domenica 10 marzo 2013

i grillini ed il rifiuto del movimento sindacale

orso castano: c'e' un grosso nodo , anzi un grosso  fosso che i grillini devono affrontare. e' quello con la CGIL-CISL.UIL. Certe affermazioni di Grillo che accomuna la Casta ai sindacati sono puerili, anzi di un'ignoranza della storia di questo paese da far paura. E stupisce il tentativo di formare un microsindacato RAI che si scontrera' con gli obiettivi dei sindacati consolidati e con una storia di tutto rispetto. E' sul piano sociale che i grillini cominciano a manifestare gravi lacune: non conoscere la storia dei nostri sindacati , delle lotte per i diritti dei lavoratori, a partire dalle lotte per la difesa dell'art 18 contro un personaggio molto poco chiaro , derivato dalla finanza  internazionale, come la Fornero, contro la quale ci chiediamo quante volte sono scesi in piazza, cosi' ci chiediamo quante volte sono scesi in piazza per difendere i lavoratori del Sulcis, o gli operai di Pomigliano, o quante volte hanno criticato Marchionne ed il suo antioperaismo , pagando gli avvocati per la riammissione degli operai cacciati dalla fabbrica , oppure quante lotte hanno fatto per gli esodati, ecc, ecc, ecc. Vedremo che posizione prenderanno , se la prenderanno, oppure se prenderanno posizioni antioperaie o solo favorevoli ad alcuni pezzi di sindacato, perche' fa comodo aumentare voti e fare qualunquismo antipolitico. Vogliamo vedere Grillo a Mirafiori, davanti i suoi cancelli, o vederlo partecipare a qualche assemblea operaia, cosa fara' ? Proporra' lo sfascio dello Stato come soluzione alla precarieta?
Vedremo ! Aspettiamo i grillini al palo, sulla sponda del ruscello. L'antioperaismo di Grillo e' una cosa molto grave che i partiti di sinistra stanno sottovalutando. Grillo su questo versante e' di destra e bisogna dirlo con chiarezza!



..........Lo dice anche Mauro Gallegati, accreditato come uno degli economisti a Cinque stelle più influenti: la posizione di , link,Grillo, «aboliamo i sindacati» per «dare le aziende a chi lavora», secondo lui non è stata per nulla felice. «In realtà, dietro a quella battuta, c’è un ragionamento portato avanti da un economista del Mit, Martin Weitzman (ora ad Harvard, ndr)», spiega, «secondo cui i lavoratori dovrebbero partecipare ai successi e agli insuccessi dell’impresa come suoi azionisti in compartecipazione con gli imprenditori. È chiaro che se un lavoratore è proprietario dell’impresa non ha bisogno di farsi rappresentare da nessun altro». Il pericolo, dicono alcuni sindacalisti davanti a queste proposte, è che lo tsunami che ha fatto tremare la politica colpisca anche i sindacati. «Grillo sta attaccando i corpi intermedi e il rischio ora è che in molti ritirino le tessere», denunciano dalle segreterie locali. Grillo, dal canto suo, ha poi spiegato dal palco di una piazza di Lecce che quando parla di «sindacati mi rivolgo alla triplice, Cgil, Cisl e Uil, non ai piccoli sindacati come la Fiom e i Cobas con cui facciamo battaglie insieme. Questi sindacati sono stati collusi con il potere per troppo tempo. Sono la stessa cosa dei partiti, hanno dei vertici, sono solo degli scivoli per andare in politica».
Intanto, tra i giovani neoeletti grillini alla Camera e al Senato, la parola “sindacato” sembra quasi sconosciuta. Mirella Liuzzi, 28 anni, eletta alla Camera in Basilicata, non ha mai pensato di iscriversi ad alcuna sigla. «Mentre ti barcameni tra contratti precari che durano solo qualche mese», spiega, «l'idea di iscriverti a un sindacato non ti sfiora neanche. Ma in questa campagna elettorale mi è capitato di incontrare alcuni sindacalisti che ci hanno fatto delle proposte». Anche Vito Petrocelli, geologo, eletto in Basilicata per il Senato, non è mai stato iscritto a un sindacato. «Sono un libero professionista e i sindacati non si sono mai tanto occupati di noi», dice, «ma nel meetup di Matera, tra chi un lavoro ce l'ha e chi ha un contratto a tempo determinato, direi che non più di uno su quattro è sindacalizzato».
«Lo sappiamo tutti che il sindacato nel nostro Paese sta male», confessa Santini. «Ma nel resto d'Europa, in Francia, Spagna e Inghilterra, sta anche peggio. Certo non è paragonabile ai Pesi nordeuropei o alla Germania, ma in Italia mantiene una certa rappresentanza, con l'80-85% di partecipazione nelle Rsu. E la vittoria va quasi sempre a una delle tre principali sigle sindacali». Proprio quella «triplice sindacale» che Grillo vorrebbe abolire.
Anche Valeria Fedeli, che sul suo sito personale si definisce una «sindacalista pragmatica», tra qualche giorno varcherà la soglia di Palazzo Madama. «Non sono d'accordo con la proposta di Grillo non solo perché sono stata una sindacalista fino all'altro giorno», dice, «ma perché penso che sia una sparata seduttiva per quelle poche imprese che ancora pensano di fare quello che vogliono con i propri dipendenti». Solo «populismo», insomma, dice lei che per trentaquattro anni ha militato nella Cgil. «Sono le parole di chi non conosce la storia dei sindacati, il ruolo che la Costituzione assegna ai corpi intermedi. È una posizione pericolosamente non democratica».
Eppure, nonostante la presenza di un ex sindacalista Cgil nelle file dei grillini neoeletti al Senato, Grillo ha più volte sostenuto che quella «triplice sindacale» sia responsabile della situazione economica attuale perché «allineata ai partiti di riferimento». «Se nella nostra storia ci siamo sostituiti alla politica», risponde Fedeli, «è per un vuoto che la politica aveva lasciato». Ma come potrebbero essere abolite le sigle sindacali? «Grillo ha detto che le vuole abolire, ma non ha detto come. Bisogna cambiare la Costituzione per farlo, ma il Movimento cinque stelle non ha dato una proposta alternativa per garantire rappresentanza dei lavoratori». È un po' come quando la Lega Nord nel 1995 provò a organizzare la sua rappresentanza dei lavoratori con il Sinpa, il sindacato padano. «Anche in quel caso non ha avuto alcun successo. Per rappresentare i lavoratori devi entrare nei luoghi di lavoro, essere democratico, avere il consenso». Quindi nessun pericolo per le tessere sindacali? «Non credo proprio».
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