martedì 19 marzo 2013


orso castano : puntuali come la morte questi signori che predicano la rovina del SSN e la necessita' di ricorrere a mezzi privati per non far affondare la baracca. Come si suol dire : vogliono prenderci per fame , magari per poi fare come negli USA stanno facendo i Repubblicani , che costringono Obama a tagliare miliardi di dollari sulle spese sociali. Caro Cuzzilla, non dimentichiamo che se si e' arrivati a questa drammatica situazione e' per le ruberie che le varie Caste Regionali hanno costantemente e con ferocia fatto da decenni considerando il SSN come un osso da spolpare. Ma dietro di loro quante banche, quanti imprenditori poco trasparenti ci sono stati? Dove sono finiti i miliardi che sono stati sottratti al SSN. E poi chi ha consentito questa gestione completamente fasulla , per non dire altro, del SSN affidando a Responsabili ladri ed imbelli la gestione della nostra salute. Tutti a casa direbbe Grillo! ed avrebbe solo ragione. Vedremo se il PD avra' il coraggio di mandare a casa i Responsabili che nella sanita' Pubblica hanno saputo solo frenare lo sviluppo del risparmio e della qualita'. Lo vedremo presto anche in Piemonte! Oppure se ancora una v olta cercheranno la mediazione, il compromesso!!

Sanità integrativa. Cuzzilla (Fasi): "I Fondi come vettore su cui costruire un nuovo welfare"


Secondo il presidente del Fasi la sanità integrativa non è "soltanto un secondo pilastro, ma anche uno strumento decisivo per alleggerire i defict regionali".Un'indagine effettuata da G&G Associated dimostra come sia vista sempre con maggior favore da manager e lavoratori. 

18 MAR - Welfare aziendale e sanità integrativa: non più soltanto secondo pilastro del Ssn, ma vettore complementare per sostenere imprese, manager e lavoratori. Ne abbiamo parlato con Stefano Cuzzilla, presidente del Fasi, anche alla luce dell'indagine effettuata da G&G Associated per conto del Fasi. La ricerca - che sarà presentata oggi pomeriggio nel corso del convegno "Sanità integrativa per un welfare sostenibile" - evidenzia come su un campione di 2460 persone tra dirigenti e non dirigenti, l'82% sia convinto che la sanità integrativa sia il benefit più desiderato dai lavoratori, addirittura sopra la previdenza integrativa e le assicurazioni su rischi, infortuni e vita.
 

La situazione politica è ancora in evoluzione. Cosa si aspetta dal prossimo governo?
Nonostante ci siano approcci differenti, tutti hanno compreso l’importanza dei fondi integrativi. Il Ssn italiano è ancora eccellente, ma la popolazione sta cambiando e in questo senso i fondi integrativi sono fondamentali. Abbiamo bisogno di un supporto robusto e convinto per aiutare le imprese, soprattutto in termini di defiscalizzazione e avviare la costruzione di un nuovo welfare. Il punto di partenza è affermare il principio che i fondi integrativi non sono un meccanismo d’elite, ma sono un vettore fondamentale per aiutare la sanità. Sanità integrativa è anche strumento per alleggerire i deficit sanitari: molti la considerano un secondo pilastro, ma è opportuno superare questa visione e arrivare a considerare i fondi come un vero e proprio incentivo. Da questo punto di vista sono ottimista e mi rincuora, per esempio, l’approccio iniziale che stanno mostrando Maroni in Lombardia e Zingaretti in Lombardia: nonostante siano di schieramenti differenti, in entrambi i casi c’è una disponibilità ad affrontare i temi legati alla sanità con una visione adeguata ed efficace.

Sanità integrativa: quali note positive e quali le criticità?
Tutti i fondi integrativi hanno utilizzato sul territorio nazionale convenzioni in forma diretta. In questo modo l’utente non deve anticipare del denaro per sostenere l’assistenza. Altro aspetto positivo riguarda la collaborazione costruita tra Federmanager e Confindustria nel Fasi: si tratta di un esempio eccellente in termini di bilateralità. E’ da modelli efficaci e pragmatici come questo che bisogna ripartire per costruire un nuovo welfare. In generale la sanità integrativa sta andando nella giusta direzione, in quanto tutti i fondi stanno attivando convenzioni dirette, creando così meccanismi di garanzia all’utente. D’altro canto abbiamo bisogno di regole certe, perché i fondi non sono normati in maniera adeguata. Abbiamo registrato soltanto gli interventi attuati dai decreti Turco prima e Sacconi poi: nel complesso c’è stata però un’assenza della politica che ha latitato troppo. L’anagrafe dei fondi va poi rivista, in quanto imperniata su modalità burocratiche. Aggiungo poi che è necessario un aiuto maggiore per le imprese mediante la defiscalizzazione: in questo modo le aziende potrebbero investire di più e sarebbero più operative. Il welfare aziendale e la sanità integrativa si stanno affermando tra i capitoli più importanti e questa tendenza va sostenuta con maggiore convinzione.

Quali sono le prospettive e i margini di crescita per la sanità integrativa? Cosa pensa del progetto "Una mutua ligure"?
Innanzitutto bisogna attribuire alla sanità integrativa l’adeguata funzione, cioè aiutare e completare il lavoro del Ssn. I fondi devono affermarsi come strumento integrativo, e mai sostitutivo, rispetto al Ssn. Questo è un punto essenziale, un principio ineludibile. Un altro capitolo fondamentale, su cui il Fasi sta investendo con estrema convinzione, è l’autosufficienza: si tratta di una questione basilare, soprattutto alla luce dei cambiamenti demografici del nostro Paese. La mutua ligure costituisce di certo di un’idea positiva, però per esprimere un giudizio netto aspetto di capire come evolverà. Vogliamo capire meglio a cosa ci porterà questa nuova proposta, ma rappresenta certamente un contributo da accogliere con entusiasmo in quanto basato su una visione d’insieme densa di pragmatismo e incentrata su quell’ottica concreta di cui abbiamo sempre più bisogno.

L’indagine realizzata da G&G Associated per conto di Fsi evidenzia che il welfare aziendale non convince soltanto imprenditori e manager, ma ora anche i lavoratori. Come interpreta questo segnale?
E’ sempre più diffusa la consapevolezza che il welfare aziendale sia una forma essenziale di tutela – e non più secondaria – per tutti i lavoratori. E’ la dimostrazione concreta che non è più soltanto un secondo pilastro, ma va inserito in una visione più moderna che lo consideri anche un importante stimolo per la crescita economica. Si inizia a comprendere effettivamente come non sia un pericolo per il Ssn né uno strumento per pochi privilegiati, ma una risorsa in più ad appannaggio di tutti. E’ in atto un vero e proprio cambiamento, innanzitutto di tipo culturale, ed è un motivo per guardare al futuro con rinnovato ottimismo.

Gennaro Barbieri

18 marzo 2013

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