovero immediato di diversi cittadini, erano infatti indicati 'in chiaro' non solo i dati anagrafici (nome, cognome, luogo e data di nascita) e la residenza, ma anche la patologia della quale soffriva la persona (ad esempio "infermo mentale"), o altri dettagli quali ad esempio l'indicazione di "persona affetta da manifestazioni di ripetuti tentativi di suicidio". Il trattamento dei dati effettuato dai Comuni è risultato dunque illecito: come ha ricordato l'Autorità, le disposizioni del Codice della privacy, richiamate anche dalle Linee guida sulla trasparenza online della Pa emanate dallo stesso Garante nel 2011, vietano espressamente la diffusione di dati idonei a rivelare lo stato di salute delle persone.
Le ordinanze, per giunta, oltre ad essere visibili e liberamente consultabili sui siti istituzionali dei Comuni, attraverso link che rimandavano all'archivio degli atti dell'ente, erano nella maggioranza dei casi facilmente reperibili anche sui più usati motori di ricerca, come Google: bastava digitare il nome e cognome delle persone.
Nel disporre il divieto di ulteriore diffusione dei dati, l'Autorità per la privacy ha prescritto alle amministrazioni comunali non solo di oscurare i dati personali presenti nei provvedimenti da qualsiasi area del sito, ma anche di attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca, per fare in modo che vengano rimosse le copie web delle ordinanze e di tutti gli altri atti aventi ad oggetto il ricovero per trattamento sanitario obbligatorio dagli indici e dalla cache. I Comuni, inoltre, per il futuro dovranno far sì che la pubblicazione di atti e documenti in Internet avvenga nel rispetto della normativa privacy e delle Linee guida in materia di trasparenza on line della Pa.
"La sacrosanta esigenza di trasparenza della Pubblica amministrazione - spiega Antonello Soro, presidente dell'Autorità - non può trasformarsi in una grave lesione per la dignità dei cittadini interessati. Prima di mettere online sui propri siti dati delicatissimi come quelli sulla salute, le pubbliche amministrazioni, a partire da quelle più vicine ai cittadini, come i comuni, devono riflettere e domandarsi se stanno rispettando le norme poste a tutela della privacy. E devono evitare sempre di recare ingiustificato pregiudizio ai cittadini che amministrano. Oltretutto - rimarca Soro - errori gravi e scarsa attenzione alle norme comportano come conseguenza che il Garante debba poi applicare pesanti sanzioni". L'Autorità procederà, infatti, ad avviare nei confronti dei Comuni interessati le previste procedure sanzionatorie per trattamento illecito di dati personali.

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